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ELITE SENZA CONTRATTO, TITOLO A PEDRAZZINI

Il corridore della Petroli Firenze – Gragnano SC regola in uno sprint a quattro Margutti, Frusto e Iattici, dopo aver rischiato una clamorosa beffa sulla linea alzando troppo presto le braccia, e conquista il titolo degli Elite senza contratto, dopo 7 giri del circuito dei Tre Monti. A giocarsi la corsa i reduci della fuga del mattino, con il gruppo, lontanissimo, fermato a due giri dalla fine.

.:nella foto Isolapress, la volata vincente di Pedrazzini

È la categoria con il nome più brutto, “Elite senza contratto”, un nome che sembra identificare una competizione tra gli scarti del professionismo, quando in realtà vi ha preso parte pochi anni fa un certo Alessandro Ballan, che nel settembre scorso ha passato di slancio la dozzina di corridori con i quali si trovava a comandare il Mondiale di Varese, per andare a prendersi la maglia iridata (non si potrebbe, ad esempio, chiamarla “Dilettanti over 23”, o qualcosa di simile?). Fortunatamente, a dispetto questa orrenda denominazione, la corsa degli Elite senza contratto è stata decisamente spettacolare, per quanto i quattro quinti dei centosei partecipanti, attardati a due giri dalla fine di circa 8’, siano stati fermati dalla giuria, in quanto ormai fuori dai giochi.
A giocarsi il terzultimo titolo messo in palio nella Settimana Tricolore 2009, su un tracciato di 176,8 km che prevedeva otto passaggi sul circuito dei Tre Monti, sono perciò stati i ventidue componenti della fuga del mattino, apparentemente destinata solamente a caratterizzare la corsa per qualche ora. Il gran caldo e la salita dei Tre Monti, con quella rampa iniziale da pendenze in doppia cifra, seguita da un altro chilometro a pendenze più accessibili, da un paio di chilometri di relativo respiro e quindi da un altro dente attorno al 10%, hanno falcidiato il drappello di attaccanti, dimezzandone i componenti in vista del penultimo passaggio sulla linea del traguardo.
All’ultimo giro, prima ancora che la strada si impennasse sotto le ruote dei corridori, è stato Luciano Barindelli ad accendere la miccia, ma il corridore della Mastromarco Chianti Sensi Mapooro è rimbalzato indietro sulle prime e più impegnative rampe dell’ascesa dei Tre Monti. È stato quindi Henry Frusto a partire, nel primo troncone di salita, con il solo Gian Mario Pedrazzini, professionista fino allo scorso mese di maggio, capace di tenere sin da subito la sua ruota. In un secondo tempo si sono accodati anche Luca Iattici e Damiano Margutti, che hanno completato un quartetto ben assortito, che ha dato sin da subito l’impressione di poter arrivare. Tanto più che dietro i quattro attaccanti è rimasto il solo Gianluca Randazzo, forse non meno brillante dei primi, ma meno pronto nell’accodarsi al tentativo di Frusto.
In cima alla salita dei Tre Monti, a 8 km dal traguardo, il ritardo del più immediato inseguitore era intorno ai 20’’: decisamente troppi, considerando che si trattava di un inseguimento in inferiorità numerica. I quattro hanno così potuto permettersi il lusso di non cercare neppure una vera collaborazione, procedendo a scatti e allunghi fino all’ultimo chilometro. Luca Iattici ha provato quindi ad anticipare la volata con un’accelerazione nel tratto di circuito modificato dopo i tragici incidenti del week-end del 1° maggio 1994, alla Rivazza, impostando la curva più in stile motoristico che motociclistico, uscendone addirittura con entrambe le ruote sul cordolo. Il rischio non è però servito a granché, dal momento che Pedrazzini si è incollato alla ruota di Iattici, che ha sostanzialmente detto addio alle speranze di tricolore, rinunciando in seguito allo sprint e tagliando il traguardo in quarta posizione.
Proprio Pedrazzini ha lanciato lo sprint, partendo lungo a 200 metri dalla linea bianca, resistendo bene al ritorno di Frusto e soprattutto di Margutti. O meglio, resistendo bene fino ai 10 metri finali, quando la fretta di alzare le braccia stava per giocare un bruttissimo tiro al corridore della Petroli Firenze – Gragnano SC, che ha rischiato di emulare il Franco Chioccioli della tappa di Sassari del Giro ’91 e l’Erik Zabel della Sanremo 1994. La rimonta di Margutti si è però fermata ad un pugno di centimetri dal rivale, che ha scongiurato la figuraccia e ha colto il successo forse più importante della sua giovane carriera. Terzo posto per Frusto, che viene giustamente premiato con il terzo gradino del podio per aver promesso l’azione decisiva della corsa.
Pur dovendoci ricordare dell’esclusione a due giri dalla fine di buona parte del gruppo, la naturalezza, per così dire, con cui si è sfaldato il drappello di testa lungo il circuito dei Tre Monti ci fa ben sperare per la corsa dei professionisti di domenica prossima, che, in considerazione degli undici passaggi sulla salita e del chilometraggio molto elevato (260,4 km), soprattutto qualora dovesse svolgersi in condizioni climatiche analoghe a quelle odierne, potrebbe diventare veramente selettiva, favorendo l’arrivo di un drappello non meno ristretto di quello arrivato a giocarsi il successo quest’oggi. Proprio per questo, pur tenendo conto delle enormi differenze che sussistono tra la gara dei pro e tutte le altre, ci sentiamo di annotare sul nostro personalissimo cartellino, per dirla alla Rino Tommasi, un rialzo delle quotazioni di corridori “alla Cunego” rispetto a quelli “alla Pozzato”, per fare due nomi esemplificativi. Se la corsa di domenica dovesse rivelarsi selettiva come quella odierna, inoltre, sarebbe bene riconsiderare la candidatura di quel Vincenzo Nibali che ha letteralmente dominato il Giro dell’Appennino, proponendosi peraltro come possibile protagonista anche in ottica Tour de France. Sempre che lo Squalo dello Stretto non abbia già la testa alla Grande Boucle.

Matteo Novarini

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