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L'APPROFONDIMENTO
SUL MONTE CARPEGNA FUORI I SECONDI

Non una necessità ma una ipotesi. Se la cronosquadre varrà come primo indicatore, la tappa di Cesena potrebbe costituire un tassello decisivo ai fini della classifica generale. Per questo, con il nostro Gabriele Bugada, andiamo ad inquadrare la prospettiva dell'attacco da lontano per le squadre con il doppio capitano.


di Gabriele BUGADA


Approfittiamo del giorno di riposo per abbozzare su una tela ancora vergine i tratti di tempere tattiche e temperamenti vivaci che sogniamo possano animare lo sfondo, di per sé così suggestivo, della tappa di Cesena. Volutamente proponiamo un ragionamento che la crono di Urbino potrebbe svuotare di senso, o viceversa sostituire con altri impulsi: ma una parte del divertimento, di ciò che rende emozionante un percorso, è anche l'albero infinitamente ramificato dei possibili narrativi, tra i quali - quando la cronaca concede un po' di respiro - slanciarsi senza troppi timori o remore, prima che la falce dei fatti sfrondi via via le biforcazioni del fato.
Proprio così immaginiamo possano provare a fare corridori forti di gambe, ma ancor più di cuore, sulle rampe micidiali del monte Carpegna, protagonista di una celeberrima espressione di Pantani con cui il Pirata poneva la roccia boscosa - cuore di Montefeltro ma "già un poco Romagna" - a pietra di paragone essenziale ed unica del suo arrampicarsi per le rampe di tutta Europa.
La salita è lontanissima dal traguardo, una novantina di chilometri ("cento e più chilometri alle spalle e cento da fare"), e questo fattore depone innegabilmente a sfavore del suo impiego come trampolino per azioni decise e decisive. Tuttavia sono anche altri gli elementi che si possono tenere in considerazione: prima di tutto, la lunga ma non sempre filante discesa che segue, la quale potrebbe consentire agli arditi evasi di prorogare intatto il proprio vantaggio fino ai meno 70km; certo, una distanza ancora non breve, eppure non necessariamente propizia a facili ricongiungimenti poiché - proponendo subito la salita a Perticara - potrebbe sforbiciare prematuramente la lista dei gregari atti a sobbarcarsi le fatiche della caccia.
Certo, va chiarito che in questo senso non parliamo di fuggitivi della prima ora o figure di contorno, spesso duramente provati da un terreno simile ancor più di chi li insegue: parliamo di atleti dotati, e in grado di lottare nei piani alti della generale, che sferrano un assalto al quale dei generici gregari fatichino assai a replicare; a questo punto, se sono i capitani a doversi impegnare più o meno direttamente, le fatiche di chi corre avanti o indietro si bilanciano, e anzi chi è avanti può godere del vento in poppa assicurato dal morale. L'eventuale fuga di giornata, più che probabile, potrebbe allora costituire una piattaforma, un ciottolo nel fiume, su cui magari riposare brevemente la gamba per un altro balzo.
I precedenti per tutti i diversi aspetti chiamati in causa, ricordiamolo, non mancano: Simoni riuscì a ghermire la rosa con gesta indimenticabili precisamente grazie alle conformazioni proprie di queste terre, isolando gli avversari, in primis Garzelli. Il supplemento di fatica toccò a chi si trovava indietro, vittima oltre tutto dei facili "approfittatori" nel resto del gruppo: chi mai avrebbe collaborato, avendo lì un uomo che su quel recupero si sarebbe comunque spremuto alla morte giocandosi la classifica?
Per quanto invece concerne recuperi e lunghe distanze, fu il vincitore di tappa Sella a dimostrare come 60km in fuga, prevalentemente solitaria o quasi, si possano portare a termine a fronte del "caos politico" o del "vuoto di potere" alle proprie spalle.
Tutto ciò considerato, un altro fattore balza agli occhi: la presenza di squadre dotate di più d'un uomo in grado di lottare per l'alta classifica.
Non trattandosi di un'azione a priori suicida, la scelta di lanciare uno di questi, specialmente se leggermente (o pesantemente) attardato dalla cronometro di Urbino, potrebbe essere davvero esplosiva: il vantaggio tattico maturato sarebbe duplice, da un lato la tipica "scommessa" in grado di moltiplicare la posta - ovvero l'uomo in fuga -, dall'altro lato la possibilità di correre sulle ruote, e magari approfittarne nel finale con un ulteriore attacco da freschi, in una tappa davvero molto, molto esigente per chi dovrà tirare.
Il fatto che queste squadre siano più d'una rende il contesto ulteriormente favorevole a questo tipo di mosse, dacché l'attacco sul Carpegna potrebbe non essere singolo e singolare, ma anzi agglomerare un manipolo di audaci ancor più adeguato a sostenere l'azione, e con costi ancor più terribili per i team - a questo punto non moltissimi - forzati a ricucire.
Insomma, potremmo trovarci di fronte alla prototipica situazione dei due eserciti schierati, ma bloccati, intimoriti, impegnati in trattative diplomatiche: si potrebbe concludere la pace, se non che - appena un soldato estrae l'arma per difendersi da una serpe - scatta una reazione a catena che innesca la battaglia campale, tanto più sanguinosa perché rimbombante di paure represse.
Esaminando nel dettaglio qualche squadra, possiamo dire che...

