QUESTA VOLTA AL TOUR OF GUANGXI E’ IL TURNO DI OLAV KOOIJ, VITTORIA IN VOLATA PER IL VELOCISTA DELLA JUMBO VISMA
Partenza ed arrivo nella cittadina di Nanning al Tour of Guangxi 2023 per un percorso di 135 km senza particolari difficoltà altimetriche, non impensierisce infatti lo strappo di 1,4 chilometri che caratterizza il circuito da ripetere intorno a Nanning. Saranno quindi ancora una volta le ruote veloci del gruppo a contendersi la vittoria, ma prima la fuga di giornata portata via dal gruppo e composta da sei uomini: Petr Kelemen (Tudor Pro Cycling Team), Julius Johansen (Intermarché-Circus-Wanty), Lukas Pöstlberger (Team Jayco AlUla), Frederik Wandahl (BORA-hansgrohe), Jens Reynders (Israel-Premier Tech) e . Proprio De Bondt grazie agli abbuoni conquistati ai due sprint intermedi che ha vinto è riuscito, grazie ai 6”, a scavalcare Jonathan Milan in classifica generale. I fuggitovi sono sempre stati tenuti a tiro dal gruppo che grazie alle squadre dei velocisti ha annullato la fuga a 10 Km dall’arrivo. Da segnalare a 2 chilometri dal traguardo una caduta , tra gli uomini coinvolti Arnaud De Lie (Lotto Dstny). Una volta entrati nell’ultimo chilometro la volata è stata lanciata dai compagni di squadra di Olav Koij che a 200 metri dalla linea di arrivo si è tolto tutti di ruota resistendo al rientro di Rick Pluimers (Tudor) e Marijn van den Berg (Ef Education-EasyPost) rispettivamente secondo e terzo, Jonathan Milan rimasto coinvolto in un contatto tra Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates) e Amaury Capiot (Team Arkéa Samsic) è giunto soltanto decimo ed ha lasciato la maglia di leader della classifica generale che passa sulle spalle di Dries De Bondt (Alpecin-Deceuninck), segue proprio Milan a 2”, terzo Olav Koij a 8”.
Antonio Scarfone

Olav Kooij esulta per la vittoria al Tour of Guangxi 2023 (Photo credit: Getty Images)
GIRO DI TURCHIA: LANGELLOTTI SU LUTSENKO, TERZO GIULIO PELLIZZARI
Il monegasco Langellotti conquista la sesta tappa della corsa turca davanti al leader Lutsenko. Ottimo terzo per Pellizzari, ripreso a soli 100 metri dalla vittoria
La sesta tappa del Presidential Cycling Tour of Türkiye ha visto il successo di Victor Langellotti (Burgos-BH). Il monegasco nelle fasi finali della Bodrum-Selçuk si è riportato sul giovane marchigiano Giulio Pellizzari (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), che in solitaria già assaporava la sua prima vittoria da professionista. Incollato alla ruota del portacolori della Burgos-BH non poteva mancare il leader della classifica generale Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), che grazie a questo secondo posto odierno ha incrementato il suo vantaggio in classifica e ora ha di 26″ su Ben Zwiehoff (Bora-hansgrohe) e 51″ sul compagno di squadra Harold Tejada.
Ritornando all’ordine d’arrivo odierno in quarta posizione si è piazzato dopo 4”, a 8″ è giunto Alexis Guerin (Bingoal WB), a 12″ Tejada, a 18″ Domen Novak (UAE Team Emirates), a 20″ Aldemar Reyes (Team Medellín – EPM), Matteo Badilatti (Q36.5 Pro Cycling Team) e Florian Lipowitz (BORA – hansgrohe).
La tappa si è sviluppata in maniera molto frizzante fin sotto il traguardo. Dopo la prima ora di corsa, dove si sono succeduti molteplici ma infruttuosi tentativi di fuga, a portare via il tentativo buono sono stati Antonio Angulo (Burgos-BH), Alexander Konychev (Corratec-Selle Italia), Victor Ocampo (Team Medellin-EPM), Philip Heijnen (ABLOC CT), Patryk Stosz (Voster ATS Team), Mauro Verwilt (Tarteletto-Isorex) e Burak Abay (Konya Buyuksehir Belediye Spor). Su questi in rapida sucessione si sono portati prima Pavel Novak (Q36.5 Pro Cycling Team), Robigzon Oyola (Team Medellin-EPM) e Tobias Nolde (P&S Benotti) e poi Mustafa Tekin e Feritcan Samli (Spor Toto Cycling Team). I folto gruppetto di battistrada procede d’amore e d’accordo fino a toccare i 5 minuti di vantaggio intorno ai meno 50 al termine.
Le due salite piazzate nel finale di gara sfiaccano le velleità dei fuggitivi che sgranandosi vedono diminuire in maniera esponenziale il loro vantaggio. Dietro, invece, è da registrare il tentativo di riportarsi sui battistrada di Alessandro Santaromita (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè) e Andrea Pietrobon (Eolo-Kometa). I due strada facendo raccolgono coloro che si erano staccati, ma questo tentativo non riuscirà nell’intento di riportarsi sui battistrada, ridotti a 5 unità.
