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TRE BUONI MOTIVI PER...SENTIRSI INNAMORATI A MILANO

Come nel 2003 ma con una classifica ancora da scrivere. Alla cronometro tra le strade del capoluogo lombardo il compito di incoronare il Re del Giro e di stabilire le posizioni nella top ten. Contador chiamato a rintuzzare Riccò per la rosa; Bruseghin resta alla finestra, controlla il terzo ma sogna il secondo; Menchov proverà a scavalcare Pellizotti e Sella; Van Den Broeck all’assalto di Di Luca. Saranno questi i temi caldi, senza dimenticare che alla ’gara nella gara’ si accompagnerà anche quella per il successo di giornata. Chi sarà l’ultimo vincitore di tappa del 91esimo Giro d’Italia? Di Gabriele Bugada.

di  Gabriele BUGADA

Tre buoni motivi per... una tappa "piatta".

PRIMO PER IL NULLA
Nulla nulla magari no, ma poco. Simoni ci prova ad andarsene, ma Riccò lo insegue con troppa premura: e allora il trentino si rialza, perché per la sua fuga vuole aria e libertà, non i mastini di mezzo gruppo alle calcagna. Sella ci prova, ma qui non ne ha: per sua fortuna. Riccò forza ma non scatta. E’ tornata la paura dei primi giorni, con tanta fatica in più e un po’ di voglia in meno, sentendo la corsa già inesorabilmente incastrata sull’Aprica. Selezione da dietro, in discesa vanificatasi; se non per Di Luca, che paga con un isolamento fatale la difficoltà... dei 1000 metri più facili della salita. Ma quando le gambe si svuotano i metri finali sono i più spietati. Poi fatti e scatti sono decisi dalla diplomazia dei grandi ammiragli, ricompense ai fedeli, premi alla carriera, ma spunti tecnici pochi pochi pochi.

SECONDO PER LE CHIACCHERE
Che gran parlare si è fatto nel gruppetto dei migliori per tutta l’Aprica. Qui più che vedere ci sarebbe piaciuto sentire! Corridori con la mano sempre al cuore, a schiacciare l’interruttore e far gran discorsi con l’ammiraglia. Corridori che chiaccherano amabilmente, o meno amabilmente. Riccò che fa la spola tra i quattro cantoni per elemosinare aiuto, dispensare affronti, o solo comprovare che nessuno si sogna di lasciarlo andare. Quando c’è il fiato per questo gran parlare, lo spettacolo piange.

TERZO PER IL CONTROLLO
La tappa si decide in gran parte sul Gavia. Si susseguono attacchi in serie, ben quattro squadre importanti cercano di assicurarsi un appoggio in fuga da proiettare in anticipo oltre il Mortirolo per gestire al meglio l’Aprica. La Diquigiovanni con Ochoa, Bertolini, Illiano; la Liquigas con Wegelius; la Lpr con due "pezzi da novanta" come Bosisio e Spezialetti; l’Astana con Colom. Ma i padroni delle fughe, la squadra di gran lunga più "in palla" del Giro (primi di quasi un’ora nella classifica Fast Team per tempi, secondi di pochi punti dietro la Liquigas di Bennati nella classifica Super Team a punti), sono ovviamente i CSF. Cuapio e Baliani fanno il bello e il cattivo tempo, e con una sequenza ben studiata di scatti e attese fanno fuori tutti gli indesiderabili, tenendo con sé solo il desideratissimo Colom che verrà trainato senza assaggiare il vento fino al Mortirolo. Colom passa così "in vetta al Giro" sul Mortirolo, e la sua presenza di fatto blocca ogni esasperato affondo offensivo, visto che Contador - anche qualora perdesse contatto - avrebbe la garanzia di una "motrice a perdere" per l’Aprica.

