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TOUR DE SUISSE

E' scattata lunedì la più importante tra le corse 2.HC: subito dietro i grandi Giri c'è lo Svizzera. L'edizione 2003 è atipica: un solo arrivo in salita in dieci giorni di gara, con ascese molto lunghe eppure non durissime. Frazione-chiave la sesta, la prima domenica di corsa: si sale ai 2284 m del Julierpass, oltre 20 km tra il 4 e il 10%, con scollinamento a soli 7 dal traguardo (tutti in discesa). Ullrich, Zulle, Vinokourov, Casagrande i nomi per la vittoria finale, col tedesco di Rostock - viste le caratteristiche delle ascese - forse un gradino sopra gli altri. Da vedere la condizione a sette giorni dal Germania. Ma occhio anche al campione nazionale elvetico Moos, che un anno fa vinceva sull'ultimo arrivo in quota a Verbier. Presentazione del percorso, programma, mappa planimetrica e link al sito ufficiale.

Poco meno di 120 km di salita a tratti equivoca a tratti sincera in dieci giorni di corsa con un prologo e una cronometro e uno sconfinamento in Germania. Eppure al Giro di Svizzera che scatta lunedì da Egerkingen è previsto un solo arrivo in ascesa. Le tappe con GPM sono quattro e si succedono in cinque giorni contigui.

Si comincia con la terza che si conclude sulla vetta del Saas Fee (1808), unica asperità di giornata: con il Julierpass è l’erta col prodotto chilometri-pendenza più alto ed è l’unica su cui sia posto un traguardo; c’è terreno per fare selezione-differenza senza rischiare di vedere vanificato per parte o per intero il proprio lavoro. Ancorché sia il primo appuntamento con la montagna e venga presto nella storia della corsa, visto che in seguito si rischia di non riuscire a scavare grandi distacchi facendo selezione davanti, questa tappa finirà per incidere decisa sull’andamento del Giro. D’altra parte le salite che vengono dopo non chiudono le frazioni e non sono durissime ma sono molto lunghe e si succedono l’una all’altra, per cui potrebbero contribuire a determinare una crisi con conseguente selezione (anche tra i grandi) da dietro.

Segue la quarta, Vip-Losone di 168 km, che scollina sui 2478 metri del Nufenenpass a oltre 100 km dal traguardo. Anche stavolta la salita è salita – 13 km tra l’8 e l’11% di pendenza – ma è troppo distante dall’arrivo per fare selezione. O meglio, farà selezione ma chi rimarrà attardato potrà recuperare e rientrare. E semmai la fatica rimarrà nelle gambe.

E contribuirà all’incidenza delle altre due tappe di montagna, collocate i due giorni successivi e con breve distanza tra ultima vetta e striscione del traguardo. Sono pochi km per lo più in discesa, nel primo caso picchiata di 9 km dalla cima dell’Albulapass (2315) verso La Pant, nel secondo caso dal Julierpass a Silvaplana, che sarà stata anche città di partenza dalla quale il Gruppo si sarà mosso per affrontare di nuovo, nell’altro senso, la discesa conclusiva del giorno precedente. Sia la quinta sia la sesta frazione presentano oltre 50 km complessivi di salita, e nel primo caso si va oltre i 60. Certo, per lo più sono salite pedalabili. Ma la lunghezza incide.

Sabato si va da Ascona a La Punt; dopo 40 km di corsa comincia la scalata al passo del San Bernardino, 45 km (!) di strada che sale al 4% di pendenza media con punte del 10%. Pedalabile, appunto, ma sono pur sempre 45 interminabili chilometri. E precedono i 26 dell’Albulapass. Tra la vetta del San Bernardino e l’inizio della seconda e ultima asperità di giornata ci sono circa 40 km e sono tutti in discesa. Dopo di che salita tra il 5 e il 12%. Difficile fare selezione davanti sull’ultima asperità, per di più con la picchiata che porta dalla vetta fino al traguardo; ma lo è altrettanto, anzi: di più sul San Bernardino dopo il quale oltre tutto c’è lo spazio per recuperare. Però, sia sulla prima sia sulla seconda, chi non è al meglio finirà per staccarsi, faticherà a rientrare e potrebbe accusare un certo distacco.

