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DELFINATO 2009: I GRANDI SI CONTROLLANO, FÉDRIGO NE APPROFITTA

Il francese dalla BBox Bouygues Telecom vince a Briançon la 6a frazione del Giro del Delfinato, battendo in uno sprint a due Jurgen Van de Walle, ripreso a 200 metri dal traguardo della Cittadella. I favoriti, Valverde, Evans e Contador, si controllano sull’Izoard, e non vanno al di là di qualche schermaglia sullo strappo finale. Ne approfitta Astarloza, che guadagna 55’’.

.:nella foto AFP, Fédrigo leva le braccia nel cielo di Briançon

Quando ci si attende battaglia sull’Izoard e ci si deve invece accontentare di qualche schermaglia su uno strappo di 1300 metri, non si può nascondere una certa delusione. Il secondo gigante di questo Giro del Delfinato dopo il Mont Ventoux, conquistato ieri da Szmyd, si proponeva come lo scenario ideale per una rivincita tra i grandi della classifica generale, Valverde, Evans e Contador in primis, specie dopo che ventiquattro ore fa gli ultimi due non avevano convinto granché. L’australiano e il madrileno hanno però ritenuto che non valesse la pena di spendere preziose energie alla vigilia della tappa regina della corsa, quella che domani vedrà la scalata del Galibier e della Croix-de-Fer prima dell’ascesa finale verso Saint-François-Longchamp, poco sotto il Col de la Madeleine, e hanno così atteso l’ultimo chilometro e spiccioli di salita, quello che portava alla cittadella fortificata di Briançon, per saggiare quanto meno la resistenza del capoclassifica, tentativo operato peraltro solo dal capitano della Astana. Il risultato è stato quasi un nulla di fatto, perché i tre sono giunti assieme sulla linea d’arrivo, non prima però di aver distanziato tutti gli altri uomini di classifica, da Gesink, il più vicino, a Millar, ancora brillante oltre ogni più rosea previsione, passando per Nibali, capace di reggere la prima accelerazione di Contador, ma poi andato fuori giri sul secondo cambio di ritmo del vincitore del Giro 2008. Anche per quanto riguarda gli outsider le differenze sono comunque state minime, visto che Gesink è giunto a metà strada tra il terzetto e la coppia siculo-britannica Millar – Nibali, a sua volta staccata dalla maglia gialla di 9’’. Ci piacerebbe a questo punto parlare dell’impressione che hanno destato Evans e Valverde nel reagire agli scatti di Contador, di quanto sia apparsa convinta l’azione del madrileno, della più o meno grande brillantezza che l’alfiere della Astana ha ostentato con questi scatti. Purtroppo non ne abbiamo però la possibilità, perché la regia, ben oltre il limite dell’impresentabile, ha preferito mostrare l’arrivo di quel che restava della fuga di giornata, di cui tra poco diremo, anteponendo dunque Zberg, Kuschynski e Santambrogio a Valverde, Contador ed Evans. Questo mostruoso errore (con tutto il rispetto per gli attaccanti) commesso nel finale si è andato ad aggiungere ad una scarsissima chiarezza nella comunicazione dei distacchi e della composizione dei vari gruppi e gruppetti, che ha fatto sì che dall’Izoard in avanti si vedessero corridori che rientravano dal nulla e attaccanti dispersi che riapparivano improvvisamente; non si è invece visto un cronometro in sovrimpressione fino a tre minuti dopo l’arrivo del vincitore.
Vincitore che risponde al nome di Pierrick Fédrigo, trentenne francese della Bbox Bouygues Telecom, capace quest’oggi di cogliere il sedicesimo successo della sua ormai quasi decennale carriera, in cui spiccano la vittoria nella tappa di Gap del Tour del 2006 e il Campionato Nazionale conquistato nel 2005. Fédrigo faceva parte della fuga che ha caratterizzato questa sesta frazione, insieme a Garate, Verdugo, Goubert, Vaugrenard, Bingen Fernandez, Tuft, Van de Walle, Steegmans, Zberg, Kuschynski, Santambrogio, Alberto Fernandez e Bak. Nessuno dei fuggitivi spaventava la maglia gialla, che ha dunque lasciato che il drappello di testa approcciasse il Col de l’Izoard con un margine di 5’. Il plotoncino al comando ha iniziato a sfaldarsi sotto l’impulso di Steegmans, poi rimbalzato indietro, Zberg, a cui è toccata la stessa sorte del velocista belga, anche se qualche chilometro più tardi, e Jurgen Van de Walle, che attorno