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TRE BUONI MOTIVI PER...I CIRCUITI IRIDATI 2008 E 2009

Quella con arrivo sul percorso iridato di Varese è una frazione solo apparentemente facile. In molti l’hanno messa nel mirino, dagli sprinter atipici come Bennati e Zabel, a chi con l’iride ha un feeling particolare come Bettini a chi, come Di Luca e Riccò, può approfittare del traguardo di giornata per recuperare qualche secondo grazie agli abbuoni. Di Gabriele Bugada.

di Gabriele BUGADA

Tre buoni motivi per... il gentleman pistard.

PRIMO PER LA PISTA
Ignatiev, costruita una condizione passabile a forza di limare il tempo massimo, si trova in una fuga in cui è l’unico a voler andare più in là dell’ultimo assegno arraffabile in palio. Un grande pistard, come anche - per dirne uno - il suo compagno Kiryienka, più volte in luce al Giro e non solo per la ruota rotta sul Kronplatz (spacciata per passeggiata sui media). Cummings e Geraint, che hanno regalato una delle poche soddisfazioni alla Barloworld nella cronosquadre, e che restano in corsa in questo durissimo Giro benché non certo adatto alle loro doti, sono pistard.
Pistard, e di lusso, sono soprattutto oggi Wiggins e Cavendish.
A singulti sembra che la federazione italiana voglia rilanciare questa disciplina, dopo anni tragici c’è stato qualche progresso, qualche impegno, qualche marcia indietro. Possibile che non ci si renda conto che oltre all’enorme valore intrinseco di questa disciplina, anche in termini di possibili successi di pubblico, esiste una sensibilissima ricaduta positiva - vero e proprio plusvalore - sul movimento degli stradisti? Posizione in sella, sforzo protratto, colpo d’occhio, controllo del mezzo, lavoro di gruppo. Molto di ciò che costituisce il bagaglio tecnico del ciclismo (sport tutt’altro che "a netta prevalenza fisica" come blatera la vulgata) si può apprendere in pista. Così come per altri versi nel ciclocross, ma questa è un’altra storia.

SECONDO PER IL GUSTO DI NON VINCERE
Cavendish risponde alla grande, colpo su colpo, a Bennati: non solo nei trionfi sulla linea d’arrivo, ma anche replicando alla gustosa non vittoria dell’aretino in quel di Cittadella. Replica da par suo, però: sfoggia superiorità, ma siccome la superiorità è di squadra il premio va al fidato Greipel, tante taglie in più, parecchia classe in meno, ma un botto di soddisfazione extra a disarticoare la mascella ferina. Bennati resta dietro, appena dietro: Cavendish lo controlla, lo incastra, si concede le braccia alzate. Due modelli di fair play a confronto, entrambi nobili: quello sentimentale e altero, forse appena supponente, dell’italiano (pensa alla salute, "lascia" la vittoria); quello da "squadra inglese" di Cavendish: il team prima di tutto, e il rispetto verso gli avversari espresso nel non derogare con nessuna minima concessione al proprio impegno assoluto verso la vittoria.

TERZO PER GLI SCONFITTI
Zabel quarto, con i compagni di squadra che con ogni probabilità lo odiano. Bettini che sbaglia di brutto la curva. Gasparotto che salta su al settimo posto, speriamo sia il preludio di una mezza resurrezione in vista di domani (farsi passare da Bazayev e Usov non è esattamente di buon auspicio, ma insomma, non c’è solo la volata di gruppo...).

Bennati... che non è a quanto pare "il migliore velocista del mondo" (come, a turno, viene battezzato ogni velocista italiano che vinca qualunque cosa), o per lo meno non lo è per gli stessi motivi per cui si diceva lo fossero Cipollini e Petacchi. Potrebbe invece essere il miglior velocista del mondo come lo sono Boonen o Freire (glielo auguriamo!), ma anche se si trovasse a mezza via tra quelli di cui sopra e questi altri, o anche "sotto" a tutti quanti, ci sarebbe ben poco da dire. Anzi! Invece che queste assurde categorie sarebbe più bello valorizzare il fatto che ogni atleta nel ciclismo riesca ad esprimere delle specificità uniche, delle differenze articolate in sfumature e sottigliezze, per cui tra i grandi corridori - cosa che Bennati potrebbe divenire un giorno - ognuno è "il migliore" del proprio genere. E il bello è che tutti costoro corrono gli uni contro gli altri su tracciati e in contesti quanto mai disparati. "Vinca il migliore"!

Tre buoni motivi per... i mondiali dell’Insubria, 2008 e 2009!

PRIMO PER L’IDEA
L’attenzione all’immagine, alla comunicazione, al rilancio reciproco e virtuoso del movimento è una dote che non è certo mancata all’organizzazione del Giro nelle ultime stagioni. Raccogliendo l’intuizione che la "competizione" con le altre corse a tappe, in particolare il Tour, andasse affrontata in primo luogo sul terreno che della preminenza transalpina è la matrice - il marketing, e l’abbondanza di contanti conseguente.

SECONDO PER I CACCIATORI DI MONDIALI
C’è Zabel, che rispetto al Mondiale è come uno di quei monumentali, geniali registi mai premiati dall’Oscar (che poi l’Oscar cinematograficamente parlando sia un bidone è tutt’altra faccenda, restiamo in metafora). C’è Bettini, che sui Mondiali ha costruito l’apogeo e il senso della propria carriera recente. C’è Di Luca, che ha subito l’ingiustizia dell’esclusione di Stoccarda - risolvendo peraltro qualche magagna a Ballerini. Questo trio ha anche disperato bisogno di una tappa, e il piccolo Mondiale plurale sembra l’occasione perfetta. A proposito di Stoccarda, c’è anche Bennati che - pur potenzialmente sazio di tappe - potrebbe sfogare qui la rabbia per l’assenza del traguardo milanese, oltre che quella per la delusione azzurra. Girando la frittata, tanta fame ma poco a che fare coi Mondiali, almeno fino a oggi, per Gasparotto. Anche lui in lizza. Poi i vari Bertolini, Bosisio, etc., a seconda di come saranno usciti dalle Dolomiti, già premiatisi con le tappe ma forse augurandosi future convocazioni in nazionale.

TERZO PER L’ABBUONO
Sono un po’ ipotesi da Processo, ma in un Giro così è peccato non parlarne... 20" fan comodo, quando i distacchi più seri tra i migliori si aggirano sui 120"!
Di Luca potrebbe rientrare benissimo pure in questa categoria, oltre che al punto precedente, con la sua fame di classifica che prende a zuccate ogni ostacolo, per primo lo scarso stato di forma. Papabile anche Riccò, specie se sentendo la bronchite aggravarsi decidesse che il bottino va rimpinguato prima che la classifica smagrisca. Pellizotti, che denuncia uno scatto rabbioso con la prova di Kronplatz, ma già pure sulle Dolomiti. Sella, naturalmente, va citato... ora che tutto gli appare possibile.

Gabriele Bugada

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