Il giorno delle salite (vere) è arrivato. Il nome di Simoni è sulla bocca di tutti, ma Piepoli ha lasciato intendere che oggi sarà ’meno’ gregario del solito. Attenzione anche a Contador che su certe pendenze si esalta ed alla voglia di riscatto dei delusi della crono, Di Luca e Riccò. Senza dimenticare gli outsiders e la certezza che, nonostante tutto, il Giro non si chiuderà oggi. Di Gabriele Bugada. di Gabriele BUGADA Tre buoni motivi per... aver rivisto la rivincita Cavendish-Bennati.
PRIMO PER IL COMPLEANNO Auguri ad Agirre. Il basco festeggia con cinquecento bottiglie di vino la sua escursione davanti al gruppo; l’incontentabile Buffaz saccheggia gli altri traguardi volanti oltre a far scorta di punti combattività, ma il buon Josu sceglie lo striscione giusto per aggiudicarsi il "regalo utile": stasera offre lui, e questa sarà la tattica Euskaltel per vincere a sorpresa sulle grandi salite. Ubriacare il gruppo: alleanza sottobanco con Bruseghin?
SECONDO PER LA CORTESIA Bennati, rimasto per l’ennesima volta scoperto troppo presto (contribuiscono certo la gran fiducia nella propria tenuta, come l’essere senza squadra), sente l’aria addensarsi in un muro di catrame; alla sua destra intravede sbirciando da sotto l’ascella una molecola di magnesio che si accende in lampo, la maglia e le basette inconfondibili sono quelle dell’uomo di Man. Le transenne sono vicine, poco ci vorrebbe per impostare una traiettoria a stringere: invece Bennati cede il passo. Obiettivamente, agendo per tempo la scelta di "chiudere la porta" non sarebbe stata scorretta, e anzi sarebbe stata adeguata: però Bennati preferisce vincere quando è il più forte, e se il più forte è un altro che vinca costui (dice). Preferisce non mettere a rischio la salute propria ed altrui. Bella mossa: a volte si può anche rinunciare alla vittoria, se sull’altro piatto della bilancia c’è la possibilità di ammutolire Bartoletti con un risposta degna e sensata. Cavendish si effonde in complimenti, e assicura che a parti invertite "probably NOT" avrebbe lo stesso.
TERZO PER LA CLASSIFICA Se questo Giro vedesse posti in classifica decidersi per una decina di secondi, gli attardati di Cittadella potrebbero aver qualcosa di cui pentirsi.
Tre buoni motivi per... le Alpi.
PRIMO PER INIZIARE Su il sipario sulla trilogia dolomitica. Fin qui la tensione ha caricato le molle di un gruppo a orologeria sempre a un tic dallo scoppiare. Scatti sfacciati, scatti frenati. Spiagge. Frecciatine e fratturine. Investiture e controinvestiture incrociate - rigorosamente insincere. La paura: paura di cadere, paura di cedere. Ora basta. Il palcoscenico è allestito. Le quinte dei Lessini a lanciare una fuga, una fuga selezionata con attenzione perché potrà contenere importanti comprimari pronti a tornare in scena nell’ora dei duelli e delle agnizioni. Secondo atto, il Manghen. Si leva nell’aria per la prima volta il motivo imponente degli oltre 2000m., ad infiammare la sinfonia del Giro. Ascesa faticosa, interminabile nelle sue ultime pieghe asfissianti ma tagliente già prima di Calamento, non avara di trampolini per balzi azzardati - che tanto azzardati non sono, quando di pianura prima dell’arrivo ce n’è così poca. Quando i chilometri al traguardo sono poco più di trenta...
SECONDO PER IL FINALE Terzo e ultimo atto di tappa, Pampeago. Probabile il gruppo ristretto ai minimi termini, per fronteggiare la più essenziale delle salite: un unico rettilineo di quattro chilometri, costantemente superiore al 11%. Preceduti dalle prime sferzate, salendo tra Tesero e il bivio con passo Lavazè. Un arrivo puro per puri scalatori, la salita diventerà tutta tunnel per chi è in difficoltà, ben prima della galleria conclusiva.
TERZO PERCHÉ NON FINISCE QUA La macchina drammaturgica del Giro trascinerà implacabile le sue maschere: ci sarà un vincitore, che dovrà difendersi, confermarsi, temere le rivalse e le alleanze. E ci saranno sconfitti. Ci saranno i soddisfatti e gli insoddisfatti. Ci saranno crisi, tradimenti, scelte difficili. Prove d’orgoglio, resistenze strenue. Ci sarà l’attesa, gli indugi da rompere, ci sarà chi scatta per poi staccarsi. Gerarchie da sovvertire, in squadra e nel gruppo. Ci sarà di tutto, ci sarà il ciclismo. Tappe da godersi una ad una, ma da ricordare poi tutte quante assieme, in un romanzo tortuoso di montagne e fuori soglia. Gabriele Bugada
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