Il vantaggio dei cinque davanti è ormai esiguo e quel che resta del plotone non ha nessuna voglia di lasciar loro la tappa. Il ricongiungimento avviene all’inizio della rampa finale. I giochi non sono fatti e la situazione in gruppo è tutt’altro che tranquilla. Strada facendo provano ad avvantaggiarsi Domen Novak (UAE Team Emirates), che riesce a guadagnare una ventina di secondi. Questo tentativo è seguito da quello di Mario Aparicio (Burgos-BH). Per loro non c’è stata fortuna, fortuna che sembrava arridere invece a Giulio Pellizzari (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), partito secco in prossimità dello striscione dell’ultimo chilometri. Gli ultimi 100 metri, però, gli sono stati fatali e si è dovuto accontentare del terzo posto. In classifica, invece, il giovane marchigiano ha limato qualche secondo e, seppur sempre sesto assoluto, si è avvicinato ai due che lo precedono facendo ben sperare per una possibile TopFive finale.
Oggi il Giro di Turchia prosegue con la Selçuk – Smirne di 160 Km. La tappa ha un disegno vallonato ma le salite non sono difficilissime e non è improbabile che l’arrivo sia allo sprint.
Mario Prato

La vittoria di Langellotti nella sesta tappa (foto Sprint Cycling)
GIRO 2024, MENO CATTIVO MA CON PIU’ VARIABILI
ottobre 14, 2023 by Redazione
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Presentata oggi a Trento l’edizione 107 del giro d’Italia con il solito penoso teatrino di personaggi che si turnano sul palco per farsi reciprocamente i complimenti. Un percorso molto particolare ed imprevedibile, aperto a molte possibilità di strategia. La speranza è che non vada a finire come lo scorso anno, perché i percorsi devono essere all’altezza, ma la corsa la fanno i corridori.
Mauro Vegni, intervistato poche ore prima della presentazione del Giro d’italia 2024, ha detto di aver cercato di disegnare un percorso in linea con le esigenze del pubblico e questo, di per sé, è già una nota negativa, perché il percorso deve essere disegnato sulle esigenze dello sport e l’apprezzamento del pubblico è una conseguenza di un evento sportivo di livello. Lo sport non deve cambiare per adattarsi al pubblico, anche se il prezzo dovesse essere quello di avere meno ritorno economico e un seguito limitato ai veri appassionati. Organizzare una corsa ciclista non può e non deve diventare la vendita di un prodotto.
Vegni ha aggiunto che ha cercato di tracciare un percorso che eviti quanto accaduto all’ultimo Giro, quando corridori hanno aspetto l’ultima tappa per darsi battaglia, affermando che nella terza settimana non ci sarà grande spazio per recuperare e che quindi ci si dovrà muovere prima.
In realtà l’affermazione lascia un po’ perplessi visto che, delle 6 tappe di alta montagna, 3 sono collocate proprio nell’ultima settimana di gara.
Certamente si dovrà arrivare già pronti. Vegni, probabilmente affascinato dalla grande partenza spumeggiante dell’ultimo Tour de France, ha pensato di inserire nelle prime due tappe difficoltà che potrebbero far danni a coloro i quali tendono a presentarsi ai nastri di partenza un po’ in sordina, trovare la condizione cammin facendo ed arrivare al top nella terza settimana.
Va detto che all’ultimo Tour,c’erano Vingegaard e Pogacar che non aspettavano altro che darsele di santa ragione, mentre il campo partenti del Giro generalmente non è composto da atleti così agguerriti. La presenza di Pogacar è possibile, ma il rischio vero è che, se si presenterà lo sloveno ai nastri di partenza, ci sia un monologo che difficilmente potrebbe tenere il pubblico incollato agli schermi come auspica il patron.
Buono il chilometraggio e la collocazione delle prove contro il tempo, alla settima ed alla quattordicesima tappa, per un totale di 68 chilometri. Forse l’unico appunto da muovere è che poteva essere inserita qualche collina in più in una delle due frazioni, però si tratta di dettagli.
Salite estreme non ce ne saranno, anche se alcune di quelle proposte sono di tutto rispetto ed è per questo che sarà interessante capire come si organizzeranno coloro che potrebbero perdere tempo nelle cronometro, anche se, visto l’andazzo degli ultimi anni, appare piuttosto difficile pronosticare una sfida di questo tipo, visto che oramai i migliori in salita sono anche i più forti a cronometro (perlomeno tra coloro che possono ambire alla classifica generale).
Nota dolente è certamente il chilometraggio delle tappe, con la media scesa sotto i 160 Km e un totale di 3321 Km. Solo 4 tappe sono state tracciate sopra i 200 Km e solo una supererà ampiamente quella cifra. Purtroppo questa insana tendenza sta iniziando ad approdare anche alla corsa rosa, circostanza che ha come contraltare l’infausto aumento dei chilometri di trasferimento.
