22-09-2023

settembre 22, 2023 by Redazione  
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SKODA TOUR DU LUXEMBOURG

L’irlandese Ben Healy (EF Education-EasyPost) si è imposto nella terza tappa, Mertert – Vianden, percorrendo 168.4 Km in 4h16′33″, alla media di 39.384 Km/h. Ha preceduto di 15″ l’elvetico Marc Hirschi (UAE Team Emirates) e di 18″ il belga Dylan Teuns (Israel – Premier Tec). Miglior italiano Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 13° a 49″. Healy è il nuovo leader della classifica con 19″ su Hirschi e 24″ al belga Theuns. Miglior italiano Ulissi, 13° a 59″

ADRIATICA IONICA RACE

La quinta edizione della corsa italiana, che sarebbe dovuta parte oggi da Corropoli per concludersi domenica a Crotone, è stata annullata in data 21 settembre in seguito alla revoca all’autorizzazione allo svolgimento da parte della Lega del Ciclismo Professionistico

CAMPIONATI EUROPEI – STRADA UOMINI UNDER 23

Il danese Henrik Pedersen si è imposto nella corsa su strada, Hoogeveen – Col du VAM, percorrendo 136.5 Km in 3h00′12″, alla media di 45.45 Km/h. Ha preceduto di 25″ lo spagnolo Iván Romeo e di 37″ il francese Paul Magnier. Miglior italiano Francesco Busatto, 7° a 38″

CAMPIONATI EUROPEI – STRADA DONNE UNDER 23

L’olandese Ilse Pluimers si è imposta nella corsa su strada, Coevorden – Col du VAM, percorrendo 108 Km in 2h46′33″, alla media di 38.907 Km/h. Ha preceduto di 1″ la britannica Anna Shackley e l’elvetica Linda Zanetti

HEALY, CAVALCATA VINCENTE A VIANDEN. TAPPA E MAGLIA PER L’IRLANDESE

settembre 22, 2023 by Redazione  
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Ben Healy (Team EF Education EasyPost) torna a far parlare di sé vincendo a modo suo la terza tappa del Tour de Luxembourg 2023. Dopo essere uscito dal gruppo dei migliori ad una ventina di km dalla conclusione, prima raggiunge la fuga di giornata e poi se ne va tutto solo sulla terza ascesa della Montée de Niklosbierg, non venendo più ripreso. Domani dalla cronometro decisiva di Petange usciranno i veri pretendenti alla vittoria della breve corsa lussemburghese

La terza tappa del Tour de Luxembourg è sulla carta una delle più insidiose dal punto di vista altimetrico. Si parte da Mertert e si arriva a Vianden dopo 168,4 km al termine di un percorso che presenta in totale quattro gpm. Dopo la Montée de Munshausen, da affrontare al km 81.1, i ciclisti entreranno nel circuito finale della località di arrivo che presenta la triplice scalata della Montée de Niklosbierg. Una salita breve, visto che non supera i 4 km, ma non banale poiché il primo km e mezzo ha pendenze costantemente in doppia cifra. I finisseur troveranno pane per i loro denti ed anche la fuga, se ben assortita, avrà le sue chance di vittoria dal momento che la decina di km che restano da percorrere dopo il terzo ed ultimo scollinamento si divide complessivamente tra discesa e pianura. La classifica generale è ancora molto corta e vede in maglia verde Søren Kragh Andersen (Team Alpecin Deceuninck). La partenza della tappa, prevista inizialmente alle ore 12.20, veniva rimandata di una quarantina di minuti a causa di un incidente stradale che aveva rallentato l’arrivo di alcune ammiraglie al seguito della corsa. Dopo la partenza si formava la fuga del giorno intorno al km 12 grazie all’azione di cinque ciclisti: Bastien Tronchon (Team AG2R Citroen), Oliver Knight (Team Cofidis), Rémi Mertz (Team Bingoal WB), Gilles De Wilde (Team Flanders – Baloise) e Mats Wenzel (Team Leopard TOGT Pro Cycling). Il vantaggio massimo della fuga, che sfiorava i 4 minuti al km 40, iniziava a calare sotto l’impulso del Team Alpecin Deceuninck, anche perchè Mertz era il più pericoloso in classifica generale, avendo un ritardo di soli 31 secondi da Kragh Andersen. Wenzel scollinava in prima posizione sul gpm della Montée de Munshausen posto al km 87.3. Una volta entrati nel circuito finale, il vantaggio della fuga calava vistosamente già durante la prima scalata della Montée de Niklosbierg, quando Team Soudal Quick Step e UAE Team Emirates aumentavano ulteriormente il ritmo in testa al gruppo inseguitore. Tronchon restava da solo al comando della corsa a circa 55 km dalla conclusione mentre nel gruppo maglia verde iniziavano gli allunghi. Molto attivo tra gli altri si segnalava Victor Campenaerts (Team Lotto Dstny). Tronchon resisteva in testa alla corsa fino all’inizio della seconda ascesa della Montée di Niklosbierg, quando veniva raggiunto da Ben Healy (Team EF Education EasyPost). L’irlandese staccava Tronchon durante la terza ed ultima ascesa, mentre il gruppo inseguiva ad una quarantina di secondi di ritardo. A 15 km dalla conclusione Healy aveva un vantaggio di 30 secondi su un primo drappello di inseguitori formato da Brandon McNulty (UAE Team Emirates), Archie Ryan (Team Jumbo Visma) e Richard Carapaz (Team EF Education EasyPost). A 9 km dal termine Healy aveva 20 secondi di vantaggio du Marc Hirschi (UAE Team Emirates) e Dylan Teuns (Team Israel Premier Tech). Il ciclista irlandese riusciva a mantenere un vantaggio costante sui due inseguitori ed andava a vincere in solitaria sul traguardo di Vianden. Hirschi era secondo a 15 secondi di ritardo mentre Teuns chiudeva in terza posizione a 18 secondi di ritardo. La top five veniva completata da Maxin van Gils (Team Lotto Dstny) e Brandon McNulty , rispettivamente in quarta e in quinta posizione, a 37 secondi di ritardo da Healy, alla quinta vittoria stagionale. L’irlandese balza al comando della classifica generale potendo vantare 7 secondi di vantaggio su Hirschi e 12 secondi di vantaggio su Teuns. Domani è in programma la quarta tappa da Petange a Petange, una cronometro individuale di 24 km che ci dirà molto sui pretendenti alla vittoria finale del Tour de Luxembourg 2023.

