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TRE BUONI MOTIVI PER...CHIUDERE COL BOTTO IL TRITTICO

Quella di oggi potrebbe essere la volta buona. Inserita già nel percorso del Giro 2006, quel giorno non si scalò il Plan de Corones a causa del maltempo. Oggi, però, il discorso sarà completamente diverso: i primi corridori sono già partiti, gli ultimi accenderanno la miccia dello spettacolo. Perchè vederli? Ce lo spiega il nostro Gabriele Bugada.

di Gabriele BUGADA

Tre buoni motivi per... il Sella all-around.

PRIMO PER IL PALO DELLA CUCC... MONTAGNA
Sella fa incetta di punti nella propria seconda giornata campale, finalmente non più nel senso di andar per campi. Pozzovivo si dimostra il grimpeur più cristallino rispondendo con irrisoria facilità al tentativo di Pellizotti, che se concluso in un ricongiungimento avrebbe potuto tradursi in un trionfo tattico CSF; a differenza del delfino di Bibione non si spiaggia sulla Marmolada pagando sforzi anticipati, ma anzi stacca, seppur di poco la prestazione migliore nell’arrampicata conclusiva. Riccò stringe con una, due, tre spire la propria presa sulla corsa, sale avvinghiato all’albero del Fedaia, ma non riesce ad assestare il morso fatale, ad affondare i denti sul premio rosa - o almeno ad iniettare distacchi mortali nelle vene avversarie

SECONDO PER LA GIOSTRA DEI RIENTRI
La sfortuna di Riccò è stata nell’equilibrio ben distribuito che ha consentito l’alternanza degli altri uomini di classifica nel costituire vicendevole riferimento (e sostegno) per l’inseguimento. Risulta davvero affascinante seguire come l’altalena degli impulsi e delle crisi sia stata coordinata, come da un invisibile maestro d’orchestra, e ai miei occhi (certo ingenui) senza alcun accordo precostituito. L’ultima trenata di Di Luca (sempre più mostruoso nel condurre una corsa imbastita con gli impalpabili fili della volontà e della sfida alla sofferenza, con un fisico - ormai l’ha appurato lui stesso - "da quarto posto"... da quarto posto in un’annata con ben più misero parco concorrenti però!), l’ultima trenata dicevo riporta sotto Simoni e Contador; essenziale quindi che Di Luca sia stato prima fatto rientrare da Simoni; essenziale per Simoni e Di Luca l’allungo di Contador nel momento di maggior impasse per Riccò; essenziale per tutti la reattività di Menchov, che si sobbarca la prima fase dell’inseguimento.

Un premio particolare a Perez Cuapio, il cosiddetto "trofeo Ardila Cano" così spesso ambito dagli atleti del Nuovo Continente. Sul Giau riporta platealmente sotto Contador e Bruseghin, pur avendo davanti sia la fuga di giornata sia la fuga del momento con Pozzovivo. La presenza di questi due uomini rischiava fortemente di compromettere la riuscita della prima, e compromette di fatto il successo della seconda: se non tutti i capitani fossero stati presenti, si sarebbe innescata senz’altro una maggiore collaborazione nel gruppetto, con svantaggi di classifica per gli attardati e vantaggi per Pozzovivo. I possibili sono sempre impalpabili, è più che probabile che Contador e Bruseghin rientrassero comunque in discesa. Ma una gara a inseguire è altra cosa che lo skilift...

Nel complesso si è osservata una certa tendenza di Contador a succhiare ruote, o meglio a rendere con efficacia decisamente maggiore quando ha un riferimento. Strano da parte di un atleta così versato a cronometro. L’azione individuale da lui proposta è stata nel punto di attenuazione delle pendenze, e comunque si è esaurita brutalmente (che mala pedalata aveva...) fino a che non ha potuto vedere Di Luca. I motivi possono essere vari, in primis una maturità naturalmente non piena, non conoscere le salite o il dover perfezionare la forma. In caso di miglioramenti di questa "debolezza" saran altri dolori, per gli altri. Gli avversari dovrebbero invece approfittarne quanto prima! L’esatto opposto di quanto avvenuto ieri.

TERZO PER IL TIRO AL BERSAGLIO
Primo, per chi spara da lontano. L’azione Liquigas, anzi le azioni Liquigas, sono veramente encomiabili, benché sfumate fuori bersaglio. La cosa più suggestiva è l’impressione che tutto questo scoppiettare, decisivo comunque per l’andamento della gara, sia stato dettato quasi più dalle rivalità interne che dal desiderio di sconfiggere gli avversari.
Secondo per chi scoppia come un palloncino. I secondi capitani svaniscono come bolle di sapone (con tutto il rispetto per il loro valore, la loro fatica, che esaltano ancor più il merito di chi resta davanti), finalmente sbloccando - si spera - un Giro dominato dalle incertezze dalla tattica, o dalla tattica dell’incertezza.

Tre buoni motivi per... l’incoronazione del Plan.

PRIMO PER GUARDARLI IN FACCIA
Se il meteo e la regia saranno pietosi, impietoso il nostro sguardo accompagnerà una processione in cui ogni abito dello sforzo verrà sfoggiato. La solitudine della cronometro, esaltata da una salita implacabile: non ci saranno spianate, risposte agili, contropendenze per chi verrà sorpreso dal mostro della crisi, delle gambe vuote, del fiato finito.

SECONDO PERCHE’ CI SI GUARDERA’ IN FACCIA
Paradossalmente - proprio quando in faccia non ci si vedrà, a meno di ricongiungimenti! - i corridori di classifica potranno vedersi negli occhi, oltre le maschere favorevoli delle squadre, della giostra dei rientri, della grinta da ultimo chilometro. Di Luca pagherà ancora una volta il conto dell’acido lattico che infligge ai propri muscoli sferzandoli proprio nei momenti più estremi? Riccò sconterà la terza settimana ormai apertasi, gli scarti bruschi imposti agli altri ma quindi anche a se stesso, la poca confidenza con il tic-tac? Bruseghin si confermerà su un terreno tanto più ostile? Simoni farà ulteriori passi avanti, anche se lui dice che sono gli altri a fare passi indietro?

TERZO PER LA TREGENDA
Se si riuscirà a correre: pendenze estreme, freddo, pioggia, sterrato. Non è sport (non è sport?).
Sarebbe una "cronoscalata", ovvero la prova apparentemente perfetta per sancire "il più forte" (contano le doti mentali e caratteriali; tra le doti fisiche non conta la sola potenza, ma il rapporto peso/potenza, e ad una carenza in un senso si può supplire altrimenti, con le frequenze e i rapporti o la gestione delle forze sul percorso; spariscono fattori tattici, di squadra o di alleanze).
In modo folle, o geniale, a questa tipologia di prova vengono sposate le condizioni più irrazionali, che spingono in direzione diametralmente opposta.
Stupendo: perché il ciclismo non è (solo) sport. Non è la "misurazione del più forte", se mai fosse questo lo sport. Il ciclismo, per fortuna, è di più.

EXTRA
Da "Fortuna imperatrix mundi" (Carmina Burana, Carl Orff)

Sors salutis
et virtutis
michi nunc contraria,
est affectus
et defectus
semper in angaria.
Hac in hora
sine mora
corde pulsum tangite;
quod per sortem
sternit fortem,
mecum omnes plangite!

[La sorte ora mi avversa nel vigore e nel valore, sospinto o abbattuto ma sempre tra le sue catene. In quest’ora, senza indugio, fate vibrare le corde del cuore: poiché la sorte spezza anche il forte, con me pianga ciascuno di voi]

Gabriele Bugada

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