Clicca qui per tornare alla Home Page...
Clicca qui per tornare alla Home Page...
Ciclismo
on line
GIOVENTU' PREGIATA a cura di Cristina Manzolini
IL GIRO DI CENT'ANNI FA di M. Facoltosi
Diario di talento*
ISCRIVITI
Parole da cercare
In
Tipo di ricerca
Archivio/1



Miloty Suiveurs
Sito realizzato con

Vuoi un sito esportal?
Altri siti Esportal
Canottaggio Vero
Genoasamp
Liguria Sport

Visita Genova
Zenazone
Home:  >  News Istituzioni
TRE BUONI MOTIVI PER...VEDERE LA TAPPA PIU' LUNGA DEL GIRO

di Gabriele BUGADA

Tre buoni motivi per... inserirsi nella prima fuga buona.

PRIMO PER IL BUIO OLTRE LA SIEPE
Van den Broeck sbuca - arrampicandosi bici in spalla - dai fitti cespugli della china che costeggia l’ascesa di Buccino: non si è vista la caduta, ma l’immagine è ancor più surreale, per la pendenza del declivio e per la densità del fogliame che lascia immaginare un’altra dimensione. Magari il belga di Morkhoven ha vissuto mesi o anni di una vita parallela in qualche reame fantastico (come dal nome potrebbe essere pure Morkhoven in effetti), per poi tornare al varco nella siepe e scoprire che il gruppo è avanti duecento metri... sono passati solo pochi secondi! Questa è un’alternativa plausibile alla telecronaca.

SECONDO PER IL RABBUIATO, IL BRUTT, IL CATTIVO
Millar che scaglia la bici (oltre la siepe): Riccò ha fatto scuola! A parte gli scherzi, una sorte così beffarda non si ricordava dai tempi di Cuapio su Montevergine 2001. Almeno il messicano fu poi ripagato dal destino, speriamo che arrivi una tappa anche per il buon David, già sacrificato in questo Giro agli interessi di sponsor - di squadra, diciamo di squadra - in prossimità del triangolo rosso di Palermo. Non ne potrà più di quell’infernale pezza!

Brutt raccoglie un premio concreto, dopo quello tutto "morale" della sfide fughe contro Ignatiev l’anno scorso. Brutto della bruttezza bella imposta dallo stremo nel traslarsi oltre la linea, fino ad allora si distingue invece (quasi come il suo omologo che quest’anno forse ha già la testa in Cina) per l’eleganza della propria, di linea, in bicicletta. Forse stringi stringi è inutile, ma tra le cose che non si fanno più "di scuola" nell’Italia ciclistica c’è anche questa, la cura della posizione: lasciata al dono individuale, semmai recuperata "in età matura" come correlativo dell’agilità o della cronometro. Proprio come la crono, a livello formativo era un’eredità della pista: auguriamoci che con il ritorno della pista...

Il cattivo, per modo di dire, è Fidanza (se non vado errato) che dall’ammiraglia LPR rivela: "non siamo Babbo Natale". Il dubbio era venuto, vedendoli generosi fino alla dissipatezza! Comunque il regalo ai fuggitivi arriva, anche se la responsabilità principale non è certo della LPR che dopo le scalmane sicule corre giustamente con più discernimento. La maglia, se proprio capiterà, si può prendere anche a Peschici. Facendo lavorare qualcun altro, possibilmente.

TERZO PER IL BUIO NELL’AURICOLARE
Come regalarsi una perla di dietrologia. Io ho avuto l’impressione che nell’ammissione di colpa finale da parte di Bettini, ci fosse un messaggio trasversale, un rimbalzo di colpa occulto. Dopo il "mea culpa" ("tea [sic] culpa" echeggia la De Stefano) Bettini non ha usato la prima persona riferendosi al "non crederci", e poi ha parlato di qualcuno "che pensa che Bettini sia lento in volata". Francamente, non mi ricordo con esattezza ma ho avuto l’impressione che nella serenità di Bettini, conseguita ad una volata vana stravinta con decisione, ci fosse più rivalsa che rimpianto. Ipotesi: la dirigenza tecnica Quickstep non ha voluto sfiancare la squadra non credendo nel ricongiungimento, e vedendo oltretutto incerto l’eventuale trionfo del grillo. O anche, quest’ultima è stata semplicemente la percezione di Bettini, come di una sfiducia, in conseguenza della scelta del team. Tutto può essere, ma l’inerzia macroscopica del team mal si concilia con la cattiveria di Paolo per un quinto posto, per "prova generale" che fosse.

Tre buoni motivi per... vedere la tappa più lunga, anche accorciata.

PRIMO PER IL REWIND
Si riavvolge il nastro, e si rigioca la tappa di ieri. Ritornano temi e dinamiche, con qualche variante, come l’arrivo a Pescocostanzo incombente l’indomani, l’avvio meno impegnativo, il finale con una rampa meno dura ma l’avvicinamento più nervoso. Si possono operare verifiche: Contador sempre più a ridosso dei primi, Bettini sempre più magro e arrabbiato e veloce, Rebellin ancor più serafico (ma come ha fatto a rimanere impassibile quando Bartoletti gli ha chiesto com’è possibile che non mediti di vincere un Giro?!?). Tentazione di correre a casa già rosa sempre più veemente per Di Luca. Voglia di fuga parecchia, e finale di tappa che col giro di circuito in meno diventa molto, molto più "vibrante" (nel senso che l’altimetria sembra un campionatore di frequenze): controllare la carta per credere!

SECONDO PER IL VENTO
C’è sempre, dice il ciclista incrociato da Cassani in ricognizione. Dalle previsioni per "giovedì 15 maggio 2008" non sembrerebbe proprio, ma perfino i frequentatori meno assidui di Isoradio non possono che scattare pavloviani: "vento forte..." - "...tra Canosa e Candela!". Controllando la planimetria, la precisione geometrica del passaggio del Giro risulta impressionante. Proprio nel bel mezzo del "vento forte": speriamo in bene per i "furgonati" del gruppo. O per la carovana, senz’altro almeno sonoramente affine ai minacciatissimi "caravan". Un ingrediente imperdibile per una grande corsa a tappe, vedremo se il Giro 2008 - fin qui meticolosissimo nel timbrare il cartellino di ogni circostanza ed esito - assolverà qui al suo dovere in proposito.

TERZO PER IL TERZO AVVENTO
Questa tappa sembra avere poteri profetici nel pronosticare future maglie rose. Quindi cabala alla mano, attendiamo il verdetto (Di Luca 2000... Pellizotti 2006...)!

Gabriele Bugada

  Indietro
Il Diario del nostro Damiano Cunego con cui 'Il Ciclismo.it' è nato e cresciuto


La Redazione

Risultati
Tutti i sondaggi
Copyright © Il Ciclismo
Powered by Zenazone snc - Tel. 010 86.05.630