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DELFINATO: È SUBITO EVANS - CONTADOR

Il belga della Silence - Lotto vince la 1a tappa del 61° Giro del Delfinato, 12 km a cronometro con partenza e arrivo a Nancy, con 7’’ su Contador e 22’’ su Valverde, anch’essi brillanti. Tra gli italiani bene Nibali, 5° a 34’, deludente Basso, che paga già 1’ al vincitore.

Il servizio di Matteo Novarini

Normalmente, quando si parla di prologhi, si pensa a prove brevi e facili, che finiscono per non incidere quasi per nulla sulla classifica finale di una corsa a tappe. Tuttavia, in questo Giro del Delfinato gli organizzatori hanno davvero voluto esagerare, e, non paghi di aver disegnato quattro tappe di montagna su otto, hanno deciso di rendere impegnativa anche la frazione inaugurale, sì breve, con i suoi 12 km, ma per assolutamente da non sottovalutare sotto il profilo altimetrico, con la Cote de Haut-du-Lièvre dopo 3 km. Salitella non proibitiva, ma posta proprio subito dopo il via, quando i corridori non hanno ancora preso il ritmo. Ritmo che, con una rampa in partenza, alcuni non hanno mai trovato nemmeno nei restanti 9 km.

Al resto ha poi pensato un Cadel Evans in formato extra-lusso, come forse non lo avevamo mai visto. Quello che è oggi è forse il regolarista per antonomasia del ciclismo mondiale è partito a tutta, facendo registrare il miglior tempo sul GPM, e scavando poi una voragine rispetto agli avversari nella successiva discesa e nel tratto pianeggiante conclusivo. Voragine ovviamente relativa, in considerazione degli appena 12 km del tracciato, ma che, se l'australiano confermerà nella crono di Valence (42 km) quanto fatto vedere oggi, potrebbe diventare assoluta. Dopo essere transitato all'intermedio con 5'' su Pasamontes e Nibali, che detenevano fino ad allora il miglior intertempo, l'australiano ha incredibilmente portato il suo vantaggio a 33'' sulla linea d'arrivo nei confronti di Roessler, che aveva a sua volta recuperato sullo spagnolo e l'italiano nel finale.

L'unico a reggere l'urto è stato Alberto Contador, che ha pagato sulla linea bianca soltanto 7'' a Evans, facendo sì che si delineasse una possibile riedizione del duello che caratterizzò il finale del Tour 2007. Considerata la minore attitudine al tic-tac del madrileno, e l'abbondanza di salite previste in questo Delfinato, ci sentiamo di assegnare a lui e Cadel le medesime possibilità di successo finale. Le preoccupazioni principali per i due, a questo punto, sono in ottica Tour: la loro condizione è straordinaria, forse eccessiva. Al via della Grande Boucle manca ancora quasi un mese, e il rischio che tanto lo spagnolo quanto l'australiano stiano già troppo bene è concreto. Per il momento, comunque, sono di un'altra categoria.

Preoccupazioni in vista del Tour, suo malgrado, non può averne Alejandro Valverde, che, con i suoi 22'' di ritardo, è stato il primo degli umani. Molto bene si è poi difeso Vincenzo Nibali, 5° alla fine a 34'' da Evans, mentre non altrettanto positiva è stata la prestazione di un Ivan Basso che, se nei prossimi anni vorrà davvero riprovare l'assalto al Tour de France, a cronometro dovrà fare miglioramenti che a 32 anni non ci sembrano così semplici da ottenere.

Per fortuna del varesino e di tutti coloro che oggi hanno pagato dazio rispetto a Evans e Contador, il percorso offre parecchie chance di recuperare, anche se prima delle montagne i due leader avranno a disposizione un'altra cronometro di 42 km alla 4a tappa per rifilare altre bastonate agli avversari. Dalla 5a all'8a tappa, infatti, il Delfinato conoscerà quasi solo salita, a cominciare dall'arrivo sul Mont Ventoux di giovedì 11. Il Gigante della Provenza dirà certamente molto sull'attuale condizione dei favoriti del prossimo Tour, ma sarà anche e soprattutto un gustoso antipasto di quanto assisteremo nella penultima tappa della Grande Boucle. Per quanto possa sembrare incredibile, peraltro, il Ventoso avrà probabilmente un peso maggiore sui ventuno giorni di Tour che sugli otto di Delfinato. Se, infatti, nelle ultime tre tappe il Delfinato proporrà altre tre bellissime frazioni (alla 6a arrivo a Briançon dopo aver scalato l'Izoard, alla 7a il tappone di Saint-François-Longchamp con Galibier, Croix-de-Fer e arrivo 5 km circa sotto il Col de la Madeleine, all'8a traguardo a Grenoble 27 km dopo la Cote de Saint-Bernard-de-Toumet, 7,5 km al 9,1%), al Tour il Ventoux sarà l'unico elemento positivo di un percorso al limite dell'imbarazzante. Nella fiera dell'inutilità dei Pirenei, con il facile arrivo in salita di Andorra e le frazioni di Saint-Girons e Tarbes che sono un insulto ai colli posti a 50 o più chilometri dalla conclusione (una menzione merita il Tourmalet seguito da 70 km di discesa e pianura per giungere a Tarbes), e con le Alpi più facili che la Grande Boucle ricordi (anche qui ci permettiamo di segnalare una perla: la tappa dei due San Bernardi, la pessima copia, molto più facile, della Cuneo - Jausiers dello scorso anno, che già provocò letargia nella totalità degli spettatori), il Mont Ventoux, assieme forse alla tappa di Le Grand-Bornand, per la quale probabilmente gli organizzatori non sono riusciti a trovare un percorso che prevedesse almeno 60 km di pianura dopo la Colombière, rappresenta l'unica possibilità per gli scalatori di fare la differenza. Se il prestigio di una gara dipendesse unicamente dalla caratura tecnica del suo percorso, sarebbe il Tour ad essere il delfino della corsa che abbiamo la fortuna di seguire in questi giorni, anziché il contrario. In un anno in cui Giro e Tour hanno proposto tracciati oscillanti tra il deludente (Giro) e l'orrendo (Tour), ci sentiamo di dire che la palma di miglior percorso spetta proprio al Delfinato, forse in coabitazione con la Parigi - Nizza.

Domani, nella Nancy - Digione di 228 km, i velocisti avranno la prima delle due sole possibilità di successo che questo Delfinato gli offre. Favorito d'obbligo Tom Boonen, di fatto l'unico velocista di spicco che ha preferito la corsa francese al Tour de Suisse.

Matteo Novarini

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