Ultimo capitolo sulla storia del primo Giro d’Italia, raccontata da Mauro Facoltosi. La tappa conclusiva non si rivela una passerella, anche perché una foratura di Ganna scatena gli appettiti di Galetti, distaccato di pochi punti. L’attacco non va a buon fine (complice involontario uno zelante cantoniere) e nemmeno in volata il milanese riesce a colmare il disavanzo: il primo Giro d’Italia è dell’atleta varesino. Una chicca per i lettori: il verbale che la giuria stese a suggello della prima edizione della corsa rosa.
Il primo Giro d’Italia è arrivo al suo atto conclusivo. L’ultimo raduno di partenza avviene alla Cascina Marchese, appena fuori la barriera Milano. Rispondono all’appello tutti i 51 corridori rimasti in gara. Ci sono anche Carena, Carcano e Nanni. I primi due prendono il via sotto condizione, essendo stati tacciati, per il momento senza prove, d’aver preso il treno. Nanni, invece, è il veterano del gruppo, dall’alto dei suoi 44 anni e partecipa fuori gara alle ultime frazioni, essendo giunto fuori tempo massimo nel tappone di Napoli. La giuria gli aveva concesso di rimanere in corsa proprio per il rispetto verso la sua età, lui aveva preso il via nella frazione successiva con l’intenzione di percorrere solo il tratto iniziale…. Invece, eccolo ancora qua, pronto a sobbarcarsi gli ultimi 206 Km. È la tappa più breve di tutte ed anche la più facile, senza l’ombra di una salita, ma la classifica stilata a punti e non a tempi rende la corsa ancora apertissima. Si passerà per Vercelli, Novara ed Arona prima di far ritorno a Milano, dove la strategia della doppia partenza sarà messa in pratica anche per l’arrivo, stavolta concordando le operazioni per tempo con tutte le autorità: arrivo ufficiale sul viale di Musocco, arrivo ufficioso all’Arena Civica. Giusto il tempo di dare il via e subito bisogna assegnare l’oscar della sfortuna al milanese Molina, al quale il 13 (è il numero di dorsale assegnatogli) porta male: percorsi nemmeno 100 metri si trova improvvisamente la strada sbarrata da un’anziana donna e per evitare lo scontro si esibisce in un repentino scarto, finendo però a terra e rovinandosi l’osso della gamba. A testimonianza della tensione agonistica provocata dalla corsa ancora aperta, subito dopo la partenza prendono già il comando gli uomini che contano, Chiodi, Ganna, Canepari, Oriani e Galetti. La velocità è elevata per gli standard dell’epoca, quasi 30 Km orari, favorita dalla strada pianeggiante. Non c’è selezione, però; a perdere contatto sono soltanto una ventina di uomini. Tra questi c’è Lampaggi che, ad un certo punto, accellera nel tentativo di riprendere il gruppo di testa. Il polverone sollevato dalle auto al seguito, però, finisce per accecarlo e per non fargli vedere dove finisce la strada ed inizia il fosso: vi cade dentro ma, aggrappandosi all’erba, riesce ad evitare un bagno fuori programma a se stesso, ma non alla sua bicicletta, che dovrà essere ripescata con un lungo bastone e poi fatta riparare da un meccanico di Vercelli. In quest’ultima il povero corridore è costretto ad arrivare a piedi, essendo il suo mezzo inservibile. Alle porte di Novara, Bruschera e Brambilla, corridori che si erano ritirati diversi giorni prima, vestiti con le casacche rosse ufficiali del team di Ganna – loro compagno di formazione – tentano di intrufolarsi nella corsa in bici, per aiutare il capitano. I colleghi avversarsi protestano e la giuria li avvicina e li invita ad allontanarsi, cosa che avviene immediatamente (anche se alcune cronache dell’epoca, non quelle ufficiali, raccontano che Brambilla colse l’occasione per insultare i giudici che l’avevano messo fuori gara a Napoli). Inizia adesso il momento più difficile di questa tappa, l’interminabile rettilineo – oltre 30 Km – che da Novara porta a Borgomanero. Si tratta di una difficoltà più rilevante sul piano morale che fisico, essendo la salita facilissima e limitata solo all’ultimo tratto. A pesare è la monotonia di una strada infinitamente diritta, che sembra non finire mai. Chi segue la corsa dall’auto avverte questo disagio nella condotta di gara del gruppo che procede a scatti: a tratti si va velocissimi, per tentare di giungere il più rapidamente possibile al termine del rettifilo; ma quando si avverte che la fine è ancora lontana il gruppo quasi si demoralizza e la velocità cala all’istante, fino al momento della successiva accellerata. Sembra che stiano pedalando “come dei suggestionati senza che il loro cervello agisca menomamente”. In occasione di questi scatti, i soliti noti si alternano in testa alla corsa ma, di fatto, non accade nulla fino a Borgomanero, dove si assistono ai primi tentativi, inaugurati da uno slancio di Rossignoli. Il gruppo si screma e si lancia giù per la dolce discesa verso il Lago Maggiore. Affrontando questo tratto Ganna incappa in una foratura. È