Antonio Scarfone

Ben Healy vince a Vianden. (foto: Tim De Waele/Getty Images)

Ben Healy vince a Vianden. (foto: Tim De Waele/Getty Images)

GIRO DEL LUSSEMBURGO, JENTHE BIERMANS SFRECCIA A MAMER

settembre 22, 2023 by Redazione  
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Jenthe Biermans fa sua la seconda tappa del giro del Lussemburgo vincendo in volata su Søren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck) e Tim van Dijke (Jumbo-Visma). In classifica generale proprio Søren Kragh Andersen grazie ai due secondi posti balza al comando della classifica generale.

La seconda tappa del Giro del Lussemburgo 2023 con arrivo a Mamer è caratterizzata da una pioggia battente che comunque non scoraggia i primi attaccanti che riescono di forza a portare via la fuga di giornata, si forma così un terzetto al comando della corsa con Luca Van Boven (Bingoal-WB), Bastien Tronchon (AG2R Citroën) e Mats Wenzels (Leopard TOGT). Dietro il gruppo è tirato dalla Bora-Hansgrohe che controlla la fuga tenendola sempre a circa 2’. La frazione, la più semplice della breve corsa a tappe, non presenta particolari difficoltà altimetriche e l’arrivo in volata è l’epilogo più certo. Ma prima c’è da segnalare, a circa 55 Km dal traguardo, uno scatto di Ben Healy (EF Education-EasyPost), a cui risponde prima Ewen Costiou (Arkéa Samsic) poi Alexis Guerin (Bingoal-WB). Dopo qualche chilometro di comune accordo Healy e Costiou decidono rialzarsi, mentre Guerin riesce a portarsi sul terzetto di di testa che diventa quindi un quartetto al comando. La fuga seppur con nuove energie portate da un quarto uomo non riesce più a prendere vantaggio, il gruppo insegue a 50”. A 20 Km dall’arrivo Ewen alza bandiera bianca ed i tre rimasti in testa vengono ripresi poco dopo il cartello dei 15 chilometri all’arrivo, il gruppo è sempre tirato dalla Bora-Hansgrohe che ha in Jordi Meeus riposto le speranze di vittoria. Alla formazione tedesca si affianca anche la Tudor e la Lotto-Dstny che proprio con Victor Campenaerts inizia a lanciare la volata sul lungo rettilineo d’arrivo ma è troppo presto perchè il belga viene ripreso da Søren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck) il danese sembra riuscire a tenere tutti dietro ma invece anch’egli è scalzato da Jenthe Biermans (Arkéa Samsic) che vince davanti al danese, terzo Tim Van Dijke (Jumbo-Visma) quarto Jodi Meeus (Bora-Hansgrohe). Per Andersen la consolazione, grazie anche al secondo posto di ieri, di passare al comando della classifica generale. Oggi tappa ben più impegnativa con l’arrivo a Vianden dopo lo strappo di Niklosbierg da ripetere due volte in prossimità dell’arrivo.

Antonio Scarfone

Jenthe Biermans esulta nella seconda tappa del Giro del Lussemburgo (Image credit: Tim de Waele/Getty Images)

Jenthe Biermans esulta nella seconda tappa del Giro del Lussemburgo (Image credit: Tim de Waele/Getty Images)

21-09-2023

settembre 21, 2023 by Redazione  
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SKODA TOUR DU LUXEMBOURG

Il belga Jenthe Biermans (Team Arkéa Samsic) si è imposto nella seconda tappa, Mondorf-les-Bains – Mamer, percorrendo 183.9 Km in 4h31′10″, alla media di 40.691 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Søren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck) e l’olandese Tim van Dijke (Jumbo-Visma). Miglior italiano Andrea Bagioli
(Soudal – Quick Step), 5°. Kragh Andersen è il nuovo leader della classifica con 2″ sul neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech) e 8″ sullo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team). Miglior italiano Bagioli, 6° a 12″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO A SQUADRE MISTA ELITE

La nazionale francese si è imposta nella corsa a cronometro, circuito di Emmen, percorrendo 38.4 Km in 44′23″, alla media di 51.911 Km/h. Ha preceduto di 4″ la nazionale italiana e di 23″ la nazionale tedesca

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO A SQUADRE MISTA JUNIOR

La nazionale italiana si è imposta nella corsa a cronometro, circuito di Emmen, percorrendo 38.4 Km in 48′14″, alla media di 47.768 Km/h. Ha preceduto di 25″ la nazionale tedesca e di 34″ la nazionale francese

LUSSEMBURGO, STRONG INIZIA COL BOTTO. TAPPA E MAGLIA PER IL NEOZELANDESE

settembre 21, 2023 by Redazione  
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Nella volata leggermente in salita della prima tappa del Tour de Luxembourg, Corbin Strong (Team Israel Premier Tech) assesta la stoccata vincendo e batte nettamente Søren Kragh Andersen (Team Alpecin Deceuninck) ed Alex Aranburu (Team Movistar). Buon quarto posto per Diego Ulissi (UAE Team Emirates). Domani nuova occasione per i velocisti a Mamer.