Passando ai dettagli, come si diceva poco sopra, la partenza sarà scoppiettante con una tappa nei dintorni di Torino molto breve, solo 136 chilometri, ma con condita da due insidiose salite, il Colle Superga (a 75 anni dalla tragedia del Grande Torino) e soprattutto il per nulla banale Colle Maddalena, 6 Km con una pendenza media del 7,4% e punte al 12%. Lo scollinamento è a 20 Km dall’arrivo, ma attenzione alla discesa che termine ai -10.
Qui chi ha voglia di organizzare un’imboscata avrà terreno adatto, visto che, ad inizio Giro, ci sono molti corridori con le polveri bagnate, specie i diesel, quei corridori che entrano lentamente in condizione e nella terza settimana, quando gli altri cominciano ad essere a corto di energie, raggiungono il picco di condizione.
La seconda tappa presenta già il primo arrivo in salita e non si tratta di una salita banale, ma di quella che porta al Santuario di Oropa, sopra Biella. Gli appassionati legano questo nome all’impresa di Marco Pantani nel 1999, mentre i meno giovani anche che Indurain nel 1993 passò un brutto quarto d’ora quando, su queste rampe, fu staccato da un’azione di forza del temibile Piotr Ugrumov, che fece tremare i polsi al navarro, pur senza riuscire a strappargli il simbolo del primato. La salita di Oropa sarà preceduta da due GPM di terza categoria che non dovrebbero creare problemi e serviranno più che altro a muovere le acque tra gli uomini in fuga. Qui l’imboscata non è possibile visto che il finale è in cima alla salita finale, però siamo sempre alla seconda tappa e quindi attenzione ancora una volta a coloro che non saranno ancora al meglio della condizione, perché la salita al santuario è per scalatori veri e si può fare la differenza
Dopo questa due giorni scoppiettante ci saranno tre giorni dedicati ai velocisti con gli arrivi di Fossano (attenzione, però, al finale tira all’insù), Andora e Lucca.
La sesta tappa presenta un profilo altimetrico non esigente, ma i 14 chilometri di strada sterrata verso Rapolano Terme rappresentano sempre un’insidia, anche se non si tratta di una frazione impegnativa come quelle tracciate negli scorsi anni sulle “strade bianche” del senese. Non sembra, quindi, che questa tappa possa provocare grandi scossoni in classifica, ma attenzione perché il settore numero 2 di quasi 5 Km è in salita e l’ultimo, di 2 Km e mezzo, è posto ai -15. In questo caso, vista la vicinanza di Rapolano al mitico settore di Monte Sante Marie, forse gli organizzatori avrebbero dovuto avere un po’ più di coraggio e di perfidia e inserire quel tratto in modo da rendere questa tappa difficile e consentire anche allo sterrato di avere un ruolo potenziale in chiave classifica generale.
La tappa numero sette sarà il primo vero spartiacque che potrebbe rimescolare le gerarchie uscite dalle tappe a di Torino ed Oropa. 37 chilometri contro il tempo tra Foligno e Perugia, con i primi 30 piatti e su lunghi rettifili favorevoli agli specialisti e gli ultimi 7 su strada meno filante e caratterizzata da alcuni tratti con inclinazioni da muro ma che potrebbero presentare il conto a chi avesse avuto l’imprudenza di spingere troppo nella prima parte. Attenzione, perché nella prima cronometro i distacchi possono essere pesanti: qui non ci si può nascondere e le differenze tra chi è in forma e chi ancora sta cercando la condizione si faranno sentire. Ottima collocazione ed ottimo chilometraggio. Crono perfetta.
Dopo una prova già severa, subito si disputerà una tappa appenninica con arrivo in salita, classificata con 5 stelle di difficoltà, valutazione ad avviso di chi scrive esagerata. L’inizio in effetti è complesso e da Spoleto si affronteranno le salite di Forca di Cerro e di Forca Capistrello (ben 16 km al 5,6%) subito in apertura. Successivament ci sarà tuttavia un lunghissimo tratto interlocutorio fino alla salita di Croce Abbio, la cui sommità è posta in prossimità del Passo delle Capannelle. Si tratta di una salita per nulla difficile, al contrario di quella finale verso Prati di Tivo che presenta pendenze costanti con la prima parte sempre intorno al 7/8% e il tratto più duro nei pressi dell’abitato di Pietracamela.
Ora tutti ricordiamo lo scempio di Campo Imperatore dello scorso anno. Se Campo Imperatore è il versante aquilano del Gran Sasso, base per i sentieri per il Corno Grande, i Prati di Tivo rappresentano la base per le escursioni sulla stessa montagna dal versante settentrionale, quello teramano. Si spera che il Gran Sasso nell’edizione 2024 sia teatro di una grande battaglia. Lo spazio certamente c’è, ma sarà difficile fare grosse differenze su pendenze regolari, tenendo conto del fatto che ci si potrà muovere solo sull’ultima salita, che è comunque adatta ad essere controllata con la squadra.
La prima settimana si chiude con la prima tappa lunga oltre 200 Km, che terminerà a Napoli con un finale adatto ai finisseur per la presenza della salita di Posillipo a ridosso dell’arrivo.
