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DELFINATO E SVIZZERA AI RAGGI X


Archiviate le due corse a tappe “giugnole” ecco la pagella comparata di Criterium del Delfinato e Tour de Suisse. Matteo Novarini ha passato in rassegna i principali protagonisti messisi in luce nelle due manifestazioni, a cominciare dai vincitori assoluti, lo spagnolo Valverde e lo svizzero Cancellara. Nessuno ha ottenuto la valutazione massima, quasi tutti sono stati promossi. Rimandati i corridori del Benelux (Gesink a parte), clamorosa (ma non tanto inaspettata) bocciatura per il Tour de Suisse.

ALEJANDRO VALVERDE: 9,5
Non prende 10 solamente perché gli è mancato il successo parziale, per quanto abbia deliberatamente rinunciato a quello sul Mont Ventoux, gentilmente concesso a Szmyd, e non lo abbia successivamente neppure inseguito. Per Valverde, ormai sicuro al 99% di non poter prendere il via da Monaco per il Tour de France, il Giro del Delfinato era il grande obiettivo di questa parte di stagione, e il murciano, deludente sulle Ardenne, non lo ha fallito. La sua corsa è stata sostanzialmente perfetta: eccellente difesa nelle due prove contro il tempo di Nancy e Valence, conquista della maglia gialla al primo arrivo in salita, difesa neppure troppo affannosa del primato sulle rimanenti montagne, anche contro un Evans in grandi condizioni di forma. Forse proprio l’australiano era in realtà il più forte di questo Delfinato, ma la cosa aggiunge, se possibile, ulteriore valore all’affermazione di Valverde, capace di sopperire con una condotta di gara impeccabile al piccolissimo divario rispetto a Cadel. Forse Valverde non vincerà mai un Grande Giro al di fuori della Vuelta, perché la tenuta sulle tre settimane non convince del tutto, ma in corse a tappe brevi è forse il numero uno al mondo in questo momento.

CADEL EVANS: 8
Come detto analizzando la prestazione di Valverde, forse era il più forte in assoluto, ancor più del murciano. Tuttavia, ancora una volta l’australiano non è riuscito a rispettare un pronostico che lo vedeva come favorito numero uno della corsa dopo la cronometro, incappando in una giornata negativa proprio nel giorno del Mont Ventoux. Purtroppo quella di perdere in un giorno quanto acquisito nel resto della corsa sta diventando un’abitudine per Evans: al Giro 2002 crollò in rosa nella tappa di Passo Coe, al Tour 2007 incappò in una giornata no a Plateau de Beille, lasciando per strada quasi 2’, alla Grande Boucle dello scorso anno ha ceduto oltre 2’ a Sastre in occasione dell’ultimo arrivo in salita, all’Alpe d’Huez. Va dato atto a Cadel di aver poi provato in tutti i modi a riprendersi la maglia gialla, prima sul secondo arrivo in salita, a Saint-François-Longchamp, quindi sull’ascesa di Saint-Bernard-du-Touvet nella frazione di Grenoble, ma, pur dando l’impressione di avere qualcosa in più anche rispetto a Valverde, non è riuscito a scavare tra sé e lo spagnolo il piccolo gap sufficiente a tornare in vetta. In ottica Tour de France, Evans è comunque sembrato il più brillante tra coloro che tra un mese si contenderanno la maglia gialla più importante. Secondo alcuni, tra i quali ci inseriamo, è stato anche troppo brillante. Un Evans così non lo si vedeva da tempo, forse, anzi, l’australiano non è mai stato così forte; ma al Grand Départ manca ancora molto, e il Tour si accenderà davvero solo nell’ultima settimana. Non sarà facile per il leader della Silence – Lotto mantenere così a lungo questa forma.

ALBERTO CONTADOR: 7
Merita un buon voto perché il 3° posto era il miglior risultato cui il Contador del Delfinato potesse aspirare. Crediamo che la condizione del madrileno non fosse superiore al 70%, ragion per cui l’essere rimasto quasi sempre con Evans e Valverde, decisamente più in forma, è per lui un segnale più che confortante in ottica Tour. Tuttavia, non possiamo fare a meno di far notare il comportamento di Contador nei confronti dei due corridori che si sono giocati la generale: Alberto ha costantemente rintuzzato gli attacchi di Evans nelle ultime due tappe, svolgendo un magnifico lavoro di gregariato per Valverde. Il che non sarebbe affatto scorretto, se il tacito accordo tra i due spagnoli non fosse stato esplicitato dall’amichevole pacca sulla spalla con cui la maglia gialla ha ringraziato il prezioso alleato in cima all’ultima salita di questo Delfinato, l’ascesa di Saint-Bernard-du-Touvet, su cui Evans aveva sparato le ultime cartucce per tentare di ribaltare le sorti della generale. Come abbiamo avuto modo di dire commentando quella tappa, non sarà certamente né la prima né l’ultimo accordo di questa natura, e non ci sentiamo pertanto di ritenerlo scandaloso; tuttavia, patti del genere nascono generalmente affinché entrambi le parti coinvolte ne traggano benefici. Resta invece da capire cosa abbia guadagnato Contador da questa alleanza, a parte la gratitudine di Valverde e della sua squadra.