Lo SKODA Tour de Luxembourg si apre con una tappa piuttosto vallonata che collega le località di Luxembourg e Luxembourg Kirchberg e che misura poco più di 156 km. Sono quattro i gpm da scalare: la Montée de Putscheid, la Cote de Bourscheid, la Cote de Eschdorf e la Cote de Stafelter. Sono tutte salite non impossibili, lunghe al massimo 2 km, ma che in alcuni punti hanno brevi tratti in doppia cifra, per cui i finisseur presenti in corsa possono dire la loro. A meno di grosse sorprese troveremo un gruppo piuttosto folto al traguardo che si giocherà la vittoria in volata. Curiosamente, degli ultimi dieci vincitori della corsa lussemburghese, soltanto Diego Ulissi – che vinse nel 2021 – partecipa quest’anno. Il primo tentativo di fuga, dopo una decina di km, vedeva protagonisti quattro ciclisti: Lennert Teugels (Team Bingoal WB), Vito Braet (Team Flanders – Baloise), Mats Wenzel ed Oliver Knudsen (Team Leopard TOGT Pro Cycling). Dopo 20 km il vantaggio del quartetto di testa era di 6 minuti e 30 secondi. Wenzel transitava in prima posizioe sui primi due gpm in programma, posti rispettivamente al km 61 ed al km 79.9. Knudsen era il primo ciclista a sfilarsi dalla testa della corsa. Sotto l’impulso del Team Movistar e del Team Israel Premier Tech il vantaggio dei fuggitivi iniziava a calare. A 70 km dalla conclusione Braet, Teugels e Wenzel avevano 2 minuti e 45 secondi di vantaggio sul gruppo. Teugels scollinava per primo sulla Cote de Eschdorf, terzo gpm in programma posto al km 97.6. Nel frattempo David Gaudu e Thibaut Pinot (Team Groupama FDJ) abbandonavano la corsa a causa di problemi fisici. Il gruppo riprendeva i fuggitivi a circa 12 km dalla conclusione, poco prima della scalata verso il quarto ed ultimo gpm del la Cote de Stafelter. Sulla salita appena citata usciva allo scoperto Michael Woods (Team Israel Premier Tech) che trainava con sé Kamiel Bonneu (Team Flanders Baloise) ed Alexis Guerin (Team Bingoal WB). Guerin era il primo a scollinare sul quarto ed ultimo gpm posto al km 147.4. Il gruppo riprendeva i tre contrattaccanti a circa 3 km dalla conclusione e Felix Gall (Team AG2R Citroen) era l’ultimo cilcista che provava l’attacco prima del traguardo. Una volta ripreso anche il ciclista austriaco, il gruppo, forte di una quarantina di ciclisti, si accingeva alla volata finale. Era Corbin Strong (Team Israel Premier Tech) ad avere la meglio su Søren Kragh Andersen (Team Alpecin Deceuninck) ed Alex Aranburu (Team Movistar), mentre Diego Ulissi (UAE Team Emirates) era quarto e Tiesj Benoot (Team Jumbo Visma) chiudeva la top five. Presenti nella top ten anche Giulio Ciccone (Team Lidl Trek) in settima posizione e Fausto Masnada (Team Soudal Quick Step) in nona posizione. Strong ottiene la prima vittoria stagionale dopo esserci andato già molto vicino due settimane fa quando arrivò secondo al GP de Montreal. Il ciclista neozelandese è la anche prima maglia verde con 4 secondi di vantaggio su Kragh Andersen e 6 secondi di vantaggio su Aranburu. Domani è in programma la seconda tappa da Mondorf-les-Bains a Mamer di quasi 184 km. Il percorso prevede la scalta di tre gmp, poco più che cote, nella parte centrale della tappa ma gli ultimi 50 km sono quasi totalmente pianeggianti per cui non escludiamo l’arrivo in volata di un gruppo piuttosto folto.

Antonio Scarfone

Corbin Strong vince la prima tappa del Tour de Luxembourg (foto: Getty Images)

Corbin Strong vince la prima tappa del Tour de Luxembourg (foto: Getty Images)

20-09-2023

settembre 20, 2023 by Redazione  
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SKODA TOUR DU LUXEMBOURG

Il neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech) si è imposto nella prima tappa, Lussemburgo – Lussemburgo (Kirchberg), percorrendo 156.4 Km in 3h51′01″, alla media di 40.62 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Søren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck) e lo spagnolo Alex Aranburu (Movistar Team). Miglior italiano Diego Ulissi (UAE Team Emirates), 4°. Strong è il primo leader della classifica con 4″ su Kragh Andersen e 6″ su Aranburu. Miglior italiano Ulissi, 4° a 10″

OMLOOP VAN HET HOUTLAND

Il belga Gerben Thijssen (Intermarché – Circus – Wanty) si è imposto nella corsa belga, Eernegem (Ichtegem – Lichtervelde, percorrendo 195.2 Km in 4h20′45″, alla media di 44.917 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Dylan Groenewegen (Team Jayco AlUla) e il connazionale Cedric Beullens (Lotto Dstny). Miglior italiano Luca Mozzato (Team Arkéa Samsic), 5°.

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO ELITE MASCHILE

Il britannico Joshua Tarling si è imposto nella corsa a cronometro, Wildlands Adventure Zoo (Emmen) – Emmen, percorrendo 29.8 Km in 31′30″, alla media di 56.762 Km/h. Ha preceduto di 42″ l’elvetico Stefan Bissegger e di 43″ il belga Wout Van Aert. Due italiani in gara: Mattia Cattaneo 5° a 1′13″, Matteo Sobrero 20° a 2′14″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO ELITE FEMMINILE

L’elvetica Marlen Reusser si è imposta nella corsa a cronometro, Wildlands Adventure Zoo (Emmen) – Emmen, percorrendo 29.8 Km in 35′53″, alla media di 49.828 Km/h. Ha preceduto di 43″ la britannica Anna Henderson e di 44″ l’austriaca Christina Schweinberger. Due italiane in gara: Vittoria Guazzini 20° a 1′48″, Alessia Vigilia 22° a 1′59″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO UNDER 23 MASCHILE

Il belga Alec Segaert si è imposto nella corsa a cronometro, Wildlands Adventure Zoo (Emmen) – Emmen, percorrendo 19.8 Km in 22′02″, alla media di 53.92 Km/h. Ha preceduto di 38″ il danese Carl-Frederik Bévort e di 52″ il danese Gustav Wang. Due italiani in gara: Niccolò Galli 28° a 2′42″, Alessandro Romele 32° a 3′13″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO UNDER 23 FEMMINILE

