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DELFINATO 2009: MONCOUTIÉ VINCE, VALVERDE RESISTE

Il francese della Cofidis conquista la tappa regina del Giro del Delfinato, 157 km da Briançon a Saint-François-Longchamp, grazie ad una fuga da lontano, precedendo Gesink di 41’’. La maglia gialla resiste ai ripetuti attacchi di Evans sulla salita finale, e conserva i 16’’ di vantaggio in classifica. Contador perde una manciata di secondi nel finale. Domani si chiude a Grenoble.

.:nella foto AFP, il vincitore del tappone di Saint-François-Longchamp

Non è stata certamente una tappa destinata a scrivere la storia del ciclismo, ma altrettanto certamente la frazione odierna è stata più che sufficiente a farci rendere conto di quanto ci mancheranno queste giornate tra un mese, quando sulle strade del Tour de France saremo alle prese con gli abbiocchi dei due San Bernardi. Perché sarà pur vero che negli anni scorsi i percorsi delle tappe pirenaiche e alpine del Tour erano sempre gli stessi, ma se il prezzo da pagare per vederne di nuovi è passare da cavalcate come quella di oggi alle oscenità che ci verranno propinate tra un mese, torniamo volentieri ai soliti Galibier, Croix-de-Fer, Madeleine e via discorrendo.
Quella odierna, in effetti, è parsa davvero una frazione della Grande Boucle: grande caldo, grande dislivello, grandi salite, grande paura di attaccare. Paura che si è tradotta nell’incredibile numero di unità che componevano il gruppo maglia gialla ai piedi della salita finale verso Saint-François-Longchamp, con il Galibier e la Croix-de-Fer che erano riusciti a levare di mezzo soltanto coloro che hanno con la montagna un rapporto decisamente conflittuale. Nessun big si è mosso sulle prime due salite di giornata, e anche alle pendici dell’erta conclusiva non sono state la Silence – Lotto di Cadel Evans o la Astana di Contador a prendere in mano la situazione, bensì la Saxo Bank di Fuglsang, 10° in classifica generale a 4’ da Valverde. L’obiettivo del danese era naturalmente il successo parziale, che sembrava dovesse essere in effetti affare per gli uomini di classifica: troppo risicato, si pensava, il margine della numerosissima fuga del mattino, giunta frammentata ai piedi dell’ultima salita, con Nocentini e Frank, andati all’attacco nella discesa della Croix-de-Fer, che potevano amministrare un pugno di secondi sui molti gruppetti originatisi dalla spaccatura del plotoncino di fuggitivi.
Sull’ultima salita, Frank ha immediatamente lasciato sul posto Nocentini, completamente piantato, prima di essere a sua volta raggiunto e superato da David Moncoutié, 34enne francese che proprio al Delfinato, un decennio fa, vinse la prima corsa in carriera. Il capitano della Cofidis, a 10 km scarsi dal traguardo, quando si è trovato solo al comando, poteva gestire solamente 1’40’’ circa sul drappello dei migliori, in cui già Fuglsang prima ed Evans poi avevano saggiato la resistenza degli avversari. Il vantaggio del leader si è però sorprendentemente stabilizzato attorno al minuto e mezzo per chilometri e chilometri, mentre alle sue spalle prima Fuglsang e poi Gesink riuscivano ad evadere da un drappello maglia gialla che procedeva a grandi accelerazioni e altrettanto grandi rallentamenti, generalmente provocati dallo scattare e dal successivo rialzarsi di un brillantissimo Cadel Evans.
Non siamo in grado di dirvi quanto abbiano guadagnato sul gruppo maglia gialla Fuglsang e Gesink, dal momento che il regista, dopo aver compiuto prodezze ieri, mostrandoci il non proprio palpitante arrivo alla spicciolata dei fuggitivi attorno alla 10a posizione anziché lo scatto nel finale di Contador, oggi ha voluto superarsi, spazzando via l’ormai decrepito uso del cronometro per i distacchi, sostituendolo con una o due inquadrature dall’alto nell’arco della salita. Ad ogni modo, nessuno dei due ha recuperato abbastanza da impensierire Moncoutié, che è andato così a cogliere un bellissimo e meritato successo in solitaria, il trentesimo della sua carriera, certamente uno dei più belli, se non altro per come è stato ottenuto.
Nella battaglia per la maglia gialla, frattanto, dopo aver usufruito del lavoro encomiabile ma non particolarmente incisivo di Lloyd e Van den Broeck, a 2 km e spiccioli dal traguardo, Cadel Evans ha rotto gli indugi, producendosi in un’impressionante serie di accelerazioni che ha messo alla frusta Valverde e Contador, quest’ultimo più impegnato ad aiutare il capoclassifica a chiudere su Evans che ad ingegnarsi per guadagnare terreno. La raffica di scatti dell’australiano non è però riuscita ad abbattere la resistenza dei due spagnoli, che sono riusciti a salvarsi sino agli ultimi 200 metri. Valverde è riuscito a farlo anche oltre, sin sulla linea d’arrivo, giungendo appaiato a Evans (e Gesink, ripreso proprio sul traguardo), mantenendo così i 16’’ di margine sull’australiano, mentre un Contador stremato ha lasciato per strada altri 14’’, che segnano probabilmente la fine delle sue speranze di vincere questo Delfinato. Nel mezzo, a 12’’ dai primi due della generale, è giunto Fuglsang, anch’egli superato nel finale, ma confermatosi decisamente la più bella sorpresa della corsa. Nibali ha chiuso a 2’19’’ da Moncoutié, ed è ora 7° in classifica generale, frutto del sorpasso compiuto ai danni di Millar (che, come prevedibile, non ha retto le montagne più dure) e di quello subito da Fuglsang.
Domani, il Delfinato si concluderà a Grenoble, al termine di un’altra tappa decisamente interessante, che prevede la breve (7 km circa) ma ripidissima (9,5% la pendenza media) ascesa della Cote de Saint-Bernard-du-Touvet a 27 km dal traguardo. Non è certamente un tappone alla stregua di oggi, ma è probabilmente abbastanza perché Cadel Evans ci provi di nuovo, forte di una gamba che forse non ha mai avuto. Malgrado persistano dei dubbi sulla tempistica di questa condizione di forma (il rischio che Cadel sia già al 100%, e che rischi quindi di arrivare in calando nella terza settimana del Tour, esiste), l’australiano è parso oggi il più forte in salita, ancor più di un Valverde comunque splendido nella sua perfetta imitazione del Menchov dell’ultimo Giro d’Italia, e i 16’’ che lo separano dal murciano non appaiono irrecuperabili. D’altro canto, dopo aver corso per una settimana sempre in prima linea, non avrebbe senso che Evans decidesse proprio domani di salvare qualche energia in vista del Tour de France, il cui Grand Départ dista comunque ancora un mese.

Matteo Novarini

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