ROBERT GESINK: 7
Non c’è che dire, Gesink ha la stoffa giusta. A 23 anni appena compiuti, Gesink non ha mai concesso un metro a Contador ed Evans, fatta eccezione per la manciata di secondi persa sullo strappo verso la cittadella di Briançon, mentre Valverde è riuscito a staccarlo soltanto sul Mont Ventoux, dove l’olandese ha a sua volta preceduto di una ventina di secondi i duellanti del Tour 2007. È dunque mancato soltanto l’acuto al Delfinato dell’olandese, che non ha comunque difettato di intraprendenza, provandoci soprattutto nel tappone di Saint-François-Longchamp, dove la vittoria gli è sfuggita solamente per via del mancato ricongiungimento con il fuggitivo Moncoutié. Purtroppo per Gesink, il Tour difficilmente gli riserverà soddisfazioni maggiori, dal momento che sarà chiamato, come è logico che sia, ad assistere Denis Menchov nel suo inseguimento della doppietta Giro – Tour, ma di questo passo basteranno poche stagioni a Robert per ritagliarsi un ruolo più importante di quello di gregario di lusso.

TOM BOONEN: 5
Travolto poche settimane prima del via da un nuovo scandalo per un’altra positività alla cocaina, ci si attendeva dal belga una reazione sulla strada in questo Delfinato, agevolata peraltro dal fatto che tutti i velocisti di vertice, da Cavendish a Bennati, passando per Freire e Hushovd, avevano scelto invece di preparare il Tour de France disputando il Tour de Suisse. Tornado Tom è invece rimasto all’asciutto, venendo clamorosamente sconfitto da un grande Angelo Furlan nell’unico arrivo a ranghi compatti della corsa, a Digione. Il giorno successivo, nella frazione con arrivo a Saint-Etienne, ci si attendeva un riscatto da parte sua, ma la QuickStep ha iniziato troppo tardi ad inseguire la fuga che ha alla fine premiato con tappa e maglia gialla l’olandese Terpstra. Una prestazione dunque decisamente incolore per Boonen, che forse, per potersi testare su più traguardi, avrebbe fatto meglio a scegliere, al pari degli altri big degli sprint, un Tour de Suisse che gli avrebbe offerto più opportunità.

FABIAN CANCELLARA: 9
Iniziamo le pagelle del Tour de Suisse, come logico, dal vincitore. Cancellara ha conquistato il primo Giro di Svizzera in carriera con pieno merito, dominando le due prove a cronometro come non gli riusciva da tempo, e contenendo i danni alla grande sulle pochissime salite che gli organizzatori hanno inserito nel percorso 2009. Proprio questa povertà di grandi montagne fa però sì che Fabian non possa arrivare al massimo dei voti: con un percorso del genere, con i fratelli Schleck al suo servizio, e con avversari non certo paragonabili ai protagonisti del Giro del Delfinato, la vittoria di Cancellara è parsa quasi naturale. Un ulteriore aiuto gli è venuto dalla scarsa combattività dei suoi rivali, che, fatta eccezione per Valjavec, all’attacco da lontano nella frazione di Stafa, non hanno neppure mai provato seriamente a staccare il beniamino dei tifosi elvetici. Insomma, troppo poche le difficoltà incontrate da Cancellara sulla via di Berna perché il voto possa andare oltre questo 9, che testimonia comunque come sia più che meritata l’affermazione del corridore della Saxo Bank.

TONY MARTIN: 8,5
In un Tour de Suisse davvero poco entusiasmante dal punto di vista dello spettacolo, il tedesco ne è stato il maggiore animatore, il corridore che più di ogni altro ha provato a fare la differenza su quelle pochissime salite che potevano indurre a qualche azione. Ci ha provato sin da Serfaus, per finire a Crans Montana, dove ha raccolto un meritatissimo successo di tappa, resistendo nel finale alla rimonta di Cunego. Altrettanto meritato è il suo secondo posto in classifica generale, a 2’02’’ da un Cancellara che su un percorso del genere non era obiettivamente battibile, frutto anche di eccellenti prove contro il tempo. A coronare il tutto è poi arrivata la maglia rosa di miglior scalatore, che peraltro il tedesco aveva già conquistato quest’anno alla Parigi – Nizza. La tenuta in salita c’è, quella a crono pure, l’anagrafe è dalla sua (è del 1985): le premesse perché Martin, di qui a qualche anno, possa ambire ad un podio più prestigioso di quello del Tour de Suisse ci sono tutte.

