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L'APPROFONDIMENTO
PESARO-URBINO...E LA VITA FA TIC-TAC

La giornata di riposo come preludio alla seconda metà di Giro. Da domani si farà realmente sul serio e la geografia della classifica potrebbe mutare radicalmente già ad Urbino, sede d'arrivo di una cronometro che rappresenterà la prima cartina di tornasole delle condizioni generali dei big. Con il nostro Federico Petroni ricostruiamo le prestazioni dei 'moschettieri rosa' negli ultimi anni provando ad anticipare i temi della sfida contro le lancette.


di Federico PETRONI



Al pari della matematica, la cronometro non è un´opinione. Non s´improvvisa, è una scienza esatta. Non siamo nella zona della chiaroveggenza, beninteso, capace di leggere attraverso la nebulosa sfera di cristallo del 91° Giro d´Italia. La disciplina dipende infatti da un numero spropositato di variabili: gamba, orografia, chilometraggio, avversari, scelta dei materiali, collocazione. Un sistema praticamente irrisolvibile: non ci si può basare solo sull´empirismo, sulla raccolta dei precedenti per svelare l´arcano della contre-la-montre pesaro-urbinate. Anzi, svelare l´arcano non interessa a nessuno, sarebbe come anticipare il finale di un thriller di Hitchcock nel momento di massima suspense. Il livello di tensione della corsa rosa sta, in queste ore, salendo alle stelle. Abbiamo finora assistito a scaramucce e nemmeno fra tutti i pretendenti alla vittoria di Milano, tanto che Leipheimer, un nome a caso, è stato invitato, in mancanza di convocazione al "Processo alla Tappa", a "Chi l´ha visto?". Ecco perché sezionare la materia significa non improvvisarsi Nostradamus, bensì cogliere alcune sfumature per gustarsi i colpi di genio regalati dalla smithiana mano invisibile, regista del Giro d´Italia.

Partire dalla prova in sé è un imperativo categorico. 39km, i primi 19 piatti da far spavento; i seguenti 20 ondulati come neanche un grafico sinusoidale. Assomiglia alla crono di Recanati all´ultima Tirreno. Una così secca e salomonica divisione tra pianura e collina non si è mai vista, almeno nel recente passato, nelle grandi corse a tappe, dove, se tracciato misto doveva essere, era collocato nella fase centrale della corsa. L´interpretazione è ardua: spingere a tutta all´inizio, può implicare un collasso sui perfidi strappetti verso Urbino; d´altro canto, un approccio soft rischia di pagare dazio anche a livello psicologico. La prova sarà dura, soprattutto per le gambe, ma non dovrebbe aprire crateri cronometrici per una serie di motivi. Seppure ad inizio Giro, e quindi in un momento in cui le differenze al tic-tac sono più marcate, il chilometraggio non è eccessivo e il tratto misto conterrà l´emorragia degli scalatori. Inoltre, il giorno di riposo potrebbe ingolfare alcuni propulsori. Anche quanto a collocazione, la Pesaro - Urbino (10° tappa) rappresenta un fatto eccezionale nella corsa rosa. Nelle ultime sette edizioni, solo nel 2005 (Firenze, 8° frazione) il primo, vero appuntamento con il tic-tac trovò una così precoce sistemazione.

Il primo, sonoro squillo di tromba di un Giro d´Italia sin qui dominato dalla vorticosità dei violini entra in ottica Tour de France, dove le montagne arrivano a classifica già sgranata ma tutta da rimodellare. Anche i rivali appartengono al recente album dei ricordi della corsa transalpina. Impossibile dunque imbastire un concreto confronto tra i pretendenti alla maglia rosa, non avendo, alcuni di questi, mai gareggiato sulle nostre strade. Di Leipheimer si può sottolineare la più totale ambiguità. Alla prima crono del Tour 2007, le buscò un po´ da tutti, Contador compreso, cui cedette 30"; all´ultima, nemmeno sette giorni più tardi, trionfò con più di 2´ sulla maglia gialla. Meglio, dunque, nel finale. Lo spagnolo, alla scorsa Grande Boucle, ha confermato l´attitudine di gioventù contro il tempo: dagli specialisti si difende ma guadagna sugli scalatori. L´interrogativo è la forma. Kloden dispone del pedigree più nobile fra i tre banditi dell´Astana, forte di diversi podi francesi sudati grazie alla specialità della solitudine. Non ne ha mai vinta una di peso, però. Dal canto suo, Menchov non ha il piglio del predestinato, spesso esce dai dieci, come agli ultimi due Tour. Potrebbe pagare più di tutti dazio. Occhio invece a Karpets, il cui corpaccione tradisce la vena dello specialista, cui è riuscito un 3° posto a 1´56" nella crono della Grande Boucle vinta da Leipheimer. Soler pare invece destinato a capitolare, pur non avendo perso gran terreno negli scontri diretti.

