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Malori, due anni fa
Intervista a Il Ciclismo

Piccolo salto nel passato: nel luglio del 2006, Il Ciclismo raggiunse l'allora 18enne Adriano Malori al termine dei campionati europei juniores, dove il parmigiano colse un promettente terzo posto. Riproponiamo per i lettori il testo dell'intervista ad uno dei talenti più promettenti del panorama ciclistico nostrano.

di Leonardo BOSCARDIN

L’età dei sogni è senza dubbio la più bella. Nascondi ogni aspirazione, ogni desiderio nel tuo “cassetto”. Un oggetto di valore inestimabile, in attesa di essere aperto. Quanta fatica per i propri ideali, quanti sacrifici. Per Adriano Malori è giunto il momento di schiudere quel cassetto e dar vita alle proprie speranze. Adriano ha un sogno: diventare un corridore professionista. Quanti ragazzi hanno la stessa ambizione… per lui è differente; la strada che ha intrapreso da quando aveva 7 anni non è più così lunga; la salita sta per concludersi; nulla si è ancora realizzato, ma il cassetto, quello, è stato aperto…
Nato nei primi giorni del 1988 a Traversatolo (PM), Adriano ha cominciato a correre molto presto, ma dopo una serie di eventi casuali. È Claudio Vitali, l’ortolano del paese, a metterlo sopra una sella, facendolo correre nella propria squadra, la Divino Frutta. Tra gli esordienti corre per la Velo Club Fidenza, cominciando ad ottenere qualche risultato. A 14 anni è costretto dall’assenza di formazioni allievi nel parmense ad accasarsi nella Panifico Davoli, a Reggio Emilia. Adriano, ormai diciottenne, sta vivendo grandissime esperienze durante la sua miglior stagione, correndo per il Cycling Team Neal Nizzoli. Si sta rivelando un grande specialista delle prove contro il tempo: quattro sono stati i suoi successi a cronometro, prima del titolo nazionale juniores della specialità.
Il suo successo nella classifica a punti del Bracciale del Cronoman risulta evidente e meritato. Adriano ha potuto così vestire anche la divisa della nazionale agli europei di Valkenburg, lo scorso 13 luglio. La sua non è stata una semplice partecipazione. Il terzo posto conquistato denota grandi abilità anche a livello internazionale.

-Con questo ottimo palmares, la via del professionismo potrebbe non esserti così celata?
Non so, ma lo spero davvero tanto.
-Quindi, consideri il ciclismo esclusivamente come una passione?
No, non solamente una passione. Ogni volta che mi alleno, desidero che tutto ciò, un giorno, diventi il mio lavoro. Ma la passione, comunque, rimane moltissima.
-Hai parlato di lavoro. Quanto tempo toglie il ciclismo alla tua vita privata?
Molto, davvero molto. Direi attorno al 60% del mio tempo. Faccio numerosi allenamenti pomeridiani, di quattro o cinque ore. La sera spesso sono stanco. Inoltre, sono costretto ad allontanarmi da casa per svariati motivi: allenamenti, gare, ritiri…
-Uno degli spostamenti più recenti è quello dei campionati europei a Valkenburg. Cosa hai provato in quell’occasione?
Una grandissima emozione. A fine gara mi sono reso conto che sono stato al livello delle più forti promesse d’Europa. È stata una piacevolissima sorpresa, non me l’aspettavo.

Adriano, tuttavia, non trascura le prove in linea. Il risultato maggiormente degno di nota è sicuramente il secondo posto al campionato nazionale su strada, a Caneva (PN). Il parmense ha rimontato nel finale De Maria (giunto terzo), ma non è riuscito a stare con il vincitore, Alfredo Balloni.

-Cosa ti ricordi di quella magnifica settimana?
Arrivavo con grande convinzione nelle mie possibilità, dopo aver vinto la gara a cronometro. Eppure, ero molto nervoso, teso.
-A cosa hai pensato durante la gara?
Ho pensato esclusivamente a stare davanti, con i migliori. La corsa è stata durissima dall’inizio alla fine: una battaglia continua. Alla fine, però, ho provato un pizzico di delusione. Sono stato coinvolto in una caduta assolutamente evitabile. Peccato, perché potevo davvero fare il colpaccio.
-Il tuo secondo posto, comunque, è dovuto alla rimonta effettuata sul piano. Senti di avere doti da passista o non hai ancora ben definite le tue caratteristiche?
Per il momento credo di essere un passista-scalatore. Infatti, mi trovo a mio agio sia a cronometro sia quando la strada sale. Ma in seguito potrebbe cambiare tutto. Basta vedere l’evoluzione di Petacchi.
-Sappiamo quanto il ciclismo italiano abbia bisogno di giovani cronoman. La specializzazione nelle prove contro il tempo è diffusa a livello dilettantistico?
Certamente. Almeno in questi ultimi anni. Il Bracciale del Cronoman, ad esempio, sta vedendo un progressivo aumento dei partecipanti.

Uno sport in espansione. Pronto ad accogliere l’ennesimo avventuriero, che sogna di affrontare la strada per il resto della propria vita. Adriano ha aperto il suo cassetto, è deciso a portare a termine le proprie ambizioni. L’età dei sogni è bellissima; poter vivere le proprie ambizioni è ancora meglio.

Leonardo Boscardin

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