Scatta da Granada con una crono a squadre di 7km la 63° edizione della Vuelta a España che allinea in prima fila la Astana di Contador e la CSC di Sastre. Sempre più iberica la sfida per la classifica generale, occhio a non perdere i duelli incrociati in vista del Mondiale di Varese. Appuntamenti clou sui Pirenei nel fine settimana e nelle Asturie col terribile Angliru, giudice della corsa. La presentazione di Federico Petroni. di Federico PETRONI Giallo e azzurro. Colori primari, da cui s´ottengono tutti gli altri. Colori comuni, basta alzare il naso in una giornata limpida. Nella tavolozza del pittore del ciclismo, uno sfrenato impressionista quanto minuzioso pointilliste, occupano in questo settembre un ruolo primario. Sono infatti i colori dell´imminente Vuelta a España, pronta a scattare sabato prossimo all´ombra della misteriosa e maestosa Alhambra, la fortezza moresca di Granada, con una cronosquadre di 7km, neanche il tempo per tutti di dare il cambio in testa al convoglio. Ma tant´è.
Giallo e azzurro. Il sole kazako. La divisa dell´Astana. Alberto Contador vuole il "treble", la tripletta Tour-Giro-Vuelta nello spazio di 14 mesi. Nessuno vi riesce dai tempi eroici. Per vestirsi di amarillo, al madrileno basterebbe avere anche solo la gamba e gli avversari titubanti della corsa rosa; peccato si sia preparato a puntino, come dimostra un´Olimpiade corsa non a tutta, sapendo già dalla primavera dell´invito. In palla dovrebbero valicare i Pirenei anche i due picadores di Contador: Leipheimer e Kloden, quest´ultimo discretamente misterioso ma sempre un jolly pericoloso da calare nelle tappe movimentate. E magari, come al Giro, il classico specchietto delle allodole.
Giallo e azzurro. Il vessillo europeo. L´aspirazione di Carlos Sastre. Il vincitore del Tour ha capito che in questa stagione del pedale ha imbroccato, lui come tutta la Spagna sportiva, la giusta combinazione di astri. Sono dodici su campo azzurro: esatto, la bandiera europea. Cinque tra le maggiori competizioni continentali sono state vinte dagli iberici: Giro e Tour, Wimbledon e Roland Garros, l´Europeo del pallone. È la grande occasione per un gregario di professione di incidere il proprio nome nel marmo della storia, con la doppietta Tour-Vuelta, riuscita soltanto a Jacques Anquetil nel 1963. Le salite di casa - lunghe, regolari, da rapporto - sembrano porlo in seconda piazza tra i favoriti della vigilia, forte d´una squadra rodata, affiatata, agguerrita, con Cuesta principale luogotenente.
Giallo e azzurro. La bandiera delle Asturie. La bilancia delle velleità. Dalla loro bandiera svetta una croce dorata le cui braccia bilanciano l´alfa e l´omega, la vita e la morte, la vittoria e la sconfitta. In quel rettangolo atlantico, incastonato tra mare e monti, tra nubi e suolo si decideranno le sorti della Vuelta di Spagna. Là c´è l´Angliru, il sentiero delle capre, perfido ascensore verso il patibolo o verso l´alloro. Là Alejandro Valverde dovrà gettare la maschera, come Cunego al Tour de France: è in grado di vincere una corsa di tre settimane? Il percorso lo favorisce ai massimi livelli, con l´eresia di soli 66km contro il tempo (gli 17 in cronoscalata) sperequata da un nugolo di salite pedalabili e strappi per scattisti del suo calibro. Avrà dalla sua una nutrita ciurma di corsari, votata all´attacco. Così i folletti David Arroyo e Joaquin Rodriguez potranno ritagliarsi più d´una speranze in seno alla Caisse d´Epargne.
Giallo e azzurro. Sempre il principato delle Asturie, titolo che corrisponde più o meno al collega del Galles: edere al trono. Nella piccola regione atlantica, più piovosa e verde dell´Irlanda, chi ambisce allo status di sorpresa della corsa sarà chiamato allo showdown. Due giovani speranze hanno messo il loro talento in banca (Rabobank e Credit Agricole): Robert Gesink e Pierre Rolland. Che sia già arrivato il momento di riscuotere gli interessi? Plausibile, per il primo; difficile, per il secondo. Proverà a ripetersi Lupo Ezechiele Mosquera della Galicia, imitato dagli arancioni dell´Euskadi Astarloza e, con più prepotenza, il piccolo Igor Anton, per cui i tempi della vendemmia sembrano venuti. Mentre Popovich cercherà riscatto dopo un Tour floscio, Di Gregorio (FdJ) e De Bonis (Gerolsteiner) proveranno a scoprire altri lati del loro talento.
Giallo e azzurro. Scontro nazionale. Spagna contro Italia, con vista su Varese. Alla Vuelta sfileranno e affileranno le lame dei principali aspiranti alla maglia iridata. Freire prenderà le misure di Bettini: gli arrivi in cima a strappi non mancano (Jaen, Toledo, Suances); Bennati, tornato al successo all´Eneco Tour, cercherà di convincere Ballerini di quanto una ruota veloce sia irrinunciabile, anche per la presenza di un osso duro come Boonen, annunciato smagliante; Rebellin e Visconti s´affanneranno nella sfida ai finisseur Valverde e Sanchez; Cunego, un occhio a quel che viene nella generale, penserà a trovare il ritmo giusto; Tosatto, Ballan e Bruseghin, ligi stacanovisti, aggiungeranno quei tremila chilometri al loro tachimetro per farsi trovare pronti a spaccare pietre e gruppo in quel di Varese.
Giallo e azzurro. Il valore aggiunto di una Vuelta altrimenti grigia, cui solo la preparazione al Mondiale varesino inietta adrenalina al di fuori delle giornate di alta montagna. Il forfait della vigilia di protagonisti annunciati come Menchov (due volte amarillo a Madrid) ed Evans (peccato per i problemi al ginocchio, ci sarebbe stato di sicuro) toglie quel minimo di internazionalità alla classifica costruito in questi anni. Una Vuelta sempre più iberica nei pretendenti ma sempre meno interessante nella terza settimana (zero tappe di montagna, questa edizione: preparate il caffè) rischia di scivolare lentamente nel dimenticatoio del grande ciclismo. Urge un rinnovamento, per non venire schiacciati da un calendario sempre più composito e centrifugo. Federico Petroni
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