I raffronti tra gli italiani si sprecano; mancano i riscontri con i più quotati stranieri. Ripercorriamo le principali crono del Giro d´Italia, dal 2002 in avanti.

Numana, 2002. 14° tappa, 30km; percorso misto (600m di dislivello); Hamilton rifila 1´36" a Savoldelli (deludente 14°) e 1´53" a Pellizotti (19°).

Bolzano, 2003. 15° tappa, 42km; percorso piatto (250m); nella prova vinta da Gonzales, Simoni rifila 2´30" a Pellizotti.

Trieste, 2004. 13° tappa, 52km; percorso misto e tortuoso (400m); Gontchar dà 44" a Bruseghin, 2´18" a Pellizotti e 2´32" a Simoni.

Firenze, 2005. 8° tappa, 45km; una salita (450m); Zabriskie lascia a 44" Savoldelli, 48" Bruseghin, 1´07" Karpets, 1´35" Di Luca, 2´50" Simoni.

Pontedera, 2006. 11° tappa, 50km piatti (19m); Ullrich asfalta Pinotti (1´), Savoldelli (1´19"), Simoni (4´21"), Pellizotti (5´05") e Di Luca (5´13").

Verona, 2007. 20° tappa, 43km poco mossi (300m); Savoldelli vince con 1´16" su Bruseghin, 1´44" su Nibali, 1´57" su Di Luca, 2´02" su Pelizzotti, 2´44" su Simoni, 3´36" su Riccò.

L´atipicità del percorso della Pesaro - Urbino impedisce di snocciolare pronostici certi, anche se potrebbe essere realistico pensare che i distacchi della crono di Verona saranno ampliati, seppur di poco. Le più fresche forze sono bilanciate da un dislivello impressionante, nelle battute finali: oltre 600m, in circa 20km, equivale ad una costante pendenza del 3%. Andrea Tonti, gregario marchigiano di Bettini, giura che l´altimetria è ingannevole: non è segnata una miriade di strappi di 500m molto aspri. Sarà un´occasione per indurre Di Luca e Savoldelli a gettare la maschera, come pure gli Astana ad uscire dall´ombra e Menchov a decidere tra vacanza o impegno. Piepoli, Riccò e Simoni, in ordine di probabile capitolazione, dovranno appellarsi a nascoste forze per reggere l´urto degli specialisti, mentre Nibali sarà chiamato alla prova della maturità. E la vittoria? Non sempre, spesso quasi mai, l´alloro incorona la fronte di un uomo di classifica. Scomparsi McGee e Zabriskie, David Millar potrebbe lavare l´onta di Contursi e cogliere il tassello mancante alla personalissima collezione di successi nei grandi giri. In alternativa, l´ingegner Pinotti.

Quella che si annuncia come la cronometro più appassionante e gravida di vaticini delle ultime edizioni della corsa rosa sta per alzare il sipario sul proprio palcoscenico, sul quale una miriade di fazzoletti colorati svolazzeranno in libertà, rincorrendosi in una lancinante mosca cieca. Se il simbolo del primato non migrerà (confidiamo nella grinta di Visconti), gli equilibri di potenza ne usciranno stravolti e il vaso di Pandora del Giro d´Italia finalmente pronto a sprigionare tutta la sua potenza, il suo spettacolo, la sua vorticosa ridda di emozioni.


Federico Petroni

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