Dopo il giorno di riposo andrà in scena il terzo arrivo in salita, previsto a Bocca della Selva, poco sotto quota 1400.
La frazione dopo i primi 50 Km è molto mossa e il punto più duro è rappresentato dalla salita di Camposauro (6 Km al 7,8% e punte del 13%), la cui sommità si trova, però, a 60 Km dalla conclusione. L’ascesa finale è molto lunga, pedalabilissima nella prima parte mentre gli ultimi 5 Km sono sempre tra il 7 e l’8% e potrebbero perciò rappresentare un’occasione per tentare qualche scaramuccia tra i big, specialmente nell’ultimo chilometro all’8% (anche se è più probabile che la battaglia sarà tra le seconde linee).
Dopo la tappa di trasferimento con arrivo a Francavilla al Mare, sarà la volta della frazione disegnate sulle colline marchigiane. I cinque gran premi della montagna disseminati lungo i 183 chilometri da Martinsicuro a Fano non sono impossibili, ma bisognerà tenere gli occhi aperti perché si tratta comunque di strade piene di rischi e insidie. L’ultimo GPM a 12 dall’arrivo potrebbe essere il trampolino di lancio per qualche coraggioso attaccante, nel tentativo di sorprendere i compagni di fuga o addirittura il gruppo.
Il tavolo da biliardo della Riccione – Cento farà da attesa per la seconda tappa a cronometro del Giro, 31 Km da Castiglione delle Stiviere a Desenzano del Garda. Il percorso è lievissimamente vallonato e le strade, anche se non tortuose, non sono nemmeno del tutto filanti. La cronometro è comunque nettamente per specialisti. Si tratta di una prova contro il tempo che arriva alla quattordicesima frazione e quindi le differenze potrebbero essere meno nette, soprattutto tra quegli uomini da finale di Giro che a questo punto dovrebbero aver trovato la condizione; tuttavia si tratta comunque di una crono che viene prima della montagne quindi più favorevole agli specialisti rispetto a una crono finale.
La seconda settimana si chiuderà con il primo tappone alpino che sarà anche la tappa più lunga del Giro: 220 km da Manerba del Garda a Livigno con l’inedito Colle di San Zeno nella prima parte (14 Km al 6,6% con punte del 14%), poi l’Aprica dal versante meno duro e quiodi la salita che porterà i corridori a Poschiavo e da lì l’ascesa proseguirà con ben 18 Km al 7,1% medio per raggiungere i 2315 metri della Forcola di Livigno. A quel punto, ci saranno circa 12 km di discesa per raggiungere l’abitato, da dove partirà la salita finale verso i 2385 metri del Mottolino, 8 Km al 6,6% con gli ultimi 2 Km al 9% medio e punte del 18%. Il finale è ideale per corridori esplosivi ma la tappa è lunga ed il finale rende possibile progettare un attacco sin dalla Forcola.
Dopo il riposo si ripartirà dalla stessa Livigno per affrontare subito i passi d’Eira e Foscagno prima dell’ascesa verso la Cima Coppi, il Passo dello Stelvio. La mitica salita dedicata al campionissimo non sarà, però, decisiva perché dopo si dovrà affrontare un interminabile tratto interlocutorio di circa 90 Km tra la fine della discesa e i piedi del passo successivo, il Pinei, pedalabile nella prima parte e più cattivo nella seconda. Infine, dopo brevissima discesa di 2,5 km ci sarà la salita finale verso il Monte Pana, sopra Santa Cristina Valgardena, con gli ultimi 2 Km al 12% medio. Anche in questo caso il punto più ghiotto sembrano gli ultimi due durissimi chilometri, ma la tentazione di provare a rompere gli schemi ed attaccare sul Pinei è forte, anche perché si scollina ai -12 e la cosa non è affatto proibitiva.
La diciassettesima tappa sarà il classico tappone dei cinque colli dolomitici, una tappa tradizionalmente breve tutta su e giù per i monti. Attenzione alla partenza in salita verso Passo Sella, con le squadre che potrebbero trovarsi numericamente ridotte sin dai primi chilometri e lo spauracchio del tempo massimo per i velocisti. Dopo un lungo fondovalle in discesa, gli atleti dovranno superare il Passo Rolle, il Passo Gobbera e quindi il Passo del Brocon (che manca al Giro dal 1967) che sarà preso di petto due volte, la prima dal lato più facile e la seconsda dal versante più tosto. La salita finale misura 12 km e dal settimo al decimo chilometro presenta la pendenza media superiore il 10%, dove si potrà fare la differenza (specie se la corsa sarà stata dura sulle ascese precedenti).
Dopo la girandola di montagne, tappa di trasferimento sino a Padova, quasi del tutto pianeggiante eccetto una collinetta all’inizio.
La diciottesima tappa di nuovo breve (solo 155 km) è sarà di media montagna con il difficile Passo Duron, breve ma arcigno (4,4 Km al 9,6% con punte del 18%), la meno dura Sella Valcalda ed infine la salita verso Cima Sappada (abbastanza facile, ma attenzione ai 3 Km all’8,6% in prossimità della vetta), raggiunta la quale mancheranno 6 Km all’arrivo. In questa tappa, si può tentare di fare qualcosa partendo sul tratto duro della salita finale per cercare di guadagnare ancora nel successivo tratto per raggiungere l’abitato di Sappada.