a metà salita ha formato con Garate e Goubert un terzetto che sembrava destinato a giocarsi la tappa. Da dietro sono però rientrati nell’ultimo quarto di salita Fédrigo e Bak, quest’ultimo poi staccatosi di una manciata di secondi in vista del GPM, ma capace di rientrare nella successiva discesa. Discesa nella quale Van de Walle, a poche centinaia di metri dallo strappo conclusivo, ha provato a giocare d’anticipo, dando per diverse centinaia di metri l’impressione di aver pescato il jolly. Goubert, che nella prima parte dell’ultima asperità era evaso dal quartetto, in caccia della prima vittoria di una carriera giunta alla sedicesima e forse ultima stagione, ha infatti finito la benzina prima ancora dell’inizio del tratto più impegnativo dell’ascesa, mentre l’azione di Van de Walle appariva ancora discretamente incisiva. A 400 metri dall’arrivo, però, Fédrigo ha avuto un sussulto inatteso, riuscendo a recuperare con poche pedalate i 30 metri che lo separavano dal leader, e di batterlo senza difficoltà nella volata a due. La scarsa consolazione del terzo posto è andata a Goubert, seguito, nell’ordine, da Garate e Bak.
Se per chi punta alla vittoria finale la classifica è rimasta invariata, altrettanto non si può dire per chi punta ad un piazzamento a ridosso del podio (supponendo che Valverde, Evans e Contador siano destinati ad occuparne, come è altamente probabile, tutti i gradini). L’unico attacco importante in ottica graduatoria generale, portato da Mikel Astarloza a poco più di 5 km dalla vetta dell’Izoard, ha infatti avuto un successo forse superiore alle attese dello stesso corridore basco, capace di giungere sulla linea bianca 55’’ prima del capoclassifica, dopo aver toccato un vantaggio massimo, in corrispondenza del GPM, di 1’10’’ circa. Proprio il felicissimo esito dell’azione del portacolori della Euskaltel dovrebbe forse far rammaricare corridori, come Gesink e Nibali, che difficilmente possono pensare di fare la differenza rispetto ai migliori in una tappa come quella di domani, che crediamo vedrà i primi tre della generale darsi battaglia, e che proprio per questo, prendendo esempio da Astarloza, avrebbero probabilmente fatto bene a provarci quest’oggi. Adesso i due sono peraltro stati scavalcati in classifica generale proprio dal basco, che è andato a sopravanzare anche un comunque più che positivo David Millar, issandosi al quarto posto della generale. È sì vero che in una frazione come quella di domani può accadere di tutto, e che le energie risparmiate oggi potrebbero rivelarsi preziose tra ventiquattro ore, ma è altrettanto vero che una passività come quella che i favoriti hanno mostrato oggi andrebbe punita, anziché assecondata; e non parliamo come tifosi delusi dal risultato, ma come osservatori che non possono fare a meno di notare che difficilmente ricapiterà un’occasione così ghiotta di staccare Valverde e soci (il discorso è riferito principalemente ai già citati Gesink e Nibali).
Speriamo che la parziale amarezza lasciata dalla tappa odierna possa essere cancellata, se non dal risultato quanto meno dallo spettacolo, già domani, in quella che, come detto, sarà la tappa regina di questa 61a edizione del Giro del Delfinato. Crediamo di poter pronosticare con una certa sicurezza che i big si daranno battaglia sull’ascesa finale, ma chissà che la Croix-de-Fer, posta a meno di 50 km dal traguardo, non possa rappresentare uno stimolo a lottare troppo ghiotto anche per i non impavidi interpreti della corsa francese. Ci pare inutile redigere un elenco dei corridori con interesse ad attaccare (sostanzialmente tutti tranne Valverde, in quanto maglia gialla, e Millar, in quanto probabilmente già più che soddisfatto della posizione che occupa in classifica), o fare del fantaciclismo su dove e come vedremo degli attacchi (che speriamo la regia decida di mostrarci, evitando di optare per qualche entusiasmante non-sprint per il settimo posto tra corridori distanti mezzora in classifica generale). Quel che è certo è che, in ogni caso, alla luce dello spettacolo non proprio esaltante che oggi ha mortificato l’Izoard, basterà davvero poco per fare meglio.

Matteo Novarini

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