l’evento fa letteralmente esplodere la corsa, anche se non nell’immediato perché gli avversari ci metteranno qualche minuto ad accorgersi dell’incidente accaduto al capoclassica. Ma quando si “svegliano” partono a tutta e ad Arona, dove termina la discesa, Ganna è già staccato di due minuti. Al comando si formano due gruppetti. Il primo è composto da Canepari, Oriani, Galetti, Rossignoli e Beni. Nel secondo plotoncino, brevemente staccato, ci sono Sala, Marchese, Gamberini, Luigi Azzini, Corlaita e Zavatti. Imprimono una forza tale sui pedali da alzare un grosso polverone. A sorvolare il percorso di gara si vedrebbero non i corridori ma due nuvole che s’inseguono veloci, sullo sfondo delle montagne. Il Giro rientra in Lombardia, da dov’era partito due settimane prime, le due settimane più intense e vissute di quel 1909, destinate ad essere rivissute negli anni a venire. Con l’avvicinarsi a Milano la folla presente a bordo strada aumenta in maniera esponenziale, ottimamente trattenuta dai gendarmi. Alcuni automobilisti imprudenti ed importuni riescono ad infilarsi in corsa, tra le due “nuvole” al comando. Nel frattempo, per evitare incidenti e pericolosi assembramenti (si stimano tra le ottantamile e le centomila persone assiepate negli ultimi 6 Km), i responsabili dell’arrivo decidono di scegliere solo all’ultimo momento il punto preciso del viale di Musocco sul quale innalzare lo striscione del traguardo. È una scelta che disorienta ed impazientisce i milanesi che continuano ad ondeggiare su e giù per il viale. Sulla marcia della muta scatenata degli attaccanti s’infrappongono due passaggi a livello abbassati. Il primo, quello di Busto Arsizio, è superato scavalcando le barriere, ma al secondo stop sono bloccati da uno zelante cantoniere, che finisce per favorire il rientro di Ganna. La crème della classifica torna così a ricompattarsi in vista dell’ingresso nel capoluogo lombardo. Poco dopo le quindici viene finalmente stesso lo striscione, esattamente all’altezza della trattoria “Isolino”, nel quartiere Cagnola, al termine d’un lunghissimo rettilineo. La gente è troppa e vengono chiamati dei rinforzi, sotto forma d’uno squadrone di Lancieri di Novara a cavallo, che scorteranno i “girini” nell’ultimo dei 2448 Km stabiliti per il primo Giro d’Italia. Si riesce a sgombrare intrusi il rettilineo d’arrivo dagli ultimi proprio in extremis, perché subito giunge la notizia che i corridori hanno già imboccato l’ultimo chilometro. Contemporaneamente partono al galoppo i lancieri, riuscendo nel compito di tenere lontana la folla ma provocando indirettamente l’ultimo incidente di corsa: l’improvviso scartare di un cavallo, forse spaventato dallo sferragliare dei pesanti “destieri di ferro”, causa un’eguale azione nel gruppo, che teme che l’animale caschi in mezzo alla strada. A finire a terra, proprio all’ultimo, sono invece i corridori, in un groviglio di bici contorte ed accessori di corsa. La sbandata finisce per frenare l’azione di Galetti, che si vede soffiare il successo da Dario Beni. Il Giro, dunque, s’apre e si chiude con la firma del medesimo uomo, mentre Ganna taglia il traguardo con aria smarrita e sconsolata. È convinto d’aver perduto il Giro, ma ha fatto male i conti: per un’inezia, due punti appena, la prima edizione della corsa rosa è sua. Completano la top ten dell’ultimo ordine d’arrivo Oriani, Luigi Azzini, Chiodi, Rossignoli (vincitore “cronometrico del Giro”; se non ci fosse stata la classifica a punti, avrebbe sopravanzato Galetti di 23’34" e Ganna di 36’54"), Corlaita, Canepari e Zavatti, giunti sparpagliati sull’ultimo traguardo. Neanche le contromisure prese dagli organizzatori riescono a contenere l’esultanza dei milanesi. Impossibile compiere in bici la prevista passerella d’onore dal viale di Musocco all’Arena Civica, percorrendo Corso Sempione e sfiorando l’Arco della Pace, i “girini” sono caricati su degli automezzi d’emergenza, dai quali Ganna appare agli occhi del pubblico “malconcio di polvere e di sudore, lo si poteva scambiare per Radames”. L’ingresso all’Arena è trionfale e non solo per il vincitore. Tutti vengono osannati mentre si effettua una volata simbolica, replicando quella vissuta pocanzi; poi i corridori si sottopongono per l’ultima volta ai rituali del foglio firma e della punzonatura. La premiazione è effettuata nello stile “belle èpoque” dell’epoca, una coreografia fatta di giro d’onore, fiori, banda, strette di mano, congratulazioni, arrivederci e bacio da parte di miss “d’antan” che sfoggiano ombrellino, frangetta e fazzolettino profumato col Coty. La Gazzetta dello Sport chiude la festa prendendo un impegno storico con l’Italia e gli italiani: “è stato scritto con profondo solco negli annali dello sport un avvenimento glorioso da ripetersi annualmente con crescente entusiasmo ed amore”. L’epica lotta è compiuta.