La britannica Zoe Bäckstedt si è imposta nella corsa a cronometro, Wildlands Adventure Zoo (Emmen) – Emmen, percorrendo 19.8 Km in 24′25″, alla media di 48.655 Km/h. Ha preceduto di 58″ la tedesca Antonia Niedermaier e di 1′34″ la finlandese Anniina Ahtosalo. Due italiane in gara: Gaia Masetti 10° a 2′06″, Carlotta Cipressi 21° a 3′10″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO JUNIOR MASCHILE

Il danese Albert Withen Philipsen si è imposto nella corsa a cronometro, Wildlands Adventure Zoo (Emmen) – Emmen, percorrendo 19.8 Km in 22′48″, alla media di 52.105 Km/h. Ha preceduto di 47″ il norvegese Jørgen Nordhagen e di 49″ il belga Sente Sentjens. Tre italiani in gara: Luca Giaimi 5° a 1′03″, Andrea Bessega 34° a 2′04″, Andrea Montagner 43° a 2′25″

CAMPIONATI EUROPEI – CRONOMETRO JUNIOR FEMMINILE

L’italiana Federica Venturelli si è imposta nella corsa a cronometro, Wildlands Adventure Zoo (Emmen) – Emmen, percorrendo 19.8 Km in 26′23″, alla media di 45.028 Km/h. Ha preceduto di 24″ la svedese Stina Kagevi e di 33″ la tedesca Hannah Kunz. Altre due italiane in gara: Alice Toniolli 8° a 1′22″, Eleonora La Bella 15° a 2′13″

EUROPEI, JOSHUA TARLING SI PRENDE IL TRONO CONTINENTALE A CRONOMETRO

settembre 20, 2023 by Redazione  
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A 19 anni il corridore gallese, oro Juniores ai Mondiali di Wollongong 2022 e bronzo Elite lo scorso agosto a Stirling, si è laureato campione d’Europa nella prova contro il tempo con il tempo di 31′30”02. Argento allo svizzero Stefan Bissegger e bronzo al belga Wout Van Aert, grande favorito alla vigilia, mentre il migliore italiano è Mattia Cattaneo, quinto.

Sono partiti oggi nei Paesi Bassi i Campionati Europei 2023 con le prove a cronometro individuali ed è iniziato sotto i migliori auspici per i colori azzurri grazie all’oro di Federica Venturelli nella gara junior femminile. Successivamente hanno gareggiato i ragazzi della medesima categoria, dominati da Albert Philipsen (Danimarca), e gli Under 23, che hanno visto imporsi Alec Segaert (Belgio) tra i maschi e Zoe Backstedt (Gran Bretagna) tra le donne. La prova femminile elite, invece, è stata appannaggio per la terza volta consecutiva da Marlen Reusser (Svizzera).

Tra i professionisti il nome nuovo è sicuramente quello del britannico Joshua Tarling, medaglia d’oro a soli 19 anni e portacolori della Ineos-Grenadiers, che l’ha ingaggiato alla fine della scorsa stagione. Il fortissimo e giovanissimo gallese ha timbrato la vittoria con il tempo spaziale di 31′30”02” (media di 56,762 km/h) sul percorso di Emmen, staccando di netto l’elvetico Stefan Bissegger, 2° a 42”, e il belga Wout Van Aert, grande favorito della vigilia grazie anche all’assenza di Filippo Ganna e giunto 3° a 43”. Nella lotta per il podio si era inserito anche l’altro elveticop Stefan Küng, ma lo svizzero è caduto malamente nei chilometri finali ed è arrivato al traguardo con il l casco rotto e il volto ridotto ad una maschera di sangue. Il corridore, già due volte campione europeo a cronometro, è stato immediatamente visitato ma verrà con ogni probabilità trasportato in ospedale per valutare i traumi subiti.

L’Italia può sorridere grazie al quinto posto di Mattia Cattaneo, staccata di 1′13″, mentre Matteo Sobrero ha terminato in ventesima posizione con un passivo di 2′14″. Domani è in programma la cronosquadre mista nella quale Cattaneo e Sobrero gareggeranno con Edoardo Affini, Elena Cecchini, Vittoria Guazzini e Soraya Paladin.

Andrea Giorgini

Sprizza gioia da tutti i pori Joshua Tarling dopo aver vinto la cronometro ai campionati europei (foto Alex Whitehead / SWpix.com)

Sprizza gioia da tutti i pori Joshua Tarling dopo aver vinto la cronometro ai campionati europei (foto Alex Whitehead / SWpix.com)

VUELTA 2023: LE PAGELLE

settembre 19, 2023 by Redazione  
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Le pagelle della 78a edizione della Vuelta terminata domenica sera a Madrid

SEPP KUSS: Partecipa al terzo Grande Giro di fila della stagione ciclistica 2023 e chiude col botto. Dopo aver fatto prestazioni di altissimo livello a Giro e Tour nei panni del gregario di lusso in Spagna si mette in proprio dettando legge fin dalla sesta tappa. Il vantaggio guadagnato sugli altri big è considerevole e lui non crolla mai, combattendo e attaccando tappa dopo tappa nonostante le fatiche stagionali. Gli unici che gli danno fastidio e grattacapi sono i suoi compagni di squadra, quando vincono le tappe e si avvicinano troppo in classifica. Alla soglia dei trent’anni raccoglie una soddisfazione enorme, strameritata dopo tutto il lavoro svolto nelle stagioni precedenti. VOTO: 10

JONAS VINGEGAARD: Dopo le fatiche del Tour de France ci mette un po’ a carburare ma quando lo fa regola tutti, compresa la Maglia Rossa sua compagna di squadra. Conquista due tappe importanti e tante volte sembra avere il freno tirato, soprattutto nelle ultime tappe per non arrecar danni alla squadra, accontentansi del secondo posto in classifica generale. VOTO: 9