L’ultima tappa buona per ribaltare la classifica sarà la ventesima da Alpago a Bassano del Grappa, 175 K con la doppia e difficile ascesa al Monte Grappa dal versante di Semonzo. Si tratta di uno sforzo notevole perché la salita misura 18 Km e la pendenza media è dell’8,1%, con punte del 14%. La doppia ascesa senza un tratto di respiro tra l’una e l’altra alla ventesima tappa potrebbe provocare gravi crisi e risultare decisiva per la vittoria finale. Dopo il secondo scollinamento mancheranno 31 Km, quasi tutti in discesa (eccetto il dentello di Pianaro) per raggiungere il traguardo.
La passerella finale sarà come l’anno scorso a Roma.
In concreto si tratta di buon Giro in cui si è cercato di non esagerare con le salite per evitare che le tappe troppo difficili facciano da freno alla volontà di attaccare, provocando timori per la tenuta. Buoni i finali delle tappe decisive visto che Livigno, Santa Cristina e Bassano sono adatte a tentare qualcosa prima del finale. Vedremo se la scelta pagherà. La parola passa ai corridori nella speranza che ci offrano lo spettacolo che il Giro merita.
Benedetto Ciccarone

Il Monte Grappa (www.maddalene101.it)
CHE BEL MILAN A QINZHOU. TAPPA E MAGLIA PER IL 23ENNE FRIULANO
Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious) vince in volata la seconda tappa del Free-Tour of Guangxi battendo Arvid De Kleijn (Tudor Pro Cyling Team) e Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates)
La seconda tappa del Gree-Tour of Guangxi parte da Behiai e termina a Qinzhou. Misura 149,6 km ed è totalmente pianeggiante. I velocisti hanno quindi una seconda chance dopo la vittoria di Elia Viviani (Team INEOS Grenadiers) nella prima tappa. Vedremo anche se Olav Kooij (Team Jumbo Visma) e Arnaud De Lie (Team Lotto Dstny), i principali favoriti di ieri, riusciranno a superare la delusione per essere arrivati fuori dal podio parziale e saranno capaci di contendersi la vittoria. La tappa è stata caratterizzata da una fuga di quattro uomini formata da Dries De Bondt (Team Alpecin Deceuninck), Jens Reynders (Team Israel Premier Tech), Julius Johansen (Team Intermarchè Circus Wanty) e Thomas Champion (Team Cofidis). De Bondt si è aggiudicato entrambi i traguardi volanti di Qinzhou posti rispettivamente al km 94.7 ed al km 131.3. Le squadre impegnate maggiormente nell’inseguimento sono state INEOS Grenadiers, Jumbo Visma e BORA Hansgrohe. La fuga è stata ripresa definitivamente a poco più di 7 km dalla conclusione. Nonostante l’ultimo attacco di Shane Archbold (Team Jayco AlUla) ai meno 3, il gruppo si presentava compatto alla volata finale dove si imponeva con autorità Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious) davanti ad Arvid De Kleijn (Tudor Pro Cycling Team) e Juan Sebastian Molano (UAE Team Emirates). A completamento della top five si piazzavano Max Kanter (Team Movistar) e Jhonatan Narvaez (Team INEOS Grenadiers), rispettivamente in quarta ed in quinta posizione, mentre erano ancora deludenti Kooij e De Lie che non facevano meglio della settima e della decima posizione. Milan ottiene la terza vittoria stagionale e prosegue la sua crescita come velocista. Il ventitreenne di Tolmezzo conduce la classifica generale con 4 secondi di vantaggio su De Bondt e 6 secondi di vantaggio su Viviani. La terza tappa da Nanning a Nanning è sulla carta ancora favorevole ai velocisti anche se lungo i cinque giri del circuito cittadino si dovrà scalare il muro di Nanning di 1 km e 400 metri al 12% di pendenza media. Dall’ultimo scollinamento mancheranno 20 km alla conclusione perciò i velocisti in gruppo dovranno essere abili a tenere le ruote dei migliori.
