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DELFINATO 2009: SUPER FURLAN A DIGIONE

Il velocista vicentino conquista la prima frazione in linea della corsa francese, precedendo allo sprint Marcus Zberg e il favoritissimo Tom Boonen. Ripreso negli ultimi metri David Millar, andatosene a 5 km dal traguardo. Incredibile inconveniente in corsa: il gruppo si è dovuto fermare ad un passaggio a livello per consentire il transito di due treni.

.:nella foto Bettini, Furlan sul podio della tappa di Digione.

Se non era stata immune da inconvenienti di questo genere la Parigi – Roubaix, non si poteva pensare che i francesi mettessero mano agli orari dei treni per una banale tappa del banale Giro del Delfinato. Tuttavia, leggere di una corsa di simile caratura costretta a fermarsi per attendere il passaggio di addirittura due treni resta un qualcosa di assurdo. Fortunatamente, a differenza di quanto accadde tre anni fa nella Roubaix di Cancellara, l’”incidente”, come poi è stato classificato dalla giuria, è avvenuto molto lontano dal traguardo, e non ha per nulla inciso sull’esito della corsa, ma ciò non attenua in alcun modo la gravità del fatto, che solo casualmente non si è verificato nel finale.
Questo contrattempo non aveva peraltro riguardato i fuggitivi della prima ora, Isasi, Gonzalez, Vos, Pichot e Augé, che avevano così acquisito un vantaggio massimo di 9’, margine comunque annullato poi con relativa facilità dal plotone. Non altrettanto facile è stato invece per il gruppo neutralizzare la sparata con cui David Millar, partito a 5 km dalla linea bianca, ha davvero dato l’impressione di poter scongiurare una volata che appariva invece ormai certa. La fortuna, però, sembra considerarsi ancora in credito con il britannico, non paga del salto di catena che lo scorso anno, al Giro d’Italia, aveva negato all’ex re del tic-tac la possibilità di giocarsi la vittoria di tappa a Contursi Terme. Millar è stato infatti riassorbito ad una manciata di pedalate dal traguardo, talmente vicino all’arrivo da classificarsi comunque 9°.
Il suo attacco non è però stato privo di conseguenze, in quanto ha scombinato i piani del treno QuickStep, già pronto a mettersi in moto per favorire lo sprint di Tom Boonen. La formazione bianco-blu, proprio a causa dell’inseguimento, si è trovata troppo lunga, e ha lasciato al vento il leader quanto mancavano ancora 300 metri. Troppi anche per una forza della natura come il tre volte vincitore della Parigi – Roubaix, che si è così visto scavalcare dalla maglia Lampre-N.G.C. di Angelo Furlan, e, dopo essersi rialzato, da quella BMC di Marcus Zberg. La grande giornata della squadra di Beppe Saronni è stata completata dal 4° posto di Marco Bandiera, non ancora 25enne di Castelfranco Veneto, che, dopo essersi messo in mostra come talento per le classiche del Nord, ha oggi dimostrato anche un discreto spunto veloce. Probabilmente non sarà mai un velocista, gente come Hoste, Flecha e Frank Schleck potrà spiegargli quanto anche nelle corse di un giorno sia importante disporre di una bella volata.
Per Furlan, 31enne di Arzignano, al primo anno alla corte di Saronni, si tratta della dodicesima vittoria in carriera, affermazione probabilmente da collocare al terzo posto su un ipotetico podio delle vittorie del vicentino, dietro le due tappe conquistate alla Vuelta del 2002 a Salamanca e al Warner Bros Park. Proprio quei due successi, ottenuti ad appena 24 anni, sembravano proiettare Angelo nell’olimpo dello sprint, ma un’interminabile serie di problemi fisici ha frenato la sua carriera almeno fino ad un paio di stagioni fa. Proprio il 2007, con il passaggio alla Crédit Agricole, è stato l’anno che ha rilanciato Furlan, capace di raccogliere due successi in una stagione, contro la sola Coppa Bernocchi del quadriennio 2003 – 2006. Sulle ali dell’entusiasmo per la vittoria odierna, sarebbe facile scrivere che gli infortuni hanno impedito a Furlan di essere uno dei primi sprinter del pianeta, cosa che peraltro la Vuelta 2002 lasciava sperare. Non siamo probabilmente in presenza di un fuoriclasse, se è vero com’è vero che, per un motivo o per l’altro, Angelo ha vinto due tappe nei grandi giri quando sta disputando la sua nona stagione professionista, ma il fatto che a quasi 32 anni sia stato capace di battere Tom Boonen allo sprint è il segno evidente che il talento del veneto, se supportato da una maggiore fortuna, avrebbe potuto portarlo ad allori ben più numerosi e prestigiosi di quelli che ha raccolto. Purtroppo per Angelo, ma per fortuna dello spettacolo, quella di oggi era la prima ma anche la penultima occasione per lui e le altre ruote veloci del gruppo di portarsi a casa una tappa in questo Delfinato. A partire da mercoledì, infatti, la corsa entrerà nel vivo anche per quanto riguarda la classifica generale, e le ultime cinque frazioni non concederanno ai velocisti più di qualche traguardo volante.
Naturalmente, la classifica generale è rimasta invariata, con Cadel Evans che ha mantenuto i 7’’ su Contador e i 22’’ su Valverde guadagnati nella 1a tappa. Sempre a proposito di classifica generale, è possibile che il giudizio negativo da noi espresso ieri in merito alla prova di Ivan Basso sia almeno in parte da rivedere. Il varesino potrebbe infatti essere stato vittima di un problema meccanico, che ne ha condizionato la prova, dando origine al distacco biblico (in considerazione della prova) e inatteso nelle proporzioni che già lo separa da Evans. Non si può spiegare così il minuto di distacco, ma una parte certamente sì.
Domani, con una frazione di 182 km da Tournus a Saint-Etienne, con quattro GPM piuttosto agevoli, l’ultimo dei quali a 29 km dalla linea bianca, il Tour dovrebbe riproporre una sfida tra sprinter, possibile rivincita, ci auguriamo, tra Boonen e Furlan. A meno di altre sparate nel finale in stile Millar, la volata dovrebbe essere piuttosto “canonica”, data la distanza dell’ultima salitella dal traguardo, ed è quindi possibile che si inseriscano nella lotta per la vittoria altri velocisti. In cima alla lista degli anti-Boonen, oltre a Furlan, guadagnatosi il titolo con l’affermazione odierna, ci sentiamo di porre Gert Steegmans, trionfatore lo scorso anno sui Campi Elisi parigini con uno sprint imperioso, malgrado il non proprio entusiasmante settimo posto di oggi.

Matteo Novarini

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