PRIMOZ ROGLIC: Completa il podio made Jumbo-Visma. Parte coi gradi di capitano insieme a Vingegaard ma alla fine si ritrova un Kuss fenomenale avanti. Impreziosisce una grande Vuelta con due vittoria di tappe, tra le quali quella con arrivo sul tremendo Angliru. Ottimi risultati per lo sloveno in questo 2023 e se non ci fossero stati Kuss e Vingegaard avrebbe conquistato la quarta Vuelta di Spagna. VOTO: 8,5

REMCO EVENEPOEL: Peccato per lui il crollo fisico/psicologico sul Tourmalet che lo ha messo fuori dai giochi nella classifica generale. Una volta lontano dalla Maglia Rossa si rifà parzialmente il giorno dopo a Larra-Belagua con un grande azione. Vince anche a La Cruz de Linares dopo aver essersi imposto anche ad Arinsal, alla terza tappa. Domina la classifica degli scalatori e non va lontano da impensierire Groves in quella a punti. VOTO: 8,5

KADEN GROOVES: Il velocista australiano della Alpecin-Deceuninck è il re delle volate della Vuelta 2023 con tre successi (Tarragona, Burriana e Madrid) e due secondi posti. Conquista la maglia a punti meritatamente, anche se la concorrenza non era particolarmente nutrita. VOTO: 8

CIAN UIJTDEBROEKS: La più grande sorpresa della corsa iberica è lui. Questo scalatore della Bora-Hansgrohe classe 2003 al suo esordio nei Grandi Giri riesce con costanza a centrare un ottavo posto di tutto rispetto, impreziosito dal quinto piazzamento sull’Angliru. VOTO: 7,5

FILIPPO GANNA: Il nostro portacolori domina la cronometro di Valladolid dove annienta i rivali con grande facilità. Prova anche a competere negli arrivi in violta e va vicinissimo alla vittoria, ma per ben tre volte si deve accontentare del secondo posto. VOTO: 7

JUAN AYUSO: Supportato da una buona UAE Team Emirates cerca di entrare nei primi tre della classifica generale, ma purtroppo per lui la Jumbo-Visma è in versione super. Si deve acontentare della classifica riservata ai giovani. VOTO: 7

RUI COSTA: Il corridore portoghese non vinceva una tappa in un Grande Giro dal lontano 2013, quando si impose in ben due tappe al Tour de France; da allora nessuna gioia fino al traguardo navarro di Lekunberri. A trentasei anni regala ancora gioie. VOTO: 7

MIKEL LANDA: Doveva correre in appoggio di Buitrago ma la strada lo fa capitano. Corre in modo diligente cercando di trovare preziosi piazzamenti di tappa e chiudendo al quinto posto in classifica generale. VOTO: 6,5

ENRIC MAS: La concorrenza aumenta e lo spagnolo nemmeno in questo 2023 riesce a fare il salto di qualità, restando sempre una spanna sotto i big delle tre settimane. Un buon sesto posto ma nulla più. VOTO: 6,5

LENNY MARTINEZ: Nella prima fase della corsa è uno dei più attivi, riuscendo a vestire per ben 2 giorni la Maglia Rossa. VOTO: 6,5

LENNARD KAMNA: Anche quest’anno timbra il cartellino in un Grande Giro. Corridore audace e sveglio nel trovarsi nella fuga giusta al momento giusto. VOTO: 6,5

ALBERTO DAINESE: Sfortunato e poco attento nelle prime volate di gruppo, ha la capacità e la testa dura di non arrendersi riuscendo a battere tutti a Íscar. VOTO: 6,5

JUAN SEBASTIAN MOLANO: Trova una vittoria in volata come lo scorso anno. VOTO: 6,5

JOAO ALMEIDA: Termina al nono posto nonostante la débâcle sul Tourmalet e l’essersi messo a servizio di Ayuso quando lo spagnolo ha cercato di attaccare il trio delle meraviglie della Jumbo-Visma. VOTO: 6

LORENZO MILESI: Prima Maglia Rossa della Vuelta di Spagna 2023 nella cronosquadre iniziale. Che sia di augurio per la sua carriera. VOTO: 6

ALEKSANDR VLASOV: Un settimo posto anonimo per lui, nonostante le attese della vigilia. Che per il russo sia già iniziata la parabola discendente? VOTO: 5,5

DAVIDE CIMOLAI: Il velocista italiano è lontano dal vincere una tappa; negli sprint non riesce mai a trovare lo spunto. VOTO: 5

GERAINT THOMAS: Lontano anni luce dalla forma avuta al Giro d’Italia, non entra mai nel vivo della corsa. Fuori classifica dopo i primi arrivi importanti in salita , cerca riscatto con un paio di fughe, ma non ne ha. VOTO: 4,5

HUGH CARTHY e SERGIO HIGUITA: Corsa totalmente anonima per i due corridori. VOTO: 4

Luigi Giglio

TRE PICCOLI GRANDI GIRI (…A VUOTO!)

settembre 18, 2023 by Redazione  
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Con la Vuelta finisce in farsa una stagione delle grandi corse a tappe logorata da seri problemi strutturali.