Antonio Scarfone

Jonathan Milan vince la seconda tappa del Gree-Tour of Guangxi (foto: Getty Images)
13-10-2023
ottobre 13, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GREE – TOUR OF GUANGXI (Cina)
L’italiano Jonathan Milan (Bahrain – Victorious) si è imposto nella seconda tappa, Beihai – Qinzhou, percorrendo 149.6 Km in 3h15′53″, alla media di 45.823 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Arvid de Kleijn (Tudor Pro Cycling Team) e il colombiano Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates). Milan è il nuovo leader della classifica con 4″ sul belga Dries De Bondt (Alpecin-Deceuninck) e 6″ sull’italiano Elia Viviani (INEOS Grenadiers)
PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TÜRKIYE
Il monegasco Victor Langellotti (Burgos-BH) si è imposto nella sesta tappa, Bodrum – Selçuk (Myriem Ana Zirve), percorrendo 193.3 Km in 4h46′34″, alla media di 40.472 Km/h. Ha preceduto allo sprint il kazako Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team) e di 1″ l’italiano Giulio Pellizzari (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè). Lutsenko è ancora leader della classifica con 26″ sul tedesco Ben Zwiehoff (BORA – hansgrohe) e 51″ sul colombiano Harold Tejada (Astana Qazaqstan Team). Miglior italiano Pellizzari, 6° a 1′37″
TOUR OF CHONGMING ISLAND (Cina – Donne)
La bielorussa Hanna Tserakh (Li Ning Star Ladies) si è imposta nella seconda tappa, Shanghai Changxing Island Country Park – Chongming New City Park (Shanghai), percorrendo 128.6 Km in 3h18′11″, alla media di 38.934 Km/h. Ha preceduto allo sprint le italiane Martina Fidanza (CERATIZIT-WNT Pro Cycling) e Chiara Consonni (UAE Team ADQ). La Tserakh è la nuova leader della classifica con 1″ sull’olandese Mylène de Zoete (CERATIZIT-WNT Pro Cycling) e 2″ sulla Consonni
VUELTA INTERNACIONAL FEMENINA A COSTA RICA
La venezuelana Lilibeth Chacón (Clarus Merquimia Group – Strongman) si è imposta anche nella seconda tappa, cronometro individuale La Unión – General Viejo, percorrendo 24.6 Km in 38′16″, alla media di 38.571 Km/h. Ha preceduto di 15″ la canadese Nadia Gontova (ROXO Racing) e di 43″ la messicana Marcela Prieto (Pato Bike BMC Team). Nessuna italiana in gara. La Chacón è ancora leader della classifica con 17″ sulla Gontova e 44″ sulla Prieto
ELIA VIVIANI PROFETA IN CINA, VITTORIA INAUGURALE AL TOUR OF GUANGXI
Inizia all’insegna dell’Italia il Tour of Guangxi 2023 grazie alla vittoria in volata di Elia Viviani (Ineos Granadiers), il profeta con un grande recupero ai danni di Jonathan Milan (Bahrain Victorious) alza le braccia al cielo, terzo Sam Bennett (Bora-hansgrohe).
La prima tappa del Tour of Guangxi 2023 arrivava a Beihai, la corsa ultima in programma del calendario WorldTour prevede sei frazioni, quest’oggi l’epilogo più probabile era la volata di gruppo, troppo facile infatti lo strappetto di 1,5 Km al 4,7 % di media del circuto da ripetere per tre volte per impensierire i velocisti presenti. La prima ora di corsa aveva visto sganciarsi la fuga con dentro Dries De Bondt (Alpecin-Deceuninck), Frederik Wandahl (Bora-Hansgrohe), Omer Goldstein (Israel-Premier Tech) e Louis Barré (Arkéa Samsic). I quattro uomini al comando nonostante cambi regolari ed un buon margine di vantaggio sono stati ripresi a circa 15 Km dall’arrivo. Con il gruppo compatto le squadre con gli uomini veloci dettavano legge per prendere le posizioni di testa, in particolare la Bahrain-Victorious di Jonathan Milan il forte velocista italiana provava a lanciare per primo la volata a 250 m dall’arrivo ma veniva sopravanzato da Elia Viviani (Ineos Grenadiers) grazie ad una magistrale rimonta, terzo Sam Bennett (Bora-hansgrohe), quarto Arnaud De Lie (Lotto Dstny) quinto Olav Kooij (Jumbo-Visma). Grazie alla vittoria di quest’oggi il veronese domani vestirà la maglia di leader della classifica generale.
Antonio Scarfone

Elia Viviani vince la prima tappa del Tour of Guangxi 2023 (Credit photo: Getty Images)
GIRO DI TURCHIA: DENZ – WALS, DOPPIETTA BORA – HANSGROHE
Successo di Nico Denz nella quinta tappa del Presidential Cycling Tour of Türkiye 2023. Il tedesco era incaricato di tirare la volata al compagno Matthew Walls, ma ha proseguito la sua azione fin dopo il traguardo. Terza piazza per Cees Bol, quarto Malucelli, quinto Lonardi, sesto Colnaghi e ottavo Konychev.
Finale pirotecnico nella quinta tappa del Presidential Cycling Tour of Türkiye. A imporsi sul traguardo di Bodrum è stato il tedesco Nico Denz (BORA – hansgrohe), che ha preceduto il compagno di squadra, al quale doveva tirare la volata, Matthew Walls e Cees Bol (Astana Qazaqstan Team). A seguire molta Italia con il quarto posto di Matteo Malucelli (Bingoal-WB), il quinto di Giovanni Lonardi (Eolo-Kometa), il sesto di Luca Colnaghi (Green Project-Bardiani Csf-Faizanè) e, dopo la settima piazza conquistata da Ryan Gibbons (UAE Team Emirates), l’ottavo posto di Alexander Konychev (Corratec-Selle Italia). Completano la TopTen Fabio Christen (Q36.5 Pro Cycling Team) e Timothy Dupont (Tarteletto – Isorex). Come salta all’occhio nei primi dieci non è presente colui che ha dominato gli arrivi a ranghi compatti di questa competizione, Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), rallentato da una caduta avvenuta all’ultima curva e che ha tagliato fuori dai giochi per la vittoria di tappa anche Matteo Moschetti (Q36.5 Pro Cycling Team).