- l'Astana non avebbe teoricamente necessità di esporsi in alcun modo, poiché la crono vedrà i suoi uomini ben piazzati. Tuttavia in caso di azione altrui, quasi sicuramente ai "kazaki" converrà inserire uno dei propri tre capitani, per evitare beffe. Uno di quei tre in questo tipo di "fuga" sarebbe un preziosissimo acquisto, a patto che collabori, cosa che dipenderà parecchio dalla situazione circostanziale. Quanto al promuovere l'azione stessa, io sono convinto che anche ciò gioverebbe alla squadra, perché i tre capitani sono comunque sovrannumerari, e strategicamente è sempre opportuno - in condizioni di abbondanza di risorse - differenziare il proprio "portafoglio". Non so se però un reparto tecnico che finora è stato un inno all'understatement vorrà sbilanciarsi così. A detrimento dell'Astana gioca pure la storica incapacità tattica di Bruyneel (si pensi alla gestione delle classiche, o al Tour 2003, uno dei pochi meno "blindati" da amicizie e ricatti dietro le quinte), forse però legata alle "particolarità" di Armstrong e delle sue compagini. Crescendo si impara?
- la LPR ha due capitani... troppo capitani! Nessuno dei due vorrebbe rischiare tanto in un gesto che magari finirebbe per avvantaggiare l'altro rendendolo quindi "unica punta"; è quasi come se avessimo due capitani individuali a comandare la stessa squadra (anche se pare che Savoldelli, abituato, faccia la mossa di fare a meno del sostegno collettivo). Certo, se Di Luca si accorgesse di essere finito troppo indietro nella crono, un gesto coraggioso del genere sarebbe pienamente nelle sue corde caratteriali; tanto più se ha la consapevolezza di non avere una forma eccezionale: una soluzione di questo tipo sarebbe un modo per far girare la roulette piuttosto che magari staccarsi di minuto in minuto nei tapponi alpini. Ma come starà Di Luca sulle Alpi non la sa nessuno, lui compreso probabilmente.
- l'AG2R non è uno squadrone, ma Nocentini, pur turbato da un grave lutto familiare che non può non aver inciso sul suo rendimento, è atleta di qualità notevole, sebbene discontinua: quindi dal momento che Valjavec si attesta sui 2' da Di Luca, un gesto su queste rampe potrebbe essere un modo per favorire la squadra nella lotta per i top 10 e per lasciare un segno bello e forte - comunque finisca - su questo Giro.
- la Barloworld sta rischiando di veder sfumare tante ottime premesse/promesse. Cardenas, pur precario e favorito dalla fuga, è ora in alto, Soler invece paga infortunio e fors'anche incertezze di forma. Pfannberger, scopertosi di qualità tra autunno italiano e Ardenne, non è da sottovalutare, mentre Gasparotto, se reggerà, potrebbe pensare al finale. Tante incognite... o se vogliamo incognite sì, ma almeno tante! E se a qualche variabile impazzita si tentasse di dare qui un valore concreto?
- Alla Caisse c'è l'uomo giusto, Rodriguez, e se solo i suoi altri - tutti presunti o presuntuosi - capitani avessero contenuto il distacco in generale, lui sarebbe stato senz'altro il proiettile da sparare. Stando così le cose si guarderà piuttosto a Rujano, a Perez, a Lastras, una qualità media non certo stratosferica e una classifica disastrata, ma discrete potenzialità, specie con tanta salita. Da non sottovalutare Pasamontes che è a 3' da Di Luca; o Karpets, che nella crono riprenderà qualcosa, anche se riesce proprio difficile vedere nel gigante russo l'uomo che stacca tutti sul 15%...