In una riscrittura della calviniana trilogia degli antenati: quest’anno abbiamo assistito al Giro inesistente, al Tour dimezzato e alla Vuelta… ripugnante. Il bicchiere mezzo pieno è naturalmente quello del Tour de France, che per la prima metà ha offerto uno spettacolo roboante, riportando alla mente gli epici duelli uno contro uno che han fatto grande la storia del ciclismo. Purtroppo la stravolgente cronometro espressa da un vampiresco Vingegaard, con differenze sostanzialmente mai viste in oltre un secolo di sport a pedali, ha risucchiato ogni linfa vitale dal suo avversario Pogacar per quel che restava del Tour, e di conseguenza ha prosciugato d’un sorso tutto l’interesse agonistico e tecnico che sarebbe potuto rimanere alla competizione. La grande sfida è comunque valsa ascolti eccellenti, soprattutto in Francia. Tuttavia il trapasso da una lotta acerrima, con un apparente leggero vantaggio per lo sloveno, alla brutale imposizione di una superiorità fisica indiscutibile ha trasmesso un’impressione di falsità e dubbio su quanto visto fin lì, anche senza trascendere in sospetti farmacologici o motoristici che sono impazzati nel vespaio delle reti (ancor più dopo la Vuelta, come vedremo), ma sui quali non è d’uopo far leva in assenza di altri e più probanti elementi. Basta la semplice e sgradevole sensazione del fatto che il duello capace di appassionarci tanto non foss’altro che un gioco del gatto col topo, un mero teatrino, o una sofisticata strategia, se vogliamo essere più elogiativi: lo sloveno si spremeva – e noi fremevamo – con un presunto confronto alla morte sul filo dei secondi, ma intanto il danese, con un ulteriore passo da gigante sul piano atletico rispetto al 2022, dopo quello già colossale dell’anno prima, stava in realtà cincischiando e risparmiandosi, obbedendo ai magnificenti e meticolosi piani Jumbo-Visma.
Per un caso, o forse non per un caso, anche il Giro si è esaurito nel breve volgere di una corta cronometro. Tutta l’emozione si è concentrata sul Lussari, in cui Roglic, alfiere anch’egli della Jumbo-Visma, ha ribaltato la classifica al termine di un Giro per lui decisamente sottotono, complici i postumi di una caduta e forse anche qualche malanno di salute. Va detto però che la possibilità di un Roglic sornione non era così imprevedibile, e non ha quindi trasmesso la stessa sensazione di imperscrutabilità degli autentici valori in campo che sarebbe stata prodotta dal Tour. Il problema del Giro è stato tuttavia ben altro: la noia e inazione assolute nel corso delle intere tre settimane, fatta salva, appunto la cronoscalata conclusiva. L’uscita di scena per covid di un Remco Evenepoel in maglia rosa non ha certo migliorato la situazione. Senza dubbio possiamo parlare di contingenze sfortunate, come nel caso del maltempo che, altrove tragico, sul Giro è stato comunque esasperante, anche se mai di per sé davvero compromettente. La questione, grave, è stata come la situazione sia stata sfruttata con un certo grado di cinismo per imbastire l’ennesima e già logorata retorica relativa alla “sicurezza”, termine che qui va usato fra doverose virgolette perché i vari partecipanti alla discussione hanno ben dimostrato di avere un interesse modesto nei confronti di più autentici e radicali attacchi alla sicurezza di chi pedala, ad esempio in allenamento su strade inevitabilmente condivise col traffico veicolare normale.
Nella stantia riproposizione di un film già visto troppe volte, una parte nemmeno maggioritaria del gruppo ha fatto leva su un cocktail letale di reti sociali informali e formalismi rappresentativi, il tutto con l’obiettivo di mutilare una tappa chiave del Giro. C’era chi aveva o credeva di avere interessi propri nel perseguire questo obiettivo, come INEOS, che a queste pratiche distorsive o ad altre simili è ben avvezza. Il karma ha poi castigato questi protagonisti, che con una tappa vera avrebbero (forse) potuto lasciar più attardato Roglic. Ma, ripetiamo, è una prassi invalsa e come tale automatica, in cui paradossalmente colludono tutte le super squadre che invece dovrebbero vedersi mutuamente quali rivali con interessi divergenti. Invece fanno oligopolio e blindano così una linea comune, quella di ridurre al massimo grado l’imprevedibilità e la variabilità in corsa. Certo, preferiscono giocarsela in tre o quattro piuttosto che immaginare un campo di competitori più esteso. Peccato che questa visione da bigino di economia aziendale sia la risultanza di una sostanziale incomprensione del ciclismo, nonostante le vittorie degli anni precedenti (spesso prodotte soprattutto dalla leva economica sproporzionata e da altre connivenze, più che da una vera abilità tecnica differenziale). Infatti la compresenza di rivali minori capaci di interagire sullo scacchiere o l’apertura di scenari poco controllabili può rivelarsi l’unica occasione di riaprire un minimo di competizione per i vecchi team colosso, oggigiorno ormai relegati a un secondo gradino dallo strapotere Jumbo. Sotto il secondo gradino, va da sé, come a Fontamara, non c’è niente, poi ancora niente, poi ancora niente, poi arrivano le altre squadre. Fuor di elucubrazione o calcolo, la nuda realtà è che nelle gare a tappe, tutte, ad oggi praticamente vince quasi esclusivamente un solo team. Un esito brutto e storicamente inedito.