ROMAN KREUZIGER: 7
Prestazione forse un po’ al di sotto delle attese per il vincitore dell’edizione 2008, che però, rispetto ad un anno fa, è probabilmente arrivato in Svizzera con una condizione di forma inferiore, per via di una preparazione giustamente incentrata più sul Tour de France. Kreuziger ha comunque provato a lasciare un segno su questo Tour de Suisse, oltre al comunque più che discreto 3° posto finale, sfiorando la vittoria di tappa a Vallorbe/Juraparc, venendo beffato da Kirchen a 200 metri dal traguardo. Considerate le due settimane di intervallo tra la fine del Giro di Svizzera e l’inizio del Tour, i segnali forniti da Roman in terra elvetica sono stati confortanti, e lo stato di forma del ceco è probabilmente quello giusto per chi punta ad essere protagonista alla Grande Boucle il mese prossimo.

ANDREAS KLODEN: 6
Rifilare un’insufficienza ad un corridore che ha chiuso al quarto posto un Giro di Svizzera ci pareva eccessivo, ma non ci sentiamo di assegnare al Tour de Suisse di Kloden più di un 6 stiracchiato. Dopo un promettente esordio, con il terzo posto nella crono inaugurale, a 22’’ da Cancellara ma a soli 3’’ da Kreuziger, primo dei terrestri, si è via via perso in un anonimato da cui il tracciato gli ha dato poche possibilità di uscire, ma che anche lo stesso capitano della Astana ha fatto poco per superare. Per vedere un Kloden protagonista si è dovuta attendere la penultima tappa, quella di Crans Montana, dove il tedesco ha provato un paio di allunghi per mettere in difficoltà Cancellara, per la verità apparsi più dettati dalla volontà di assolvere il proprio compitino anziché dalla convinzione di poter fare male all’avversario. Anche nell’ultima cronometro Kloden non è stato all’altezza dei suoi giorni migliori (9° a 2’09’’ da Cancellara), e il 4° posto finale è stato dovuto più che altro alla facilità del tracciato, che non ha dato modo agli scalatori di acquisire un qualche margine, e al cedimento clamoroso, quanto meno nelle proporzioni, di Valjavec, fermo nella prova contro il tempo di Berna. Per lui potrebbe valere lo stesso discorso fatto per Kreuziger, ossia che a due settimane dalla partenza del Tour è giusto che la forma non sia al top, ma con Contador e Armstrong in squadra dubitiamo che il ruolo di Kloden, sulle strade francesi, possa andare oltre quello di luogotenente di lusso.

FRANK & ANDY SCHLECK: 5,5
Eravamo tentati dall’assegnare un “senza voto” ai fratelli Schleck, la cui corsa è stata così simile da meritare un giudizio unico. Di fatto, i due, partiti nel novero dei favoriti per il successo finale, sono stati ben presto costretti a sacrificare le loro ambizioni di classifica alla causa di Cancellara. A dire il vero Andy ha fatto qualcosa in più del fratello, sfiorando il primato in classifica con la lunga fuga della tappa di Stafa, ma la crisi del giorno successivo nella non esattamente proibitiva frazione di Serfaus ha vanificato l’exploit. Frank, dal canto suo, ha vissuto un TdS da gregario vero e proprio, macchiato però anch’esso da una giornata nera nella tappa di Juraparc. Insomma, dai fratelli più famosi di Lussemburgo era lecito attendersi qualcosa di più. In ottica Tour, gli alti e bassi delle loro prestazioni in terra elvetica hanno alimentato il solito interrogativo, riguardante in particolare Frank: possono davvero vincere un Grande Giro? Il talento c’è senz’altro, ma specialmente il più grande dei due non sembra avere quella regolarità e quella tenuta necessarie per conquistare un Tour de France.

DAMIANO CUNEGO: 7-
I risultati sono da 7. Il meno è dovuto a quella propensione all’attacco che rimane prossima allo zero. Sul piano dei risultati, come detto, il Tour de Suisse di Cunego può essere ritenuto pienamente positivo: è mancata la vittoria, ma sono arrivati un 2° e un 3° posto parziali, oltre al forse ancor più importante 6° posto finale. Soprattutto, si è finalmente rivisto un Cunego capace almeno di restare con i migliori in salita, invece di quello pesante e in crisi esistenziale che al Giro pagava secondi sugli arrivi in salita da corridori come Wiggins (Alpe di Siusi). Resta però da recuperare il corridore scattante, agile ed esplosivo che aveva fatto innamorare di sé i tifosi italiani cinque anni fa, che da allora non si è praticamente più visto: Cunego non ha mai neppure provato uno scatto nei nove giorni di corsa, a meno di non considerare tale la tardiva reazione all’allungo di Martin nel finale della tappa di Crans Montana. Rispetto al tremendo Giro disputato da Damiano, i passi avanti sono comunque stati parecchi.