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Mauro Facoltosi [info@ilciclismo.it]
APPENDICE: IL VERBALE DELLA GIURIA
Milano, 1 giugno – Riunitasi la Giuria del Primo Giro Ciclistico d’Italia indetto e organizzato dalla Gazzetta dello Sport nelle persone di: conte Orazio Oldofredi, presidente, E.C. Costamagna, rag. Cougnet, rag. Bongrani, cav. Carozzi Pilade, delegato dell’U.V.I. al Giro d’Italia, ha proceduto alla classifica generale degli arrivati dopo aver preso in esame l’unico reclamo pervenuto nel tempo utile e che qui si allega. A questo proposito la giuria mentre deplora che il corridore Galetti abbia reso pubblico a mezzo dei giornali il reclamo stesso ancora sub judice (caso previsto e vietato dal regolamento dell’U.V.I.) respinge il detto reclamo per le motivazioni seguenti: I corridori Brambilla e Bruschera non possono aver portato aiuto alcuno al corridore Ganna, trovandosi essi di parecchio distanziati, e non appena invitati a ritirarsi dai membri della giuria che seguivano la corsa, i succitati corridori si allontanavano. Per il fatto riguardante il Danesi, che avrebbe dato un berretto fuori di un posto di rifornimento al corridore Ganna, la giuria considerando l’importanza della corsa e stando allo spirito del regolamento esclude che il deferito fatto possa menomamente essere implicato nel capoverso secondo dell’articolo 7 del regolamento Giro d’Italia ed abbia potuto pregiudicare l’esito finale. A carico del corridore Carcano, essendo risultato che nella quinta tappa (Roma – Firenze) si servì del treno nel tratto da Civitacastellana a Pontassieve, la Giuria che gli aveva lasciato proseguire la corsa dietro sua dichiarazione, in base ora a formale denuncia documentata da testimonianze squalifica il detto corridore togliendolo dalla classifica finale. Avverte pure altri corridori sui quali gravano denunzie non ancora provate che risaltando l’evidenza dei fatti denunziati incorreranno nelle pene disciplinari prescritte dal regolamento dell’U.V.I. Ciò deliberato si passa alla classifica generale che viene stabilita come segue:
1 Ganna Luigi punti 25 2 Galetti Carlo ›› 27 3 Rossignoli Giovanni ›› 40 4 Canepari Clemente ›› 59 5 Oriani Carlo ›› 72 6 Azzini Ernesto ›› 77 7 Beni Dario ›› 91 8 Sala Enrico ›› 98 9 Celli Ottorino ›› 117 10 Marchese Giovanni ›› 139 11 Chiodi Luigi ›› 141 12 Petrino Alberto ›› 141 13 Lampaggi Pietro ›› 157 14 Zavatti Attilio ›› 157 15 Cellerino Giuseppe ›› 164 16 Rotondi Antonio ›› 166 17 Galoppini Arnolfo ›› 175 18 Jacchino Giuseppe ›› 177 19 Corlaita Ezio ›› 185 20 Milano Domenico ›› 206 21 Magagnoli Angelo ›› 208 22 Cocchi Giovanni ›› 221 23 Pazienti Alessandro ›› 221 24 Gamberini Ildebrando ›› 222 25 Sabbaini Ottorino ›› 224 26 Modesti Giulio ›› 229 27 Gatti Luigi ›› 245 28 Osnaghi Cesare ›› 245 29 Zuliani Ronco ›› 246 30 Azzini Luigi ›› 248 31 Fortuna Mario ›› 255 32 Caratti Eugenio ›› 265 33 Belloni Amleto ›› 272 34 Di Marco Guido ›› 274 35 Anzani Giuseppe ›› 275 36 Magrini Guido ›› 281 37 Carena Giovanni ›› 282 38 Secchi Mario ›› 284 38 Rho Augusto ›› 284 38 Lonati Mario ›› 284 38 Lissoni Pasquale ›› 284 42 Tomarelli Azeglio ›› 285 43 Moretti Angelo ›› 286 44 Galbai Giuseppe ›› 290 45 Castellini Senofonte ›› 291 46 Colombo Giovanni ›› 292 46 Roscio Emilio ›› 292 46 Martano Luigi ›› 292 49 Perna Giuseppe ›› 297