Al di là di queste dinamiche, i due dati di fondo sono, anzitutto, il manifestarsi di scontri di potere relativi a chi controlla il ciclismo, chi decide il percorso, chi fa le regole, chi modifica il campo da gioco pur da giocatore. Un UCI divenuta più apparentemente rispettosa, dialogica e non interventista (i maligni direbbero in coincidenza con l’esautorazione operata dalla WADA in campo gestione antidoping) ha creato un vuoto di potere in cui si lanciano soggetti multipli, imponendo però alla fin fine una legge del più forte o spregiudicato: non che il viceversa fosse tanto meglio, ma bisogna forse prendere coscienza della situazione per arginarla.
Il secondo dato di fondo, stavolta tecnico, è la consapevolezza del fatto che un Grande Giro sia una struttura complessa e articolata, come minimo già in termini di percorso. Mutilare tappe chiave altera in ultima analisi l’intero sviluppo della competizione, non solo l’aritmetica dei minuti.
Il panorama globale del Giro è quello di una corsa che, dopo anni di veemente crescita dalla metà dei Duemila, è entrato in un ciclo di declino, per ora ancora di breve periodo, ma potenzialmente strutturale, purtroppo. Il rischio, se già non è una realtà, è che si attivi un circolo vizioso di disaffezione e screditamento. L’evento Giro, a differenza di quanto accada col Tour in Francia, è sempre meno rispettato e amato a livello di società circostante, soprattutto su scala politica, mediatica e istituzionale, ma anche con gravi ricadute sull’interesse e il coinvolgimento popolari. Sentendosi debole e insicura, la dirigenza del Giro tende a giocare al ribasso con qualsiasi controparte, ma questo non fa altro che ridurre l’autorevolezza e l’aura popolar-sacrale dell’evento. Fra il pubblico e dentro lo sport stesso, con atteggiamenti sempre più lesivi o sminuenti da parte delle squadre, uniti al disinteresse o a uno stretto utilitarismo di troppi atleti. Per fortuna con le dovute eccezioni, sia quelle ovvie come Ganna, sia quelle meno ovvie anche se puntuali del van der Poel 2022.
Alla Vuelta si è ripetuta, in ben altri termini, la storia degli altri grandi giri, ma in questo caso trasformata in farsa. Difficile definire altrimenti la telenovela dei Jumbo che non sapevano come comportarsi per decidere chi far vincere, in cui tutto era un potrei anche non vincere io, ma purché non vinca lui, e allora che vinca l’altro. Commento in breve dello spettatore o spettatrice sull’orlo di una crisi di nervi: il triangolo no!
Insomma, un evento di per sé unico ed eccezionale nella storia del ciclismo (frase che si ripete oggi più volte: di eventi unici ed eccezionali stiamo facendo collezione…), vale a dire che un’unica squadra vinca nella stessa stagione i tre Grandi Giri, viene esponenzialmente esasperato dal fatto che addirittura il terzo GT si “disputi” fra tre compagni dello stesso team (grandi virgolette pure qui, in un ciclismo sempre più fra virgolette). Pure qui c’è come al Giro un dato circostanziale, nella fattispecie l’uscita di scena, qui solo per la classifica generale, di un Remco Evenepoel rivale potenziale. Poi la Vuelta in quanto spettacolo in realtà ne ha goduto, poiché l’unico sollazzo per il pubblico è stato lo show di un Remco sempre lanciato a bomba contro l’ingiustizia in una profusione di fughe fluviali e kamikaze, a volte terminate in gloria, altre volte in sconfitte di misura: premio di consolazione per gli appassionati dello sport, e maglia di miglior scalatore quale premio di consolazione per Remco. Ma sono elementi di contorno. Quel che ha tenuto banco è stata la manfrina di sceneggiate, furbate, fagianate, esibizioni che ha gravitato attorno al trio Jumbo. Cattivo segno se siamo ridotti a parlare di questo. Però forse preferiamo parlare di questo invece di interrogarci sul fatto che Kuss non abbia nessun cedimento serio, fino a poter ratificare senza sforzo la maglia roja finale concessagli dal team, dopo aver corso ad altissimo livello tutti e tre i GT. Unico, eccezionale. Nessun capitano avversario, né i valori non stratosferici ma solidi di un Mas, né il talento di un Ayuso, entrambi focalizzati sulla Vuelta, possono avvicinarsi al livello atletico di un gregario, benché d’eccezione, che ha corso al massimo tre grandi giri filati.
Umiliante e simbolica la neutralizzazione de facto dell’ultima splendida tappa seria attorno a Madrid, una piccola Liegi adatta ai ribaltoni. Ma prima c’erano state altre neutralizzazioni ufficiali, come a Barcellona, un’assurdità che ripeteva tal quale, anzi lo clonava, lo sproposito del Giro.
Nel complesso, la sensazione è di stare assistendo a una gravissima crisi di agonismo e competitività. Se però talvolta sono fasi che il ciclismo vive per naturali alternanze e ricambi, come potrebbe essere ora la povertà generale nella specialità dello sprint, o l’epoca di transizione nelle Classiche dopo i picchi dell’era Boonen-Gilbert-Cancellara-Bettini prima dell’avvento di van der Poel-Pogacar-Van Aert-Pedersen-Alaphilippe (finché è durato), con l’eterno Valverde a far da ponte. Qui il discorso tuttavia sembra un po’ diverso, perché su una effettiva fase di transizione è precipitata come un meteorite la “strabordanza” made in Jumbo-Visma. Il risultato è un ciclismo che sembra avere, oltreché diverse velocità, anche diverse quinte teatrali, un ciclismo in cui quel che si vede succedere è il prodotto di una sceneggiatura redatta da qualche testa d’uovo del marketing. Una sceneggiatura peraltro e purtroppo mediocre, un ciclismo Netflix buono solo per chi vuole rimanere stupito mezzora e poi passare ad altro. Essendo però questa l’antitesi strutturale del concetto di Grande Giro, sarà da capire se non solo lo sport ma anche “il prodotto” sopravviverà a questa atroce contraddizione interna. Svilirsi o morire? Oppure svilirsi, e quindi morire?

