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TRE BUONI MOTIVI PER...PASSARE DAL LIDO ALLE TERME

Anche ieri, nonostante un esito scontato, la frazione ha fatto registrare spunti degni di nota sui quali il nostro Gabriele Bugada invita a riflettere. Perchè seguire la cavalcata odierna? Il dato dei cinque corridori raccolti in soli otto secondi rappresenta solo il primo motivo...

di  Gabriele BUGADA

Tre buoni motivi per... aver guardato un’altra tappa di ballo liscio.

PRIMO PER LO SPECCHIETTO (E LE ALLODOLE)
Rik si avvicina all’ammiraglia, il direttore sportivo ripiega lo specchietto per parlargli da vicino con un rischio di meno. Piccole attenzioni. Forse sono queste che evitano le cadute, come rivela il replay delatore che inchioda alle proprie responsabilità un FDJ, colto lunedì nell’atto di schiodare la mano dal manubrio nel momento meno adatto. Niente curve, niente rotaie, a causare il capitombolo e la rabbia di Riccò. Le insidie delle strade sicule, innegabili quanto comuni a tanti luoghi e tante epoche della storia del ciclismo, non sono niente a confronto degli scherzi di nervi troppo laschi o troppo tesi.

SECONDO PER LO SCIOPERO
Non si è proprio capito se Verbrugghe volesse approfittare di un eventuale sciopero, o lanciarsi in fuga solitaria come forma alternativa di protesta, a sostituire quello sciopero parso improbabile già mentre se ne chiaccherava sul traghetto. Comunque sia 160km in solitaria non sono una boutade, anche se il ritmo non è da strapazzi e regala al gruppo un po’ di sciopero bianco; non che il buon Rik, nuovamente amico del vento, non ci dia dentro: la 4^a ora la pesta ancora a quasi 44km/h di media, con ben oltre 100km sulla groppa. Però tranne lo staff RAI - che non va biasimato, fa il suo mestiere nell’imbastire illusioni! - all’inafferrabilità del sindacalista solitario credevano proprio in pochi. In ogni caso gli istinti più malsani, tirannici e padronali dello spettatore inducono a chiedersi se un modo per non perdere i massaggi possa essere l’arrivare con medie meno turistiche, in tabella di marcia per così dire; proseguendo l’andazzo degli ultimi Giri, nei quali sforare i 40km/h di media in tappe simili non pareva una bestemmia. Però siccome a dirlo sembra di incoraggiare il doping, o meglio, e più seriamente, poiché i corridori hanno il sacrosanto diritto di correre come gli pare, accontentiamoci di incassare, e anzi ringraziarli per la decurtazione di un Processo alla tappa quanto mai scipito. Comunque forse è questo il segreto del passo sfiancante del Tour, altro che la lotta per ogni vittoria: con i super-trasferimenti imposti oltralpe se non ci si sbriga al traguardo, si finisce in albergo ben oltre mezzanotte.

TERZO PER IL PONTE
Bello il ponte di Catanzaro, anche se questo non vuole affatto essere un incoraggiamento ad erigerne altri per alleviare le sofferenze dei corridori nel trasferimento sullo Stretto. Loro preferirebbero senz’altro farlo in bici che in traghetto, ma la grandezza dell’opera si ridurrebbe a questo. L’associazione libera indotta dalla vista di quel viadotto è immediata: HIGH ROAD! E allora, complimenti al giovane Cavendish, impertinente come la nitroglicerina e come da speranze del lunedì, ma complimenti pure al giovanissimo e fenomenale Tony Martin, e complimenti al miglior-giovane Morris Possoni, che l’altro ieri si è preso in sordina una maglia più bianca del bianco HR (ma lo segnaliamo ora perché la maglia l’aveva in corsa martedì, e perché solo scoprendo della foratura di Sorensen siamo divenuti certi che non fosse l’ennesima invenzione delle scompaginate classifiche internet made in Gazzetta!).

Tre buoni motivi per... passare alle Terme.

PRIMO PER LA CLASSIFICA
Sono in cinque, in otto secondi. Pellizotti ha promesso un regno lungo, e ad Agrigento ha dimostrato di avere la gamba ben salda, quando si tratta di tenere la cavezza ai più veloci. Ma Di Luca potrebbe anche pensare a quanto bene gli farebbe salire fino a Pescocostanzo già insignito del primato: tanto più che fa correre i suoi come se la rosa già l’avesse, quindi nemmeno capitalizza il risparmio. Poi c’è Nibali, che tra l’altro... lotta ANCHE per la maglia bianca! E poi: attenzione ai buchi, gli ultimi 20km potrebbero essere lanciatissimi, e se si finisce su qualche vagone sganciato la classifica può deragliare.

SECONDO PER LA TAPPA
Bell’arrivo: impegnativo, con pendenze intorno all’8% prima della linea, ma meno secco di Agrigento, più aperto. Più magro e arrabbiato Bettini. Sempre più arrabbiato Gasparotto. Sempre tranquillo Rebellin. Eccetera, eccetera, eccetera! Sarà forse più difficile frantumare il gruppo, ma molto dipenderà da come ci si arriva.

TERZO PER LA FUGA
La speranza è l’ultima a morire, vera specialista in fughe a lunga gittata. Chissà mai che lasciando troppa mano libera a chi evada dagli scogli cosentini o dal Fortino, non si rischi di faticare a sbrogliare la matassa in un finale nervoso, sul budello di Buccino. O se proprio qui qualcuno aprisse il gas ai trenta dall’arrivo, approfittando di un gruppo magari sfrondato e sfiatato dall’ascesa? Difficile, difficilissimo, viste le premesse di cui sopra - e viste le prime tappe. Ma la speranza...

Gabriele Bugada

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