MARK CAVENDISH: 8,5
In condizioni normali, in questo momento, è difficile trovare un velocista che possa pensare di batterlo in uno sprint. Ce l’ha fatta Alessandro Petacchi al Giro d’Italia nella 2a tappa, ma il corridore dell’Isola di Man si è ampiamente rifatto sconfiggendo nettamente lo spezzino nei successivi tre testa a testa. Questo Tour de Suisse vedeva al via forse il velocista più quotato per poter rappresentare una seria minaccia al dominio di Cavendish negli sprint, Daniele Bennati, ma anche per l’aretino non c’è stato nulla da fare: due volate di gruppo “regolari”, due vittorie di Cavendish. Oltre a Bennati, sono stati annichiliti avversari quali Freire, Hushovd e Ciolek. Dando un’occhiata al percorso del prossimo Tour de France, le possibilità per i velocisti, senza considerare le fughe, potrebbero essere otto-nove. In queste condizioni, lo strepitoso poker dell’anno passato potrebbe addirittura essere migliorato.

TEAM COLUMBIA – HIGH ROAD: 9
Stesso voto del vincitore per una squadra che è stata l’autentica dominatrice del Tour de Suisse per quanto riguarda i successi parziali. Il Giro di Svizzera della formazione americana è partito bene, con quattro atleti nei primi dieci nel prologo (Hincapie, Martin, Kirchen, Monfort), per poi decollare sin dal giorno successivo, con il successo di Eisel sul particolarissimo traguardo in costante falsopiano di Davos, che ha aperto una serie di sei successi in sette tappe, interrotta solamente dalla vittoria di Breschel nella frazione di Stafa: Cavendish a Lumino (3a tappa), Albasini a Serfaus (5a), ancora Cavendish a Bad Zurzach (6a), Kirchen a Vallorbe/Juraparc (7a), Martin a Crans Montana (8a). A ciò va aggiunta la presenza di tre corridori nella top ten finale, con Martin 2°, Kirchen 9° e Monfort 10°. Alla luce di questi risultati, ci sentiamo di incoronare proprio la Columbia – High Road come squadra regina di questo Tour de Suisse, anche più di una Saxo Bank che ha comunque raccolto le altre tre tappe e ha conquistato il successo finale con Cancellara.

PERCORSO TOUR DE SUISSE: 4 - PERCORSO GIRO DEL DELFINATO: 8,5
Abbiamo già accennato più volte al percorso del Tour de Suisse come alla ragione dell’eccellente risultati di alcuni o delle deludenti prestazioni di altri, perciò ci pare giusto chiudere proprio parlando del tracciato, messo a confronto con quello della quasi contemporanea corsa francese. Il paragone, a nostro modo di vedere, è impietoso. Come detto qualche giorno fa, in questi anni mai ci era capitato di vedere un percorso “ad personam” come quello di questo Tour de Suisse, piuttosto chiaramente disegnato su misura per Fabian Cancellara: arrivi in salita facili, per di più con conclusione della salita sempre 1-2 km prima del traguardo, caso mai il bernese avesse perso qualche secondo, evitando scientificamente i colli più duri, o collocandoli a minimo 60 km dal traguardo (Arlberg, San Gottardo, Lucomagno), e due prove contro il tempo per dar modo al bernese di scavare tra sé e gli altri il divario che poi il corridore della Saxo Bank ha effettivamente costruito. Viceversa, quello del Giro del Delfinato è a nostro giudizio il percorso più riuscito di questa stagione ciclistica, che per la verità a livello di tracciati non è stata felicissima, dopo quello della Parigi – Nizza. Il principio che ha guidato gli organizzatori del Dauphiné Libéré è abbastanza chiaro: anziché ricercare l’equilibrio con una discreta dose di salite e un discreto numero di chilometri contro il tempo, meglio tentare di raggiungerlo con tanta crono e tanta montagna. Idea tutto sommato condivisibile, specie alla luce del bello spettacolo che la corsa ci ha poi offerto: fatta eccezione per la tappa di Briançon, dove l’Izoard è stato mortificato dalla prudenza dei big, i grandi nomi non si sono per il resto fatti troppi problemi ad attaccare, con un Valverde arrembante sul Mont Ventoux, prima di passare a difendersi dagli innumerevoli scatti di Evans nel tappone di Saint-François-Longchamp e sulla breve ma durissima ascesa di Saint-Bernard-du-Touvet nella frazione di Grenoble. Nel complesso, comparando i due tracciati e le due corse, risulta evidente che la corsa la fanno i corridori, ma che per poter assistere ad un bello spettacolo non si può prescindere da un percorso all’altezza. Il che, in ottica Tour, un po’ ci allarma.

Matteo Novarini

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