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IL VULCANO NON SCOTTA MENCHOV

Il russo resiste ai ripetuti attacchi di Danilo Di Luca sul Vesuvio, ultima grande salita del Giro, concedendogli soltanto gli 8’’ di abbuono. Il distacco tra i due è ora di 18’’. La tappa Avellino – Vesuvio di 164 km va a Carlos Sastre, già vincitore sul Monte Petrano, con 21’’ su Pellizzotti, che è ora a 1’31’’ da Menchov. Sastre scavalca Basso per la 4a posizione.

.:nella foto Bettini, Sastre doma il Vesuvio

Le ha provate tutte, Danilo Di Luca, anche sul Vesuvio, ultimo arrivo in salita del Giro d’Italia, esattamente come aveva fatto sul Monte Petrano e sul Blockhaus. Ancora una volta, però, i suoi ripetuti scatti sono andati a cozzare contro un muro che non ha tremato neppure per un secondo, un fortino rispondente al nome di Denis Menchov.
La tappa, caratterizzata dalla lunga fuga di Facci e Krivtsov, ripresi proprio ai piedi dell’ascesa finale, si è infiammata sin dalle prime rampe dell’ultima salita, presa a tutta dalla LPR e dalla Liquigas per favorire i prevedibili attacchi di Danilo Di Luca e Pellizzotti. Agli allunghi pressoché innocui di Agnoli, Tiralongo e Ochoa ha fatto quindi seguito la prima seria azione di giornata, promossa ancora una volta da Garzelli e Basso, i coraggiosi del Monte Casale. Subito dopo, Di Luca ha iniziato a testare la condizione della maglia osa, operando un primo cambio di ritmo, che non ha però avuto seguito. Ad averlo è stato invece lo scatto di Gilberto Simoni, che è riuscito per qualche istante ad agganciare la coppia di testa, prima di essere distanziato da un’ulteriore accelerazione di Ivan Basso. Il varesino ha distanziato poco dopo anche il conterraneo Garzelli, venendo però agganciato qualche istante più tardi da un Carlos Sastre in fortissima rimonta, evaso poco prima da un placido gruppo maglia rosa.
La nuova coppia di testa ha acquisito rapidamente un margine superiore ai 30’’ sul plotoncino Menchov, mentre, nel mezzo, prima Garzelli, quindi Simoni e Arroyo, anch’egli fuoriuscito dal drappello dei migliori, venivano lentamente risucchiati dal pur non irresistibile passo impresso dietro da Popovych. Sastre si è però stancato molto presto del suo compagno d’avventura, infliggendogli prima qualche metro con una secca accelerazione, poi diversi secondi con un nuovo allungo. Pur senza mai crollare, Basso ha progressivamente perso terreno dal 34enne madrileno, mentre alle sue spalle Pellizzotti e Di Luca si producevano in una raffica incessante di scatti e controscatti, che non scalfiva però minimamente, perlomeno all’apparenza, la ferrea resistenza del capoclassifica, aiutato anche dal rincorrersi a vicenda dei due italiani.
I primi tre della generale sono arrivati ad accusare 59’’ di distacco da Sastre a 3 km dal traguardo, a causa di un rallentamento che ha consentito il rientro di un drappello comprendente Leipheimer. Ochoa e Pauwels sono addirittura scattati in faccia ai migliori, venendo però ripresi dall’ennesimo scatto di Pellizzotti, cui hanno prontamente reagito le maglie rosa e ciclamino. L’attacco buono per l’ormai capitano unico della Liquigas è arrivato poco dopo lo striscione dei 2 km all’arrivo, quando Di Luca, forse in ritardo, ha provato a costringere Menchov a prendere in mano la situazione. Ormai, Pellizzotti non rappresentava però più una minaccia per il primato del russo, che ha così potuto mantenersi ancora a ruota dell’abruzzese. Basso, nel frattempo, ha atteso Pellizzotti, scandendo il ritmo per il compagno per qualche centinaio di metri, prima di lasciarsi riassorbire anche da Menchov e Di Luca. Quest’ultimo ha tentato almeno altre tre accelerazioni negli ultimi 1500 metri, ma il russo è sembrato legato alla ruota posteriore di Danilo da un filo invisibile ma impossibile da spezzare.
