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LA CRONACA ROSA
DI LUCA E RICCO'
FRATELLI D'ITALIA

Giù dal Vivione Savoldelli e Di Luca si inventano la fuga che rischia di far saltare il banco. Il Killer insidia la maglia rosa di Contador sulla Presolana e cede una trentina di secondi sul Pora mentre da dietro Riccò stacca Contador e Simoni esce definitivamente di classifica. Nella frazione in cui Kiryienka indovina finalmente la fuga giusta e trionfa, lo spagnolo si ritrova ora a dover difendere 4'' sul modenese e 21'' sull'abruzzese. A 48 ore di Milano il Giro è più che mai aperto. La cronaca di Federico Petroni.

di Federico PETRONI
Tre soli nella pioggia. Il primo. Il tenue giallo dell´usbergo della Tinkoff inaugura la cacciata delle nuvole dalle annegate valli di Scalve e Seriana. Vasil Kirienka riesce, all´ultimo rantolo, a fare sua una tappa di montagna, la più gelida, la più lunga (238km), sicuramente la più inzuppata. Viene dalla Bielorussia del dittatore Lukashenko. All´età di 5 anni, è scampato al disastro nucleare di Chernobyl, dove ha perso la vita l´intera famiglia. Cosa volete che sia correre un sesto del Giro d´Italia in fuga, cavalcando circa quindici salite? Battuto da Bosisio a Pescocostanzo e da Sella a Pampeago, era scappato appena l´idrante del cielo mostrava segni di cedimento, assieme ad altri sei coraggiosi. Oltre venti minuti di vantaggio. L´Astana dà strada alle fughe per non giocarsi gli abbuoni del traguardo, nel Giro d´Italia dei centesimi di secondo. E il 27enne pistard, campione del mondo della corsa a punti a Manchester, ne approfitta, s´invola a meno 15km, Passo della Presolana, più forte di una catena che proprio non ne vuole sapere di stare al proprio posto. Vittoria manzoniana. La Provvidenza premia il valoroso.

Tre soli nella pioggia. Il secondo. Più che un astro del ciel, lo splendore che acceca il Monte Pora è l´argentea corazza di Danilo Di Luca. L´abruzzese rimonta in sella ad un destriero bizzoso, il Giro d´Italia, dopo essere rimasto appeso alle briglie sopra un crepaccio. Quello del Passo Vivione. Invoca lo scroscio per coprire, col battente frastuono della pioggia, il ronzio impertinente della propria ribellione. Preso per mano da Savoldelli e seguito come un ombra dal saggio Nibali, plana giù per la discesa saponata. È la mina che fa esplodere la corsa. Guadagna spiccioli in discesa, vagonate sul piano, grazie all´aiuto del gregario in fuga Ermeti, generoso vagone. Sbocconcellato lo strappetto di Vilminore; divorato il boccone della Presolana; digerito l´indigesto Monte Pora, l´alfiere della LPR termina la galoppata di 55km a 21" dal primato, dopo averlo solo braccato. Rimonta in stile Carducci. La sua Ode Guerriera, muscolo pieno e solida grinta, echeggia per la valle come un ululato.

Tre soli nella pioggia. Il terzo. Se i bambini colorano di giallo il sole, tutti sanno che bianca è la luce. E la candida veste di Riccardo Riccò, violata dal fango della battaglia, luccica inferocita. Rapido, sferzante, prepotente, a differenza di quello più riflessivo di Di Luca, il solitario assedio del modenese rimanda per soli 4" il sacco alla rocca contadoreña. Un timido valzer di scatti, inaugurato dalla stessa maglia rosa e da Sella, ha fatto da preludio alla sfrenata polka di Riccò, mani basse sul manubrio, schiena inarcata, testa incassate nelle piccole spalle. La capacità di lettura delle condizioni altrui ha del zingaresco. Ha marcato, forte del ridotto svantaggio, Contador; ha atteso che si sfogasse; gli ha letto negli occhi la stanchezza e, zac!, uno scatto marinettiano, futurista.

The Dark Side of the Moon. Il sole lo circumnavighiamo ogni anno. La luna ha una faccia a noi ignota. Alberto Contador è un enigmista. Gestisce, nasconde, indossa una maschera. Il fuorigiri a meno 4km gli è quasi costato la pellaccia. Flessione o gelo nemico? Errore o improvviso blackout? Forse intendeva staccare del tutto la spina a Simoni, da lui indicato come il più pericoloso; forse bramava testare la gamba di Menchov, non credendo nella Giovine Italia di Riccò. La cavalletta madrilena sembra soffrire l´acefalia della corsa, quasi non si riconosce nella persona del leader. Ogni giorno gli si divincola fra le ruote un nuovo avversario. Ha dalla sua il tic-tac ambrosiano ma le asperità valtellinesi non perdonano. Il binomio Mortirolo-Aprica insegna come secondi sulla prima equivalgano a minuti sulla seconda. Foscolo potrebbe suggerirgli gesti estremi. Sepolcri o Ultime lettere di Jacopo Ortis, a voi la scelta.

Gobba a levante, luna calante. Gilberto Simoni si inabissa nel diluvio universale, per la prima volta da quando occupa i piani alti del Giro d´´Italia, dieci anni suonati. L´affanno lo si leggeva già nella planata del Vivione, non negli occhi (immagini RAI assenti) ma nella dinamica dell´allungo del trio ribelle. Il 37enne trentino veleggiava a ruota di Savoldelli. Se avesse avuto la lucidità necessaria, come lo scorso anno giù dal San Marco nell´imboscata a Di Luca, si sarebbe accodato. Qualora la causa di tanto affanno non fosse la senescenza ma una giornata storta, i sette minuti di ritardo lo renderanno ago della bilancia del Giro. La scorza guerriera reagirà magari già sui comignoli del Gavia o sul patibolo del Mortirolo. Intanto, legga Ungaretti. Allegria di Naufragi.

Gobba a ponente, luna crescente. Cresce l´astro di Savoldelli, splendido gregario. Immensa, per umiltà e professionalità, la sverniciata con cui ha scardinato la corsa. Grazie alle sue pennellate in discesa, fattesi rullate in fondovalle, Di Luca guadagna 1´45" all´attacco della Presolana. Guarda caso, lo stesso, identico vantaggio sul traguardo dell´abruzzese. L´ulteriore mezzo minuto messo in saccoccia sulla Presolana, l´ha perso sulle rampe del Pora. Oggi, Di Luca sarebbe rimasto con i più forti. Il suo passo in salita, ottimo, non gli avrebbe consentito di guadagnare tanto. È stato l´abruzzese in prima persona ad innescare la sortita. Armandosi di splendido coraggio, ha messo da parte l´atavica paura per la discesa, l´anno scorso, presso il San Marco, quasi costatagli la maglia. Grinta, ardimento, voglia d´impresa fanno la differenza, non gli scatti in fin di traguardo. Bello come una tempesta di fulmini, il Giro d´Italia sfoglia Dante, in attesa di uscire a rivedere le stelle.

Federico Petroni

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