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GIALLO QUOTIDIANO
LA CACCIATA DI RICCO'

Riccardo Riccò è stato trovato positivo ad un derivato dell’EPO (CERA) nella crono di Cholet. Di seguito non troverete difese d’ufficio, né striduli appelli, né sterili attacchi al sistema. La vicenda è più complicata delle apparenze e Federico Petroni tenta di collegarne, poche ore dopo la rivelazione, i tasselli.

di Federico PETRONI

Riccò positivo. La notizia della positività al test dell’EPO dello scalatore modenese è francamente la peggiore mazzata per il ciclismo italiano dall’infausta mattina del 5 giugno a Madonna di Campiglio, quando Marco Pantani fu cacciato dal Giro d’Italia per uso della stessa sostanza. Più della mezza confessione di Ivan Basso in relazione al suo coinvolgimento in Operacion Puerto. Quella di Riccò è una pugnalata in pieno cuore; quella del varesino una morte lenta, non meno agognante, cui si arrivò più preparati.

Riccò positivo. La notizia raggiunge il gruppo quando già tutto è pronto per salpare verso Narbonne. Gendarmi che avviluppano il corridore, volanti attorno all’albergo, manette che luccicano tremende sotto il sole di mezzogiorno. Una bordata di fischi investe il doloroso annuncio. Esattamente dieci anni fa, la Festina veniva cacciata dal Tour de France. Allora si vide una riprovevole solidarietà tra le squadre, soprattutto spagnole, indignate a tal punto dalle “intromissioni” delle autorità nei loro affari da minacciare lo sciopero e da abbandonare la corsa. Va detto che i medici di due tra i team più agguerriti erano Nicolas Terrados (Once, condannato nel processo Festina) ed Eufemiano Fuentes (Kelme). Oggi, questo triste spettacolo non si è visto, anche se forse abbiamo assistito ad una pièce ancora più avvilente: l’ipocrisia.

Riccò positivo. La Saunier Duval abbandona in blocco il Tour de France. L’immediato suggerirebbe una sentenza: i controlli funzionano. C’è quindi da attendere altri casi, essendo numerose le lettere della morte inviate dalla AFLD nei giorni scorsi ai corridori sospetti. Quando il fellone è Tricki Beltran o Moises Duenas, passi che i compagni provino a tirare innanzi. Quando ad essere pizzicato è il capitano (o l’uomo carismatico, Cobo ci insegna), il morale reagisce diversamente. Peggio di tutti sta Pietro Algeri, diesse e guru del vincitore delle tappe di Super Besse e Bagnères de Bigorre. Il volto distrutto di un uomo può soltanto indicare un’immane delusione. Resta da stabilire nei confronti di chi: Riccò o altri?

Riccò positivo. Pesce grosso, patata bollente. Non è semplice EPO la sostanza trovata nelle urine del corridore al termine della crono di Cholet, quarta tappa. Si tratta di CERA (Continuous Erythropoietin Receptor Activator), prodotto costosissimo, introvabile al di fuori degli ospedali e, ciò che più conta, non inserito nella lista nera dell’UCI. Dalle pagine di Cyclingnews, il professor Michel Audran, consulente dell’UCI, tenta di spiegare: “Un test per il riscontro di tale prodotto ancora non c’è: la WADA (Agenzia Mondiale Antidoping) ne sta studiando uno ma al momento si può dire solo se l’atleta ne ha fatto uso, senza però configurare una positività.” La CERA è detta EPO di terza generazione in quanto prodotto sintetico e per questo facilmente riscontrabile. Il paradosso potrebbe essere di un Riccò in regola per l’UCI seppure positivo. Audran ammette infatti che la CERA era già stata rilevata al Giro 2008. Inquietante il fatto che basti un sola dose per un mese intero.

Riccò positivo. L’immagine di un corridore, intento ad allenarsi ogni santo giorno, informarsi nel tempo libero sulle più avanzate tecniche di imbroglio e dedicarsi al contrabbando di prodotti illeciti fa francamente sorridere. Pare comunque che alle istituzioni non interessi, se è vero che le pene più pesanti sono sempre e soltanto rivolte al singolo atleta. Se egli non è una vittima del perverso e tentacolare sistema del doping, poco ci manca. È l’ingranaggio, la forza motrice ma è circondato da un entourage di malfattori che nicchiano nell’ombra e restano in massima parte impuniti. Puntare il dito sui direttori sportivi significa nascondersi dietro ad un dito. Massaggiatori, medici, meccanici, chiunque è un possibile veicolo di contrabbando. Servono leggi severe, a livello europeo, per contrastare questa piovra. La Francia non deve restare isolata, costeggiata da una Spagna lassista. Pene come cinque anni di reclusione per chi spaccia devono trovare seguito in tutto il continente.

Riccò positivo. L’aggravante per il modenese è la giovane età. Ci eravamo illusi che certe pratiche fossero quantomeno marginalizzate. Passi un vecchietto in attesa della pensione, reduce dell’epoca più truce e selvaggia del doping, gli anni ’90, dove il livello di ematocrito si impennava al 64%. Non passa un tenero virgulto di campione, una speranza, una espoir, come dicono in Francia, oltretutto titolare della maglia bianca. Il colore della purezza. Il colore dell’anima di un bambino. Violentato da un gesto infame, non isolato ma sistematico – mi sento di affermare – in un mondo ancora sdoganato al laissez faire del doping. Anzi no, quell’epoca di concorrenza paritaria non c’è più. È stata sostituita da una volgare e meschina lotta politica, il cui braccio armato di ricatto è l’antidoping. Sullo sfondo, infatti, si combatte la battaglia tra UCI e organizzatori e, peggio ancora, tra organizzatori stessi.

Riccò positivo rischia non si sa bene cosa. La carriera? Cinque anni? Nulla? L’unico invito che si può rivolgere all’ennesimo campione stritolato da un gioco cui giocano tutti ma cui prende parte in modo consapevole è di confessare. Non di erigere il classico muro di omertà cui sono andati incontro tanti, troppi corridori e contro cui hanno sbattuto i pochi rei confessi (Simeoni o lo spagnolo Manzano). Una personalità del suo carisma sportivo dovrebbe assicurare alla giustizia chi gli ha procurato la “roba”, chi ha condiviso un crimine allo sport, chi lucra alle spalle della salute dei corridori. Non servirà a molto: Riccò non fa parte di squadre di cui si chiacchiera doping sistematico; non servirà a placare le guerre intestine del ciclismo; è solo un minuscolo asteroide vagante in un universo regolato da leggi quasi invincibili. Ma intanto avrà dato un piccolo contributo per pulirsi la coscienza. Ha dimostrato di avere gli attributi sulla bicicletta. Ora dimostri di averli in tribunale.


Federico Petroni

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