Gabriele Bugada

Roglic e Vingegaard festeggiano la vittoria di Kuss (Getty Images)

Roglic e Vingegaard festeggiano la vittoria di Kuss (Getty Images)

LA VUELTA CHE VERRÀ (e altro ancora): GIRO DI SPAGNA 2024

settembre 18, 2023 by Redazione  
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Finita l’edizione 2023 della Vuelta, già cominciano a girare alcune indiscrezioni sul percorso del Giro di Spagna dell’anno prossimo: partenza dal Portogallo (ufficiale) e ritorno della mitica ascesa ai Lagos de Covadonga

Apposti i sigilli all’edizione 2023 della Vuelta, gli organizzatori sono già all’opera per allestire il palcoscenico che vedremo l’anno prossimo e a mezzo stampa sono già uscite alcune indiscrezioni. Al momento la più interessante sul piano agonistico parla del ritorno della corsa spagnola ai Lagos di Covadonga, mitica salita che la Vuelta nel 2024 si trovererebbe così ad affrontare per la 23esima volta dal 1983, l’anno della scoperta di questa spettacolare località delle Asturie, i cui 12.5 Km al 7% sono stati “consacrati” dalle vittorie di scalatori del calibro dei colombiani Lucho Herrera e Nairo Quintana, del francese Thibaut Pinot e dello sloveno Primož Roglič, ultimo a imporsi su questo traguardo nel 2021. Dopo la vera e propria scorpacciata di quest’anno, non dovrebbe esserci tappe sui Pirenei mentre l’altra grande notizia rivelata nelle ultime ore, è questa non è un “rumors” poichè è stata annunciata direttamente dagli stessi organizzatori, riguarda la partenza assoluta della corsa iberica, che prenderà il via da Lisbona. Non si tratterà di una novità per la capitale portoghese, dalla quale la Vuelta è già partita nel 1997, anno della prima partenza del Giro di Spagna fuori dai confini nazionali. In quell’occasione, però, Lisbona si limitò ad ospitare solo il raduno di partenza della prima frazione, terminata dopo 160 Km vallonati sulla pista dell’autodromo dell’Estoril, dove il danese Lars Michaelsen precedette in volata l’italiano Claudio Chiappucci e il francese Laurent Jalabert. Anche la seconda frazione si disputò per intero in territorio portoghese – tra Évora e Vilamoura, dove si impose allo sprint il tedesco Marcel Wüst – mentre la terza tappa prese la mosse da Loulè per entrare in Spagna e raggiungere il traguardo di Huelva, teatro del bis di Wüst.
Anche nel 2024 la Vuelta si fermerà tre giorni in Lusitania e come 27 anni prima Lisbona sarà solo sede di partenza, mentre l’arrivo della prima tappa sarà nel vicino centro di Oeiras (considerata la distanza potrebbe trattarsi di una cronometro, probabilmente a squadre). La seconda frazione si disputerà tra Cascais e Ourém e sarà forse l’occasione per ricordare Joaquim Agostinho, il corridore portoghese più forte di tutti i tempi, nel 40° anniversario della sua drammatica morte (il suo paese natale, Torres Vedras, è sulla strada tra i due centri che ospiteranno partenza e arrivo). Infine, la terza frazione si dipanerà tra Lousã e Castelo Branco, cittadina situata ad una settantina di chilometri dalla Spagna, che dovrebbe quindi accogliere la sua corsa sulle strade della comunità autonoma dell’Estremadura.

La Torre di Belém, il monumento simbolo di Lisbona (www.paesionline.it)

La Torre di Belém, il monumento simbolo di Lisbona (www.paesionline.it)

RASSEGNA STAMPA

Madrid incorona Kuss. Ganna sfiora l’impresa nell’ultima tappa, Groves lo beffa

Gazzetta dello Sport – Italia

Kuss secures Spanish Vuelta victory to become first American to win a Grand Tour race in a decade

The Washington Post – Stati Uniti

Sepp Kuss fuldfører Vuelta-triumf, og hele holdet demonstrerer magten med detalje på nye trøjer

Politiken – Danimarca

Primož Roglič pri Jumbu Vismi še sledi svojim ciljem

Delo – Slovenia

Wat een slot! Evenepoel verzorgt ook in slotrit van Vuelta het spektakel, maar het is groene trui Groves die wint

Het Nieuwsblad – Belgio

Le triomphe de Kuss

L’Équipe – Francia

Kuss wins with Groves taking final sprint finish

The Guardian – Regno Unito

De gregario a campeón

AS – Spagna

Sepp Kuss voltooit unieke trilogie Jumbo-Visma met eindzege in Vuelta

De Telegraaf – Paesi Bassi

Historischer Triumph für Jumbo-Visma: Sepp Kuss gewinnt die Vuelta

Kicker – Germania

Kaden Groves ganó la etapa 21; Sepp Kuss, campeón de la Vuelta a España 2023

El Espectador – Colombia

VUELTAALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo della ventunesima tappa, Ippodromo della Zarzuela – Madrid

1° Jan Maas
2° Joel Nicolau a 7′21″
3° Domen Novak s.t.
4° Tobias Bayer a 7′57″
5° Andreas Kron a 8′47″

Miglior italiano Andrea Piccolo, 18° a 10′04″

Classifica generale finale

1° Rui Oliveira
2° Sebastian Molano a 5′14″
3° Davide Cimolai a 6′30″
4° Jarrad Drizners a 7′05″
5° Alberto Dainese a 7′16″

Maglia nera: Sepp Kuss, 148° a 4h32′55″

RICORDO DI FEDERICO BAHAMONTES (Tour 1959)

Solitamente la nostra rubrica si concludeva con il racconto di un’edizione passata della Vuelta. Stavolta non sarà così perchè lo scorso 8 agosto è venuto a mancare all’eta di 95 anni uno dei corridori spagnoli più celebri di tutti i tempi, Federico Bahamontes. Lo scalatore originario di Toledo la corsa di casa non è mai riuscito a vincerla (ci andò vicino nel 1957, quando fu secondo a più di otto minuti dal connazionale Jesús Loroño) e per questo motivo lo ricorderemo attraverso i titoli degli articoli sul Tour de France del 1959, vinto da Bahamontes, comparsi sul quotidiano “La Stampa”

17 LUGLIO 1959 – 21a TAPPA: SEURRE – DIGIONE (cronometro individuale, 69 Km)

RIVIÈRE DOMINA NELLA TAPPA A CRONOMETRO DI DIGIONE – BALDINI IN RITARDO; BAHAMONTES RESTA MAGLIA GIALLA
Oggi con un percorso di 331 km. si conclude il Giro ciclistico di Francia
L’italiano passa ai sesto posto in classiiica – Non cerca scuse per la deludente prestazione, anche se alla vigilia della prova ha lamentato qualche linea di febbre – Duro attacco del direttore di corsa Goddet contro l’apatia degli assi

18 LUGLIO 1959 – 22a TAPPA: DIGIONE – PARIGI (331 Km)

BAHAMONTES HA VINTO IL GIRO DI FRANCIA
Gli ultimi 300 km, secondo la tradizione, non hanno portato novità – E’ finito tra i fischi
Groussard primo in volata a Parigi, davanti agli italiani Padovan e Bruni – La grande corsa ciclistica francese ha deluso l’attesa degli sportivi – Le incertezze dì Baldini – Protagonisti del Tour oggi a Maggiora

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