DI FRANCESCO CHICCHI Sesta tappa: dura, nervosa, problematica. Il primo arrivo in montagna ha incoronato un grande Riccò: questi sono i suoi arrivi, non c’era bisogno di pregarlo. E per gli sprinter, ovviamente, sono tempi duri. La partenza è stata abbastanza forte (50-60 km/h) perché tutti volevano andare in fuga, ma ogni volta qualche squadra aveva interesse a ricucire. Quando in tre sono riusciti a partire, il gruppo ha preso un’andatura più “normale”: 40 km/h! I problemi, ovviamente, sono arrivati nei pressi della salita finale. Come previsto (e come è prassi in questi casi), dopo 4 chilometri noi velocisti ci siamo staccati: eravamo circa una cinquantina, tra cui Mc Ewen, Cavendish, Zabel e compagnia bella. Ci siamo difesi abbastanza bene, abbiamo proceduto con un passo regolare e concordato in base alle energie di tutti. Chi sta meglio, chiaramente, sta davanti, mentre quando si scollina e si raggiunge il piano tiriamo a turno con ottimo accordo, tanto che a volte riusciamo anche a guadagnare rispetto a chi ci precede. Domani altra tappa interlocutoria con uno strappo al 10% nel finale che potrebbe fare male: cercherò di farlo a tutta per non perdere troppo contatto, e poi sperare in un arrivo di gruppo. La situazione ideale sarebbe che sin dall’inizio parta una fuga, così il gruppo procede regolare per poi forzare nel finale. E io, ovviamente, dovò esserci.
Francesco Chicchi |