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TRE BUONI MOTIVI PER...I LUNGHI LUNGOLAGO

Le tante squadre Pro Tour, surclassate finora dalla Csf, chiedono alle frazioni di oggi e domani un motivo di riscatto. Cavendish, che ha superato la prova del nove sulle Dolomiti solo per giocarsi la possibilità di pareggiare il conto con Bennati, non intende lasciar spazio agli avanguardisti. Che ci sarà da attendersi? I tre motivi di Gabriele Bugada.

di  Gabriele BUGADA

Tre buoni motivi per... uno sterrato al 24%.

PRIMO PER VEDERE COM’E’ UNA COSA COSI’
Eravamo rimasti con la curiosità!

SECONDO PER LE RUOTE CHE SLITTANO
Slittano ruote, c’è chi vince, chi perde, chi perde ma guadagna e così via. Nessuna foratura da segnalare, almeno tra i big. Poco di notevole, se non che Di Luca sulla Marmolada ci ha messo davvero l’anima perché nel termometro della cronometro le gambe rispondono sempre impietosamente picche; che Menchov poveretto ha trovato la sua giornata per tirare fuori la "faccia da Tour", speriamo per lui sia l’ultima perché fin lì ci aveva regalato parecchio; che Pellizotti al Giro ci tiene, e con una prova intelligente torna in zona, giusto premio per essere stato l’unico finora a rompere sul serio la paura, a smuovere i torpori.

TERZO PER IL PANORAMA
Non valorizzatissimo dal meteo e dalle riprese, ma bastano gli sporadici scorci incredibili. E anche un centomila persone sul tracciato sono panorama non da poco. Elicotteri RAI con Wagner, citazionismo cinefilo!

Tre buoni motivi per... i lunghi lungolago.

PRIMO PER IL MERCOLEDI’ DELLE CENERI
Penitenziagite, penitenziagite! Di tappe ne restano due, domani incluso, per gli ardimentosi che vogliano arrotondare un bilancio magro sulle tre settimane, specie nelle squadre "Pro Tour" che smanieranno - senz’altro! - per dimostrare di essere le migliori del mondo, altro che le wild card...
Partendo dal fondo del barile - pardon, della classifica sui tempi a squadre - troviamo per distacco una Cofidis, che oltre a dover faticare crediamo MOLTO per difendere il primato di Buffaz nella classifica delle fughe (specialità fughe inutili peraltro), dovrà ingegnarsi per dare un senso alla propria presenza in Italia; nonché nel Pro Tour stesso, verrebbe da dire, se non che in questo Pro Tour c’è proprio di tutto... Subito sopra ecco la Milram, giustificata dall’assenza di Petacchi? Niente affatto, perché non avere alternative ad un singolo velocista non è un merito per una squadra che dovrebbe essere di livello; affidarsi al povero Zabel quasi 38enne per fare qualche podio è davvero scandaloso, quasi oltraggioso verso il monumentale tedesco chiamato senza preavviso a salvare la baracca. E il fatto che Erik sia davanti in generale rispetto a chiunque della Cofidis è divertente quanto sconfortante. Ma forse ora si impegnano per tenere il numero nero di Eichler. C’è poi l’Euskaltel (meglio degli anni scorsi, ed è tutto dire) che assomma i meriti delle precedenti: qualche podio in volata con Koldo Fernandez, qualche fuga a caccia di bottiglie di vino con Agirre, Galparsoro, Lezaun.
Inoltre ci aspettiamo qualcosa in più anche da CSC (quarta nella classifica a squadre e Larsson 14esimo in generale, vabbe’); AG2R, perché sognare Valjavec nei 10 è un po’ poco; Gerolsteiner, perché i possibilia sprecati non contanto come risultati, e arrivare a Milano con uno, almeno uno dei due atleti rimasti in gara è un obiettivo che sa di miseria. FdJeux, alla disperata difesa della classifica EXPO 2015 con Roy, e poi protagonisti solo con Veikkanen, il finlandese skattante, o Hutarovich Yahuheni, che si chiama come la frase che dice quando molla il manubrio.
Fin qui le SETTE insufficienze gravi, i rendimenti impresentabili quanto ingiustificabili: e visto come si distinguono i tre team francesi c’è poco da rimpiangere di aver sacrificato gli altri due che sono Pro Tour...
Insufficienze meno pesanti, ma sempre lontane dal 6 foss’anche politico, per la Caisse d’Epargne, i cui atleti si sono impegnati tantissimo - e va doverosamente riconosciuto - dando vivacità alla corsa, senza però raccogliere nulla di nulla al cubo; per la Lotto, che non può considerarsi salvata da uno spento McEwen né da un acceso Van den Broeck, bravo, bravissimo, sorprendente, ma in fondo perfino a rischio di uscire dai top 10 e senza speranze di maglia bianca a meno di defaillance mostruose di Riccò; un sei-meno-meno alla Rabobank, per un gran Menchov, qui tutt’altro che ad abbronzarsi (mal gliene sarebbe incolto): solo che... fa tutto lui solo, e lui da solo! Imperdonabilmente lasciato privo di ogni assistenza, se riuscisse a piazzarsi sul podio o a vincere una tappa salverebbe la baracca: ma gli altri, darsi una mossa no?
Se nove o dieci dei sedici team "migliori al mondo" non staccano la sufficienza, tra le sei wild card solo una presenta un andamento così negativo, ed è la Barloworld. Anche per loro tanta sfortuna, innegabile, ma ai cinque superstiti - e in particolar modo anche a Gasparotto, seppur allo sbando come dimostrano certi siparietti televisivi - si chiede un colpo di reni proprio in questi due giorni.

SECONDO PER L’ACQUA
Tre laghi, previsioni piovose. Tappa in umido, speriamo che invece che inzuppare le polveri queste vaste distese equoree facciano prendare il largo a qualche bel tentativo. Siamo un po’ stufi di fughe, ma il Giro ancora ci deve qualche azione da finisseur o da gruppetto che parta negli ultimi 25 km.

TERZO PER CHI SI MERITA DI NON AFFONDARE
Forza Caisse d’Epargne! Più probabilmente sulle montagne, ma da ora ogni occasione è buona. Tanta, tanta, tanta buona volontà per una squadra ancora al completo, che ci ha provato più o meno con tutti ma specialmente con un onnipresente Joaquin Rodriguez; come Garate gli anni scorsi sembra che indossare la maglia di campione iberico galvanizzi sulle strade italiane.
Forza Bettini! Anche se la tappa simbolo è Mendrisio-Varese, ogni lasciata è persa: un Giro comunque luminoso, per le fughe dolomitiche incredibili, specie a Pampeago, per il gregariato a Visconti, per le volate in piano e in salita. Un premio la sorte te lo dovrà pur concedere, a meno che non cumuli credito per traguardi più gloriosi.
E poi... Kiryienka, faccia squadrata spesso squadernata da fatica e disperata sfortuna; Zabel, per essere ancora qui e metterci la sua, di faccia, su una squadra a cui lo sponsor chiede parecchio e restituisce pochino.

Non sta certo "per affondare", ma lo cito perché non è affondato: Cavendish si è fatto le Dolomiti SOLO per giocarsi quest’unica tappa, visto che - a differenza di Bennati - Varese non farebbe troppo per lui, e la maglia cicliamino è lontana. Intanto, complimenti. E chi diceva che è grassoccio, che si stacca sui cavalcavia, e così via. Tutto vero probabilmente, e merito che raddoppia.

Gabriele Bugada

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