Sastre è così andato a conquistare il secondo successo in questo Giro del centenario, dopo l’affermazione nella tappa regina di Monte Petrano, malgrado una netta flessione nel finale, che ha consentito a Pellizzotti di concludere con appena 21’’ di ritardo. 9’’ più tardi, Di Luca ha regolato Menchov nella volata per il 3° posto, che gli ha quanto meno permesso di guadagnare gli 8’’ di abbuono e di ridurre a 18 i secondi di distacco in classifica. Non è molto, ma quanto basta per permetterci di ritenere ancora aperto, o quanto meno non chiuso, questo Giro. Basso, 5° a 35’’, e ora distante 3’33’’ dalla maglia rosa, ha ceduto la 4a posizione in graduatoria a Sastre, che paga invece 2’40’’. Un distacco consistente, ma che non può non far rammaricare lo spagnolo per la giornata no del Blockhaus, senza la quale oggi starebbe rivaleggiando con Pellizzotti per il gradino più basso del podio. Leipheimer, oggi discreto 6°, occupa la medesima piazza anche nella generale, a 4’55’’ da Menchov. L’attuale top ten è quindi chiusa da Garzelli (8’48’’), Rogers (9’32’’), Valjavec (10’42’’) e Bruseghin (11’32’’).
Nel complesso, la tappa di oggi, per il suo peso ai fini della classifica generale, è stata forse la più emozionante di questo Giro d’Italia, in particolar modo negli ultimi 4000 metri, con il susseguirsi di attacchi via via più decisi alla maglia rosa da parte dei due più diretti inseguitori. Proprio alla luce del bellissimo spettacolo ammirato oggi sulle strade campane, non possiamo fare a meno di rammaricarci per la decisione, onestamente difficile da comprendere, di proporre una tappa breve e con una singola salita come ultima frazione di montagna del Giro. Non crediamo, infatti, che sarebbero stati necessari chissà quali stravolgimenti per inserire nel percorso una salita o due in più (il vicino Monte Faito, per esempio), o che un’eventuale, ulteriore ascesa avrebbe reso eccessivamente duro un Giro che ha quasi bypassato le Dolomiti, proponendo due arrivi in salita tutt’altro che proibitivi e nessuna vetta storica, ha sfiorato le Alpi Occidentali solo nella Cuneo – Pinerolo di scorta, ha visto come unico tappone la pur bellissima frazione del Petrano, e ha proposto il Blockhaus (monco) in una tappa di 80 km. Ci rendiamo perfettamente conto che le accoppiate Gavia – Mortirolo o Finestre – Sestriere non si trovano ovunque, ma una qualche salita prima del Vesuvio avrebbe iniettato una dose d’imprevedibilità alla corsa e l’avrebbe resa più adatta ai fondisti, i veri protagonisti delle corse di tre settimane.
E mentre i per nulla leccapiedi Bartoletti, Fusco & co. si sperticano in elogi verso Angelo Zomegnan per il percorso a nostro avviso meno riuscito della sua gestione (e non ha scelto esattamente l’anno giusto per disegnare un tracciato così così), buttiamo un occhio alla tappa di domani, con arrivo ad Anagni al termine di uno strappo di 3 km con pendenze del 4-5%. Si tratta, come detto, dell’ultima occasione per Di Luca di recuperare terreno nei confronti della maglia rosa, o addirittura di scavalcarla. Dovesse issarsi in vetta alla classifica, Danilo potrebbe approfittare delle numerose curve dell’ultima cronometro, e delle forze supplementari che potrebbero essergli conferite dal simbolo del primato. Di certo, considerato che l’abruzzese, a meno di un’alquanto improbabile vittoria per distacco, potrà al massimo aspirare a partire nell’ultima tappa con 2’’ su Menchov, l’impresa resterebbe ai limiti dell’impossibile, ma la grinta con cui Di Luca ha corso queste prime diciannove tappe ci fa pensare che non sarà da meno nelle ultime due, provandoci fino all’ultimo centimetro di corsa. Purtroppo per lui, però, contro un Menchov così, potrebbe non bastare.

Matteo Novarini

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