- Della CSF non parliamo per conflitto di interessi (su queste pagine ospitiamo il diario di Pozzovivo) e soprattutto per non menare ulteriore gramo a Sella, a cui già temiamo non giovino, in termini scaramantici, gli auguri dello staff RAI.
- La CSC, come al solito, proprio non riesce a trattenersi dallo scoprire fenomeni dal nulla (o quasi, siamo sinceri, non sono tutti del tutto sconosciuti - anzi come giovani...); non dubitiamo che costoro saranno magari prestanti anche nella crono: aspettiamoci qualunque cosa! Intanto ce ne sono ben tre, due Sorensen e un Larsson, nel minuto e mezzo dalla cima della classifica "virtuale". Già che li hanno creati, che ora li "usino", quantomeno!
- La Saunier potrebbe fare di tutto, bisognerà vedere se Piepoli si... rassegnerà... a fare almeno il gesto di correre come capitano "in seconda" invece che come gregario "da primato". Sarebbe importante che facesse classifica per tutelare la squadra da eventuali scivoloni di Riccò nelle lunghe settimane a venire. Con un Riccò così comunque c'è poco da far tattica, se puta caso gli scappasse la gamba!
- La Liquigas attende risposte. Alla crono Nibali potrebbe scavalcare Pellizotti, anche se lo squalo naviga in acque profonde ed è difficile porre le sue condizioni all'esame dei radar. Lo si darebbe per perso, poi si guarda la generale e lo si trova sempre lì. Da Urbino dipenderà molto, ma ancor più dal grado di convinzione nei propri mezzi posseduto dai due capitani, una "dote" che rischia di essere controproducente finendo per collocarli entrambi nell'anonimato in quel di Milano. Tenendo conto dei due giorni piatti a seguire, io se fossi uno dei due - specie il più "salterello" delfino - proverei qualcosa. Va detto che fin qui han privilegiato come squadra una linea decisamente conservativa.
- In Rabobank Ardila Cano, già in luce sul Finestre, poi gli si è spesso spenta la lampadina, potrebbe essere uomo ideale per questa mossa. Anche a protezione di un Menchov che risulta esposto più per un team non all'altezza che per suo spregio verso il Giro, o pigrizia... anzi, si paventava ben di peggio. Ardila ha un distacco già sensibile ma non esagerato, è un uomo di tenuta, quindi a cui non concedere troppi bidoni di minuti da fuga. Chiaramente Menchov potrebbe preferire averlo al fianco nel caso si staccasse lui, anche senza attacchi, lungo il Carpegna: sacrosanto, a questo punto molto dipenderebbe da come si sente il russo, e da quanto la crono lo possa riportare in alto.
- La Diquigiovanni ha Simoni, chi altri!, e come si dice "il lupo...". Gregari capaci in salita ne ha, ma qui mi sa che se qualcuno ha da provarci sul Carpegna...
- In chiave minore si possono citare la Tinkoff, che potrebbe giocare sul duo Mazzanti/Petrov, approfittando delle qualità e della conoscenza del terreno del primo (finora assai in ombra, invero). La High Road, con Possoni e Siutsou entrambi sui 2' di ritardo, a oggi. La Lampre, con Bruseghin e Szmyd, entrambi non ancora usciti dalle speranze di finire nei 10.

Naturalmente questa è un'analisi abbozzata e approssimativa di UNA formula tra le moltissime possibili. Il decreto ultimo lo daranno, inevitabilmente, le rampe del Carpegna. Noi ci accontentiamo di raddoppiare il piacere con le fantasticherie, che poi la tappa ci proponga veramente "un gioco a due" o meno non è così importante, l'importante è che sappia raccontare storie degne di essere rilanciate.


Gabriele Bugada

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