La frazione odierna era iniziata subito in maniera effervescente. I primi 30 Km, infatti, sono stati teatro di una serie numerosa di scatti che non hanno portato a nulla. Più fortunato è stato Fernando Tercero (EOLO-Kometa), che ha definitivamente dato il via alla “fuga buona”. Sulle tracce dello spagnolo si sono poco dopo portati Jay Vine (UAE Team Emirates), Alessio Martinelli (Bardiani), Alejandro Franco (Burgos BH), Gianni Marchand (Tarteletto – Isorex) e Dawit Yemane (BikeAid) e così la situazione si è definitivamente normalizzata. I sei hanno raggiunto un vantaggio massimo di 5’30”. Ovviamente con il passare dei chilometri questo gap è andato calando grazie al lavoro delle squadre dei velocisti. Dopo un periodo di calma apparente, con i fuggitivi a circa quattro minuti dal plotone, gli inseguitori hanno ricominciato a guadagnare terreno.
Ai meno 20 davanti sopravvivono i soli Vine e Yamane, mentre dietro non demordono e vogliono chiudere il gap con la giusta tempistica. Ai meno 14 il gruppo è nuovamente compatto, mentre ai meno 10 c’è il tentativo di Mehmet Sampionbisiklet (Global 6), seguito ai meno 5 da una sortita di Alexys Guerin (Bingoal-WB). Questi e altri ancora più infruttuosi tentativi non hanno minimamente scalfito le intenzioni dei più di arrivare in volata.
Oltre alla caduta di cui si è già scritto, c’è da segnalare il rischio corso dal secondo in classifica Ben Zwiehoff (Bora-hansgrohe), incappato ai meno 20 in una foratura che lo portato ad incassare un ritardo di quasi un minuto, recuperato anche grazie al lavoro del compagno di squadra Denz (che poi, come abbiamo visto, si è preso la soddisfazione di andare a vincere la tappa)
In classifica generale la situazione non è cambiata con Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) che continua a condurre con con 16” su Zwiehoff e con 33″ sul compagno di squadra Harold Tejada.
Ora la corsa proseguirà con sesta tappa, che scatterà da Bodrum per raggiungere in 193 Km Selçuk, dove il traguardo sarà posto al termine di una salita di quasi 5 Km al 7.8% di pendenza media.
Mario Prato

Nico Denz, il vincitore della quinta tappa del Giro di Turchia (foto Stuart Franklin/Getty Images)
12-10-2023
ottobre 12, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
GREE – TOUR OF GUANGXI (Cina)
L’italiano Elia Viviani (INEOS Grenadiers) si è imposto nella prima tappa, circuito di Beihai, percorrendo 135.6 Km in 3h01′56″, alla media di 44.72 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Jonathan Milan (Bahrain – Victorious) e l’irlandese Sam Bennett (BORA – hansgrohe). Viviani è il primo leader della classifica con 4″ su Milan e sul belga Dries De Bondt (Alpecin-Deceuninck)
PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TÜRKIYE
Il tedesco Nico Denz (BORA – hansgrohe) si è imposto nella quinta tappa, Marmaris – Bodrum, percorrendo 180.6 Km in 4h26′27″, alla media di 40.668 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Matthew Walls (BORA – hansgrohe) e l’olandese Cees Bol (Astana Qazaqstan Team). Miglior italiano Matteo Malucelli (Bingoal WB), 4°. Il kazako Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team) è ancora leader della classifica con 16″ sul tedesco Ben Zwiehoff (BORA – hansgrohe) e 33″ sul colombiano Harold Tejada (Astana Qazaqstan Team). Miglior italiano Giulio Pellizzari (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 6° a 1′34″
TOUR OF CHONGMING ISLAND (Cina – Donne)
L’olandese Mylène de Zoete (CERATIZIT-WNT Pro Cycling) si è imposta nella prima tappa, circuito del Chongming New City Park (Shanghai), percorrendo 108.9 Km in 2h34′47″, alla media di 42.214 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’australiana Georgia Baker (Team Jayco AlUla) e la polacca Daria Pikulik (Human Powered Health). Miglior italiana Chiara Consonni (UAE Team ADQ), 4°. La De Zoete è la prima leader della classifica con 4″ sulla Baker e 6″ sulla Pikulik. Miglior italiana la Consonni, 4° a 7″
VUELTA INTERNACIONAL FEMENINA A COSTA RICA
La venezuelana Lilibeth Chacón (Clarus Merquimia Group – Strongman) si è imposta nella prima tappa, Pérez Zeledón – General Viejo, percorrendo 113.4 Km in 3h28′51″, alla media di 32.584 Km/h. Ha preceduto di 1″ la colombiana Karen Lorena Villamizar (Pato Bike BMC Team) e la messicana Marcela Prieto (Pato Bike BMC Team). Nessuna italiana in gara. La Chacón è la prima leader della classifica con 1″ sulla Villamizar e sulla Prieto
11-10-2023
ottobre 11, 2023 by Redazione
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GIRO DEL VENETO
Il francese Dorian Godon (AG2R Citroën Team) si è imposto nella corsa veneta, Tombolo – Vicenza (Monte Berico), percorrendo 107.1 Km in 3h43′05″, alla media di 45.755 Km/h. Ha preceduto allo sprint il norvegese Tobias Halland Johannessen (Uno-X Pro Cycling Team) e il belga Florian Vermeersch (Lotto Dstny). Miglior italiano Luca Mozzato (Team Arkéa Samsic), 6°.
PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TÜRKIYE
Il belga Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) si è imposto nella quarta tappa, Fethiye – Marmaris, percorrendo 165.3 Km in 3h50′17″, alla media di 43.069 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Timothy Dupont (Tarteletto – Isorex) e l’italiano Giovanni Lonardi (EOLO-Kometa). Il kazako Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team) è ancora leader della classifica con 16″ sul tedesco Ben Zwiehoff (BORA – hansgrohe) e 33″ sul colombiano Harold Tejada (Astana Qazaqstan Team). Miglior italiano Giulio Pellizzari (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 6° a 1′34″
PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TÜRKIYE: PHILIPSEN… E SONO TRE
Giù il cappello, Jasper Philipsen ha fatto 18. È lui il plurivincitore di questa stagione e non è detto che si fermi qui. Piazze d’onore oggi per Dupont e Lonardi, primo dei quattro italiani in TopTen. Lutsenko si gode il risultato portato a casa ieri rimanendo ancora in vetta alla generale.
Dopo l’exploit del kazako Alexey Lutsenko di ieri, il Presidential Cycling Tour of Türkiye 2023 torna nella normalità di veder primeggiare il “solito” Jasper Philipsen. Anche oggi il belga della Alpecin-Deceuninck ha dettato la sua legge. A far da corona a questo suo 18° successo stagionale, nessuno come lui in questo 2023, sono stati oggi il connazionale Timothy Dupont (Tarteletto – Isorex) e l’italiano Giovanni Lonardi (EOLO-Kometa). Ai piedi del podio giornaliero sono rimasti Cees Bol (Astana Qazaqstan Team), Álvaro José Hodeg (UAE Team Emirates), Attilio Viviani (Team Corratec – Selle Italia), Luca Colnaghi (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), Matyáš Kopecký (Team Novo Nordisk), Kenneth Van Rooy (Bingoal WB) e Giacomo Ballabio (Global 6 Cycling), per rimanere nell’ambito della TopTen.
La tappa odierna si è sviluppata in maniera abbastanza lineare e scorrendo gli appunti di cronaca risaltano solo i nomi dei pochi ciclisti che hanno provato a evitare la prevedibile conclusione in volata.
Il primo a cercare la soluzione da lontano è stato inutilmente Jay Vine (UAE Team Emirates). L’australiano, desideroso di vendicare la sua défaillance nella tappa di ieri, si è dannato senza successo per portare via la fuga. Questa fase di gara un po’ concitata ha fatto sì che il plotone si spezzasse, anche se per poco tempo, in due tronconi. Più fortunato è stato Nico Denz (Bora-hansgrohe), che si è involato in solitaria ed è stato capace di mettere tra lui e il plotone che lo inseguiva un vantaggio massimo di 3′50″. A rispondere a questo attacco ci ha provato, anche se un po’ in ritardo, Travis Stedman (Q36.5 Pro Cycling). Il suo rimanere nella cosiddetta “terra di nessuno” per lungo tempo lo ha fatto, però, desistere. Con il vantaggio del fuggitivo che diminuiva in maniera esponenziale con l’avvicinarsi del traguardo c’è stato il tentativo di riportarsi sul battistrada di un altro tedesco, Anton Schiffer (BikeAid). Prima che vedesse la testa della corsa il suo tentativo è stato, però, stoppato e da li a poco la stessa sorte è toccata a Denz.
L’ultimo strappo di giornata ha acceso le velleità di Alexis Guerin (Bingoal WB) e Ben Zwiehoff (Bora-hansgrohe), velleità che sono state prontamente spente dalle squadre dei velocisti, già al lavoro per lanciare i propri uomini.
Domani si proseguirà con la Marmaris- Bodrum di 180.6 Km. Il tracciato di gara presenta una parte centrale che potrebbe portare a qualche sorpresa per la presenza di un colle di prima categoria e di un’altro di terza entro i primi 90 Km. Il finale, invece, si presente decisamente più gestibile anche se i ciclisti affronteranno un susseguirsi di strappi fin sul traguardo e difficilmente domani Philipsen e soci dovrebbero arrivare a giocarsi il successo.
Mario Prato

Philipsen vince per la terza volta in questa edizione del Giro di Turchia (foto Bas Czerwinski/Getty Images)