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GIALLO QUOTIDIANO
FEILLU & DUMOULIN
SBORNIA FRANCESE

Incerto in un futuro ancora lontano, schiacciato da un passato fastoso, inaridito da un presente scevro di talento ma orgoglioso nella sua sbandierata pulizia, il movimento francese vive, nella Saint Malo - Nantes, 3° tappa del Tour de France, una giornata di esaltazione generale, con la volata di Dumoulin e il primato di Feillu. Andiamo a conoscere i due protagonisti di giornata con l´aiuto di Federico Petroni.

di Federico PETRONI

Il ciclismo francese è povero, inutile girarci intorno. Quando in fuga verso Saint Brieuc vedi i migliori esponenti del movimento nazionale, la situazione è grave. Tutti onesti pedalatori, sia pure, nessuno disconosce il talento di Chavanel, la caparbietà di Voeckler o la solidità del vecchio Moreau. Alcune espoirs, speranze, albeggiano all´orizzonte, come Pierre Rolland, Remy Di Gregorio, Jerome Coppel o Clement Lhottellerie ma il presente resta un buco nero. Sarà un rigurgito di sciovinismo ma i francesi si difendono sostenendo la loro fedina penale immacolata o, meglio, redenta dopo la scandalo Festina che dieci anni fa squassò il Tour de France. Dal momento che i francesi non vincono la corsa di casa da oltre quattro lustri (Hinault nell´85), il sillogismo appare un po´ forzato, almeno per la tempistica.



La fonte disseccata fa dunque gridare al miracolo, in tempi di vacche magre, alla minima epifania. Quando poi ce ne sono due, la sbornia è completa. Tappa e maglia, per la Francia, al termine della terza tappa del Tour, di scalo a Nantes dopo 208km. I due piccioni presi con una fava sono lo hobbit Samuel Dumoulin (Cofidis) e l´elfo Romain Feillu (Agritubel). Due emozioni opposte. Al primo l´ebbrezza del momento, la scarica d´adrenalina, il riff di un Jimmy Page di una vittoria di tappa, quella che forse ti cambia la vita, di sicuro la carriera. Al secondo la soddisfazione di lungo periodo, l´estasi di un´ora, giorno, settimana (ci auguriamo per lui), il piacere di una sinfonia di Beethoven della maglia gialla che avvolge il corpo. Soffice come un tessuto pregiato ma inespugnabile come una cotta di maglia. Da 726 giorni i francesi sognavano un compatriota in giallo: era il 12 luglio 2006, la fuga verso Pau (vittoria di Mercado) incoronava Dessel quale leader passeggero. Fare sognare un popolo appassionato come quello transalpino è impresa da meritare uno sguardo più attento del solito: in fondo, da domani, i due eroi per caso torneranno nel semi-anonimato.



Dal basso dei suoi 159cm, Samuel Dumoulin si alza in punta di piedi per il bacio catartico con la fidanzata. E si issa persino verso le miss che lo sovrastano pur un gradino più sotto. Tascabile ma non evanescente, come dimostrano le tozze e muscolose cosce che forniscono al nativo di Vénissieux (periferia di Lione) una potenza non indifferente. La volata odierna l´ha dimostrato. Dopo oltre 200km di fuga, ha avuto le gambe per scattare in faccia agli ex alleati fattisi rivali a 1000m dall´arrivo e caracollare al più presto verso la linea bianca con una volata di 300m. Doveva essere fresco per la residenza a ruota di Longo Borghini, quasi 40cm più alto di lui. Un muro. Altezza da scalatore, fisico da passista, dunque, se è vero che il 27enne della Cofidis vanta nel suo palmares le edizioni 2003 e 2004 della Tro Bro Leon, ostica classica francese simile alla Parigi - Roubaix. Nelle dieci vittorie da professionista colte dal 2002, figurano anche tappe al Delfinato e al Tour du Limousin e il Giro di Normandia, conquistato nel 2003.



Di tutt´altra pasta è fatto Romain Feillu, cognome appuntito che sa di uno spillo; appuntito come le sue orecchie da elfo (o da Star Trek, a seconda delle preferenze). Non ha le stimmate del campione di razza, pur vantando, a soli 24 anni, cinque vittorie (la più prestigiosa, il Giro di Gran Bretagna) tra i pro in appena diciotto mesi tra i grandi, ai quali è passato dopo l´argento ai mondiali under23 di Salisburgo nel 2006, vinti da Ciolek, beffando il nostro Gavazzi. Questo figlio della Loira (nato a Chateaudun), soprannominato "La Feuille", "il foglio" un po´ per assonanza, un po´ per la leggerezza con la quale guida il mezzo, ha però un grande amore: lo sprint e la velocità in generale. Ama fare stridere il pneumatico, adora il tuffo al cuore di una curva cieca, s´innamora delle volate di massa, nelle quali allo scorso Tour si è ben distinto, terminando quinto nella tappa di Canterbury. Il sogno è una Porsche ma quando gli hanno detto quanto consuma (5km con un litro), si tiene stretta la sua Seat Ibiza. La velocità gli giocò un brutto scherzo otto anni fa, quando, per un incidente in scooter, dovette operarsi dieci volte al femore.



La rivista "La France Cycliste" ha pubblicato il suo abbecedario, dal quale (lettera J: jambes) apprendiamo come lo affascino il dolore ai polpacci ("Significa che spingo!") e la misteriosità dei muscoli, a volte pieni all´apparenza ma flosci al dunque, altre tonici all´improvviso. Sarà perché non si ammazza di allenamento (lettera E: entrainement). La lettera Y rivela una sua abitudine precisa prima delle corse: lo yoga. "A differenza di corridori come Nicolas Jalabert - dice - che diventano logorroici alla partenza, ho bisogno del mio spazio." Dal capitolo sui sogni nel cassetto (Freccia Vallone e Parigi - Tours) capiamo come Feillu non abbia ancora imboccato una via definitiva: scattista o velocista? La maglia gialla che va ad indossare sulle ben note rive della Loira, ad un tiro di schioppo da casa, non lo aiuterà a diradare le nubi. La dorata armatura chiede di essere difesa contro l´inesorabile correre del tempo. Gestirà 35" su Longo Borghini, 1´42" su Frishkorn e 1´45" sugli specialisti: il fisico non tradirebbe un passista irresistibile. Ma la maglia gialla, si sa, raddoppia le forze.

Federico Petroni

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