Rigore inflessibile da parte di chi ha condotto l’andatura sull’Aprica, in specie Colom e Bruseghin. Un dosaggio minuzioso di trenate e frenate per premunirsi contro il rientro di Di Luca - destinato ad affondare nella relativa solitudine che lo affiancava al solo Karpets - e per dilatare al contempo il vantaggio di quegli "uomini giusti" che decollassero verso i tre abbuoni fatali. Suggestivo vedere come, grazie al continuo controllo delle ammiraglie (vedi sopra), le flessioni di Simoni o Rodriguez fossero accompagnate dalle adeguate pause nel gruppo per scongiurare ogni ricongiungimento o effetto ponte. Va detto che in questa fase, giustamente, ognuno ha fatto il proprio interesse, fortunosamente e fortunatamente coincidente con quello della maglia rosa. Fortunosamente e sfortunatamente per Riccò, coincidente anche con la diffusa smania di dare una bella lezione al modenese chiaccherone. Un film: Ogni maledetta domenica, di Oliver Stone. La partita sotto la pioggia: oggi non pioveva ma la morale è la stessa.

Tre buoni motivi per... sentirsi innamorati a Milano.

PRIMO PERCHE’ IL GIRO FINISCE A MILANO
Una cronometro assegna distacchi. E in una delle classifiche più corte degli ultimi anni, distacchi che contano. La strada ha distribuito gli atleti in modo da rendere ardui i sorpassi, più ovvie le conferme. Ma Bruseghin potrebbe salire un altro (...uno?) gradino del podio. Menchov potrebbe piazzarsi nei cinque, o a ridosso del podio addirittura, alla faccia di chi lo pensava venuto a far palestra: e invece, su un tracciato non certo amico, il russo ha sfoggiato il suo carattere d’acciaio dimostrandosi praticamente sempre all’altezza (o meglio) di Contador in salita, pagando quasi paradossalmente un dazio pesantissimo nelle cronometro. Di Luca dovrà difendersi dal talentuoso Van den Broeck. Nibali potrebbe arrivare a ridosso dei 10 scavalcando Baliani, e soprattutto mettendo alla prova la propria graduale maturazione. Bettini ha 3’ di comodo margine per assicurarsi un piazzamento nei 20 tutt’altro che spregevole, soprattutto simbolico di un Giro corso senza vittorie ma con profonda dedizione e rispetto per la gara.
Dimenticavo: Contador deve pur sempre badare a non cadere, per fortuna la pioggia si fa da parte per questo finale.

SECONDO PER LA SFILATA
Rivediamoli passare, i ciclisti che ci hanno emozionato nelle ultime tre settimane. Uno ad uno. Tutti grandi, tutti arrivati in fondo a un Giro più fremente che fulgido, faticosissimo.

TERZO PER LA CLASSIFICA... DI TAPPA
Contador-Balmamion? Questo dubbio assilla Sgarbozza già da qualche giorno (oltre alla pronuncia di "Balmamion"). Lo spagnolo, scuola Armstrong, dice che della vittoria di tappa non gli importa nulla, anche se la solerte De Stefano traduce che "si impegnerà per vincere la tappa". A qualcun altro però potrebbe importare eccome.

Siamo curiosi di vedere tra tutti, più o meno o per nulla specialisti, come si distribuiranno i distacchi di giornata in una crono piatta dopo un Giro tanto mosso, e che ha lasciato tutti appesi al gancio come stracci zuppi.

Per la vittoria, oltre agli uomini di classifica (il leader, poi Menchov che merita un premio all’impego, Bruseghin che vuole il bis, Nibali in cerca di un miracolo), ci sono i delusi come Leipheimer o l’alcolico Millar, Pinotti sempre più dimesso da Urbino; c’è Savoldelli che se ripresosi potrebbe far valere il fondo e la forma; ci sono i pistard da Ignatiev a Ermeti passando per gli inglesi; c’è Voigt, che ha fatto le prove generali della distanza a Varese; ci sono Gusev e Larsson, perché non si sa mai. Infine, se qualcuno alla Milram si ricordasse di essere stato un cronoman sai mai che si trovi mezzo sponsor per l’anno prossimo? E... non dimentichiamo Sella, puta caso "nella manica" abbia anche il poker! Sinceramente: speriamo di no. Poi con Lara come fa, "la sposa" quattro volte?

Gabriele Bugada

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