Il giorno dopo frazione prima mossa e poi sinceramente dura da Silvaplana a Silvaplana con riscalata iniziale (dal versante opposto) dell’Albulapass, nuovo passaggio a La Punt, vallonato con breve salita a metà percorso e infine la scalata più dura di questo Giro: Julierpass, 35 km tra il 4 e il 10%, con scollinamento ai 2284 metri della vetta quando mancheranno 7 km al traguardo. In discesa. E’ la tappa con settore finale più duro, presumibilmente quella decisiva.

Le tappe.

Lunedì 16 giugno 2003
Prologo Egerkingen - Egerkingen, 7.1 km

Martedì 17 giugno 2003
1. Tappa. Egerkingen - Le Locle, 163 km

Mercoledì 18 giugno 2003
2. Tappa. Morat - Nyon, 175 km

Giovedì 19 giugno 2003
3. Tappa. Nyon - Saas Fee, 205 km

Venerdì 20 giugno 2003
4. Tappa. Visp - Losone, 168 km

Sabato 21 giugno 2003
5. Tappa. Ascona - La Punt, 178 km

Domenica 22 giugno 2003
6. Tappa. Silvaplana - Silvaplana, 135 km

Lunedì 23 giugno 2003
7. Tappa. Savognin - Oberstaufen (D), 231 km

Martedì 24 giugno 2003
8. Tappa. Gossau ZH - Gossau ZH, 32.5 km – cronometro individuale

Mercoledì 25 giugno 2003
9. Tappa. Stäfa - Aarau, 152 km


Volata di gruppo nella prima frazione in linea che ha impegnato i più grandi per via della lieve ascesa del tratto conclusivo. Così, dietro il kazako che quest'anno ha già vinto Parigi-Nizza e Amstel Gold Race, ecco Ivanov, Frigo, Casagrande, Belli e Moos tra i primi dieci. Anche un anno fa Vino lottava per vincere lo Svizzera. Già. Fece l'impresa nella tappa più ardua. Poi la brutta caduta che ne compromise anche il Tour de France. Ma quest'anno...

Quest'anno Alexander Vinokourov è di nuovo competitivo e non sono (al momento) previste cadute. Perciò lotterà per vincere il Tour de Suisse. D'altronde il percorso è dalla sua parte (e di Ullrich che però non è al top e non ha brame; e di Frigo): salite anche molto lunghe ma dalle pendenze docili, come piacciono ad un mezzo scalatore quale è lui. E che invece sfavoriranno i grimpeur puri come Casagrande, Belli e Alexandre Moos. Zulle è un caso a parte: va forte a cronometro e sul piano, tiene in salita anche meglio di Vino e di Ullrich senza però essere disposto ad attaccare, mentre come i due ha qualche problema quando le pendenze si fanno eccessive. Ma tutte le ultime uscite hanno evidenziato un Alex spento, meno competitivo di prima contro il tempo, incapace di tenere il passo dei primi anche su rampe non troppo dure e nemmeno affrontate di gran passo. Ma l'apparizione più recente risale pur sempre al Tour de Romandie che si è corso, com'è noto, prima del Giro d'Italia, per cui potrebbe essere cresciuto. Diciamo che a parità di condizioni, Ullrich, Vinokourov, Zulle e Frigo sono favoriti dal percorso su Casagrande, Belli e Moos. Ma considerate poi le condizioni i capifila sono Vinokourov e Frigo, con l'incognita delle condizioni di Zulle. Certo, Vino parte davanti a tutti anche grazie al morale che si è procurato nell'andare a vincere sul traguardo atipico di ieri pomeriggio. Arrivo in lieve ascesa incapace di tagliare fuori il grosso del gruppo e tuttavia inadatto a velocisti puri; classifica corta - dopo il solo prologo - in cui la vittoria parziale consegna anche la maglia gialla, quanto basta per attrarre gli appetiti anche dei grandi che fanno classifica. Ecco allora una prima sfida tra i favoriti per la vittoria finale. Ed ecco spuntare anche Sergei Ivanov, che però dovrebbe fare corsa a sostegno di Frigo. Ecco comunque il velocista atipico Bradley McGee, che è corridore potente, pistard vincente, ma come tutti gli australiani dell'ultimo lustro - vedi O'Grady, vedi lo stesso McEwen - ha la condizione fisica e la disposizione morale per tenere anche su terreni più mossi come quello conclusivo di ieri.

M.Pat.

Le altre immagini...

Mappa del percorso

Fabian Cancellara durante il prologo
Photo Roberto Bettini

Alexander Vinokourov vince la prima
Photo Roberto Bettini
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